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 2022  marzo 01 Martedì calendario

Intervista a Boateng





Una serie tv con Sylvester Stallone, uno show del sabato sera… Tanti progetti lo chiamano, ma lo chiama ancora anche il calcio. Il 6 marzo, Kevin-Prince Boateng compie 35 anni, l’età in cui molti giocatori lasciano il campo. Dopo Milan, Fiorentina, Barcellona, Las Palmas… Ora, è all’Herta Berlino, dov’è nato e dove è tornato nel giugno scorso. Col nome della nuova fidanzata (Vale) tatuato sulle dita, dice: «Forse dopo quest’anno smetto. Non ho paura, ho tanti progetti. Lo dico, ma poi entro nello spogliatoio e penso che voglio ancora giocare».
Che progetti ha?
«Sicuramente con la tv. Ho commentato gli Europei per la tedesca Ard. Il primo giorno ero emozionato come quando ho parlato all’Onu contro il razzismo, ma credo che lo rifarò per il Mondiale. In più, dovrei avere un programma mio».
Ha inciso rap e ballò Moonwalker allo scudetto 2011 del Milan. Farà lo showman?
«L’idea è uno show del sabato sera».
Anni fa, disse che Hollywood l’aveva cercata per un film con Sylvester Stallone.
«Con lui è nata un’amicizia e sto costruendo una serie tv ispirata alla mia vita, ma non sul calcio. Sono cresciuto senza padre, eravamo tanti fratelli, sono uscito di casa a 15 anni, non avevo nulla. Pensiamo alla voce narrante di Stallone, a me e lui in una particina. Vogliamo far vedere dolore e ferite che servono per farcela».
Lei ha vissuto la povertà e anche il razzismo.
«Ancora oggi, a Berlino, cammino per strada e c’è chi cambia marciapiede».
Come va la task force per fare eventi contro il razzismo, annunciata nel 2019?
«Pensavo fosse più facile trovare calciatori, cantanti, attori che avessero voglia di metterci la faccia e lottare. Invece, è difficile trovare uno che c’è al cento per cento. Hanno contratti, sponsor, paura di perdere qualcosa. Non te lo dicono, ma lo capisci».
Il punto è esporsi per cambiare le regole del calcio?
«Abbiamo telecamere per vedere se la palla va in porta, se sputo a terra o sull’arbitro, ma non possiamo controllare che urlano i tifosi. Perché è strano solo per me?».
Nove anni fa, fece scalpore abbandonando un’amichevole del Milan, per protesta contro i cori razzisti. Che va fatto in un caso simile?
«Fermare la partita. Per tre idioti? Sì. Così educhiamo le persone».
Un report dell’Associazione Calciatori dice che negli ultimi campionati sono peggiorati gli insulti via social.«È vero. Perché lì puoi nascondere la faccia. Se perdo, ricevo messaggi, tipo: scimmia di m… Io rispondo sempre, perché le ingiustizie non vanno sopportate. Per lo stesso motivo, mi preme dire che non ho lasciato mia moglie Melissa Satta per un’altra. Non ho mai parlato del nostro divorzio, ma ora voglio che la gente smetta di pensare che l’ho tradita con Valentina».
Valentina Fradegrada, l’influencer comparsa sul suo Instagram a novembre. Un mese dopo, Melissa dice in tv che la separazione non è stata una scelta sua.
«L’intervista con titoli acchiappaclick, tipo “mi ha lasciata per un’influencer, ho sofferto”. Sono arrivati insulti e io non accetto la cattiveria».
Perché le fa così male che si pensi a un’infedeltà?
«Non sono uno che lascia una donna per un’altra. Ho deciso io di separarmi, era un periodo difficile, giocavo nel Monza, non stavo bene mentalmente, volevo ritrovare me stesso. In dieci anni, con un matrimonio, un figlio, succedono tante cose ed eravamo a un punto d’infelicità da non poter andare avanti».
Come si ricomincia dopo?
«Io e Valentina ci siamo visti e ci siamo capiti: siamo uguali. Le cose importanti per me, oggi, non sono riflettori, sfilate... Con lei, stiamo in casa per giorni e stiamo bene. Ridiamo, scherziamo. Ama come amo io. Costruiamo per stare insieme per sempre. Io ho sempre voluto cinque o sei figli, lei ne vuole. Stiamo capendo dove vivere dopo. Credo fra Milano e Bergamo. In Italia, stiamo anche per produrre un vino: Fradegrada da Prince e Vale. Oggi mi sveglio ogni giorno col sorriso».
Ha solo i tatuaggi da duro?
«Ho smesso da tempo di fingermi duro. Piango tanto, ho pianto sentendo Brividi di Mahmood e Blanco».
Ora, in campo come va?
«Male».
Lo dice col sorriso.
«Non ho più 23 anni. Poi, se la squadra non va, si parla di me che sono il più noto, ma anche perciò mi hanno preso: così vengo criticato io e si preservano i giovani. Ci sta».
Da cittadino tedesco e ghanese quanto si sente italiano?«Al 50 per cento italiano, 25 tedesco e 25 ghanese. Vedo, sento e penso in italiano».