la Repubblica, 1 marzo 2022
Intervista a Valentino Rossi
TAVULLIA (PU) – A 43 anni appena compiuti, con una figlia in arrivo, Valentino Rossi gioca ancora alla PlayStation. «La mia fidanzata mi riprende spesso – racconta – ma io ho la scusa: mi sto allenando, perché poi correrò in macchina». Sorride sornione, il Dottore, che dopo una vita in MotoGp e il ritiro annunciato solo pochi mesi fa si prepara a stringere un volante: il prossimo 2 aprile, a Imola, debutterà nel campionato GT World Challenge Europe alla guida di un’Audi R8 LMS.
Incontriamo Rossi a Tavullia, nel suo ranch. Sulla tv sfrecciano le auto di Gran Turismo 7, nuovo capitolo del popolare simulatore di guida. Valentino lo sta usando per studiare i tracciati su cui correrà, sul serio, quest’anno. «Ormai sembra di guidare una vera macchina da corsa – dice —. È molto importante per capire la frenata, le traiettorie, le marce da usare. Però alla fine più che altro è per divertimento, è quello che dà gusto».
Qual è il suo primo ricordo legato alla serie Gran Turismo?
«Mi rivedo sul motorino, uno Zip, mentre vado a casa di Albi (Tebaldi, suo amico fraterno, ndr ), che abita a dieci chilometri da casa mia, per giocare con lui.
Non avevo diciotto anni».
Qual è la sua auto ideale quando gioca?
«Di solito uso le GT3, perché saranno le macchine che guiderò davvero in pista. Uso la Ferrari, la Porsche e l’Audi per esempio».
I videogiochi fanno grande uso, ormai, di intelligenza artificiale. C’è stato un momento della sua carriera, un sorpasso magari, in cui se ci ripensa avrebbe voluto una moto smart? Ne può scegliere soltanto uno.
«Forse il sorpasso a Stoner a Laguna Seca nel 2008.
L’intelligenza artificiale in quel caso mi avrebbe potuto aiutare soprattutto facendo in modo che non fossi io sopra la moto, che fossi a casa sul divano, con un joystick...».
Sappiamo che c’è un’enorme differenza, in gara, tra un sorpasso fatto con una moto e uno in auto. Ma mentalmente, per lei, cosa cambia?
«Sulla macchina è un po’ più difficile perché c’è meno spazio.
Per la moto, essendo più stretta, è diverso. Però in moto devi stare molto attento a non toccare l’altro, perché sei fuori. Invece con la macchina puoi essere un pochino più ottimista perché se ti tocchi sportello a sportello lo accetta, diciamo, ecco. Ci sono tante differenze ma alla fine il sorpasso è molto simile: se sei bravo con la moto te la cavi anche con le macchine».
Una gara nel metaverso lei la farebbe?
«Il bello di fare le gare con i videogame è che dà gusto come una gara vera. Però allo stesso tempo è molto meno rischiosa, ecco, perché solitamente sei sul tuo divano. Quindi se faranno una gara nel metaverso vorrei partecipare».
E chi le piacerebbe sfidare?
«Nel metaverso penso che sfiderei Lewis Hamilton. Ci conosciamo bene».
I mondi digitali sono sempre più realistici. C’è un tracciato che la ispira in particolare fra quelli che ha studiato?
«Mi piacerebbe molto fare la 24 Ore di Le Mans. Non quest’anno, però probabilmente l’anno prossimo la farò. Intanto mi alleno col videogioco ( ride )»..
Rossifumi, The Doctor, sono tutti soprannomi coltivati sulle due ruote. Ora che correrà con le auto ne servirà uno nuovo?
«Continuerei con The Doctor perché sono tanti anni che lo uso, e mi piace. Il mio account quando gioco online con Gran Turismo, invece, è Fattoria46, perché quando l’ho fatto abitavo in una casa in campagna che chiamavamo fattoria. Se mi volete sfidare, potete trovarmi così».
La sua immagine di pilota è sempre stata molto curata. Nei videogiochi c’è un’attenzione maniacale per l’estetica e i colori.
«È vero, mi ritrovo molto in questo. Mi hanno sempre appassionato i colori, i caschi, le tute e i numeri. Penso di essere diventato molto famoso perché ho sempre puntato a un design preciso: il colore giallo, il numero 46 per essere molto riconoscibile tra tutti. Ho visto che questo, negli anni, ha aiutato tanto: dai bambini che quando vedono la moto gialla pensando a Valentino, fino agli adulti».
Anche le sue celebri esultanze sembravano prese da un videogame. Quale le piacerebbe rifare?
«Quella in cui suonavo il violino a Donington non era male, no?».
Il creatore di Gran Turismo, Kazunori Yamauchi, ha ricevuto una laurea honoris causa.
Proprio come lei.
«Anche lui? Non lo sapevo. Per me è stato bello perché io facevo il liceo linguistico ma poi ho iniziato con le gare del Mondiale e quindi purtroppo non l’ho finito. E per mia madre è stata una grande sconfitta perché lei sognava un figlio bravo a scuola.
Dopo un po’ di anni, nel 2005 l’università di Urbino, dove sono nato, mi ha contattato e mi ha detto che c’era la possibilità di avere questa laurea. Io ho pensato ‘evvai’, è come se fossi andato all’università. È stata una bella soddisfazione, ce l’ho a casa in un quadro, nella mia cucina».