ItaliaOggi, 1 marzo 2022
Periscopio
A sanzioni di carattere economico risponderemo con la nostra disciplina, la nostra sobrietà, il nostro spirito di sacrificio. A misure di ordine militare risponderemo con misure di ordine militare. Ad atti di guerra risponderemo con atti di guerra. Mussolini, 3 ottobre 1935, dichiarazione di guerra all’Etiopia, testo orale.
Vladimir Putin disse nel 2000, l’anno in cui fu eletto presidente della Russia, che «al momento opportuno funziona una cosa sola: devi colpire per primo e colpire così duro che il tuo avversario non dev’essere più in grado di reggersi in piedi». NYT.
La notte in cui cadde il Muro di Berlino, il 9 novembre 1989, il tenente colonnello Vladimir Putin, capo della stazione del Kgb a Dresda, nella Germania comunista chiamò la guarnigione sovietica di stanza a Potsdam chiedendo aiuto e sollecitando un intervento armato. Una folla inferocita aveva circondato il consolato dell’Urss e minacciava di assaltarlo. La risposta fu negativa: «Non abbiamo l’autorizzazione da Mosca: il centro tace». Da quella sconfitta Putin non si riprese più. People.
In 30 anni d’indipendenza da Mosca, l’Ucraina ha avuto cinque presidenti, tre rivoluzioni, un’invasione, una secessione, una guerra a bassa tensione da 14 mila morti e ora quest’inferno in terra, con il presidente Zelensky costretto a parlare da un bunker. The Economist.
Putin è un vincente. Ma a un certo punto della propria vita i dittatori arrivano a credersi infallibili e invincibili, non ascoltano più nessuno e sbagliano la mossa decisiva. Il dissenso verso Putin sta crescendo, anche in Russia: il popolo in questi giorni ha ritirato 111 miliardi di rubli dai bancomat perché non si fida del suo zar. Non sappiamo se questo dissenso interno basterà a far cadere Putin in tempi rapidi. Ma sappiamo che «i tiranni han più paura del proprio popolo che dei popoli stranieri»: lo scriveva, nel 1943, Curzio Malaparte. Un genio. Michele Brambilla. Qn.
A proposito delle sanzioni da applicare a Putin, la von der Leyen aveva suggerito di diversificare rispetto ai gasdotti russi, passando al gas naturale liquefatto da importare via nave. Un cambiamento di strategia che però era già stato escluso in quanto impossibile da realizzare in breve tempo, visto che l’Italia dipende dal gas russo per circa il 40%. Inoltre, un blocco totale degli scambi commerciali danneggerebbe più l’economia italiana di quella russa, essendo l’Italia il settimo fornitore commerciale della Russia, con un flusso di oltre 20 miliardi di euro l’anno. Tino Oldani (ItaliaOggi).
L’Unione europea si era impegnata a ridurre la propria dipendenza dalla Russia già nel 2014, dopo l’invasione della Crimea, ma questo non è mai avvenuto, anzi la dipendenza è aumentata costantemente. A differenza dell’Italia, però, la Germania ha anche fonti proprie, ha tanto carbone, ha ancora delle centrali nucleari e un parco eolico rispettabile. Chicco Testa (Alessandra Ricciardi). ItaliaOggi.
Vladimir Putin ha messo sul tappeto un azzardo che potrebbe vederlo in difficoltà e perdente, giacché come tutti i satrapi in fin dei conti si è circondato da «yes men», collaboratori obbedienti e adulanti. Il che, in genere, ottunde ogni spirito critico. Hitler perse il contatto con la realtà per personali follie e per gli eccessi di obbedienza e di adulazione che lui stesso pretendeva. Domenico Cacopardo. (ItaliaOggi).
La Germania ha evitato di farsi coinvolgere nei conflitti degli ultimi trent’anni, dopo la caduta del Muro e la riunificazione. Il cristianodemocratico Helmut Kohl si limitò a mandare un assegno a Bush padre durante la prima guerra contro Saddam, in Iraq. Schröder, insieme con il presidente francese Chirac, rispose con un secco “nein” alla seconda guerra di Bush figlio. Ma poi partecipò alll’attacco contro la Serbia di Milosevic. Frau Merkel è rimasta fuori dalla guerra in Libia e in Siria. Olaf Scholz ha cercato fino all’ultimo di mediare con Putin, tanto che la Germania è stata dichiarata a Washington “paese poco affidabile”. Roberto Giardina. (ItaliaOggi).
Le sanzioni ammansiranno la reincarnazione di Pietro il Grande? Ovviamente no. Mai nella storia hanno riportato alla ragione il cattivo di turno. Colpiranno banche, finanza, energia, tecnologia. Anche se arrivassero avranno impatto trascurabile. Vladimir Putin ha raggiunto quasi l’autarchia. Qualche dato. Indebitamento estero dimezzato. Rapporto debito/pil al 18 per cento (in Italia 7 volte superiore). Riserve valutarie e in oro raddoppiate. Interscambio con la Cina triplicato in cinque anni. Cesare De Carlo. QN.
Vladimir Putin è imputato d’imperialismo sorto dal nazionalismo. Gli si addebita la volontà di ricostruire l’Urss, almeno in una versione comprendente i tre Stati che sotto Stalin ottennero la partecipazione all’Onu. E cioè l’Unione Sovietica, diventata adesso Russia, la Bielorussia e l’Ucraina. Diventa spontaneo affibbiargli volontà zariste, legate a un’indiscutibile espressione di forza che fa tornare in auge la superpotenza, finora ricondotta a un rango definito sbrigativamente regionale. Marco Bertoncini (ItaliaOggi).
La Germania, «non è entusiasta per eventuali restrizioni sui flussi di gas dalla Russia, in primis la cancellazione del Nord Stream 2». La Confindustria tedesca (Bdi), ha avvertito il governo di Berlino e Bruxelles che l’aumento dei prezzi dell’energia e del gas «minaccia di schiacciare l’economia», inoltre «la situazione è così grave che anche le medie imprese tedesche stanno prendendo in considerazione la possibilità di trasferirsi all’estero». E il capo del gruppo parlamentare della Spd, Rolf Mutzenich, ha invocato una maggiore attenzione sugli effetti a catena delle sanzioni: colpendo l’energia, si rischia di svuotare del tutto le riserve nazionali di gas nazionali. Tino Oldani (ItaliaOggi).
Il Report dell’Ocse Italy 2021 (in assoluto il documento più obiettivo e completo sull’economia del Paese) individua nella complessità normativa uno dei principali ostacoli allo sviluppo dell’economia. Su questo specifico punto l’Italia è penultima tra i paesi Ocse, peggio di noi solo il Sud Africa. Sembra quasi incredibile che nonostante questi sconfortanti risultati, così oggettivi e così convergenti, l’Italia sia ancora la settima/ottava economia del mondo. Se qualcuno dei decisori politici avesse letto questi studi, avrebbe ben chiaro che alle imprese non servono sussidi, ma semplificazioni legislative e garanzie di parità di trattamento. Marcello Gualtieri, economista dell’Università Cattolica. (ItaliaOggi).
Vittoria mi ama nonostante le mie virtù. Roberto Gervaso.