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 2022  marzo 01 Martedì calendario

Un golpe per rovesciare Putin?

«Le sanzioni occidentali mirano a far cadere Putin»: attribuita ieri da un portavoce a Boris Johnson, la dichiarazione è stata poi smentita, sostenendo che l’obiettivo è semplicemente «fermare la guerra». Ma la caduta di Putin viene discussa sempre più apertamente anche a Londra e in Europa come l’unica soluzione per riportare la pace in Ucraina e la stabilità in Russia. Lo dice poco diplomaticamente il sottosegretario agli Esteri britannico James Cleverly, lanciando di fatto un appello al putsch: «I suoi leader militari sanno che Putin è sempre più isolato e illogico, i generali russi hanno i mezzi per farlo cadere e noi gli chiediamo di agire». Ne scrive Gideon Rachman, commentatore del Financial Times : «È verosimile che l’unica strada per la pace sia un intervento dell’élite russa per costringere Putin a cedere il potere». Ne parla Kadri Liik, analista dello European Center for Foreign Relations: «La società russa è esausta e vuole un cambiamento al vertice. Potrebbe passare del tempo prima che le conseguenze della guerra in Ucraina lo producano, ma con l’invasione Putin ha messo una bomba sotto il proprio personale sistema di potere».
Tre elementi spingono in questa direzione, secondo gli osservatori: la guerra non va come Putin sperava, la reazione internazionale è più dura e unita di quanto si aspettasse e la reazione interna è catastrofica, crollo del rublo e della borsa, celebrità, oligarchi e perfino figli della nomenklatura putiniana che condannano la guerra. E a questo si aggiungono anche 12 diplomatici russi espulsi dall’Onu. Un sondaggio del Centro Levada, istituto indipendente moscovita, indica che solo il 45% della popolazione appoggia l’avventura militare in Ucraina. Probabile che il dissenso sia esteso alla cerchia dei ministri, consiglieri e businessmen legati al Cremlino: «La visione dei membri del Consiglio di Sicurezza russo, interrogati da Putin in diretta tv, che cercano di trovare le parole per compiacerlo, rivela il disagio dei suoi più stretti collaboratori», nota Liik dello European Center for Foreign Relations. C’è un precedente di un leader del Cremlino costretto a dimettersi: Krusciov, deposto da Breznev e altri membri del Politbjuro nel 1964 con l’accusa di gravi errori politici. Il sistema russo odierno è «ancora meno collettivo che ai tempi di Stalin e Krusciov», conclude Rachman sul F T : «Putin governa come uno zar presovietico». Ma prima o poi la solitudine potrebbe ritorcersi contro di lui lasciandolo senza alleati o complici. Un’autorevole fonte russa commenta così l’ordine sull’arsenale nucleare: «Non dobbiamo farci prendere dal panico, perché è quello che vuole, ma la minaccia va presa sul serio. La sua mente è in stato così crepuscolare negli ultimi anni, e la misantropia è diventata così intensa, che nulla si può escludere. È difficile per le persone razionali credere a una tale follia». Negli Usa l’ex direttore dell’intelligence Clapper e l’ex ambasciatore a Mosca McFaul dicono che sembra «unhinged», mentalmente instabile. Difficile continuare a lavorarci, anche se la crisi si risolvesse. Magari lo fa apposta, adottando la “strategia del matto”, ma è possibile che non finga. Tra età e isolamento del Covid, qualcosa l’ha cambiato: «Ormai – spiega l’ex consigliera della Casa Bianca Fiona Hill – è isolato, vive nella sua dacia, ha pochissimi contatti. La cerchia che lo vede è ristretta a Naryshkin, Bortnikov, Bastrykin, Patrushev, Shoigu. Ha l’intelligence, ma quale? Conosce davvero le nostre capacità, e cosa accade nelle strade ucraine e russe?». Non si fida neppure degli amici, come ha dimostrato l’umiliazione in tv di Naryshkin. Così aliena i siloviki con le scelte strategiche, e gli oligarchi con gli effetti delle sanzioni, per non parlare dei cittadini in fila agli sportelli delle banche. «Davanti all’incubo della sconfitta – avverte l’analista Joseph Cirincione – potrebbe pensare che l’atomica è l’unica via d’uscita». A meno che qualcuno non lo fermi prima dall’interno del regime.