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 2022  marzo 01 Martedì calendario

A un passo dall’atomica

Quando nel 2017 il dittatore nord-coreano Kim Jong-un condusse una serie di test missilistici, ricordando che «il bottone nucleare è sempre sulla mia scrivania», Donald Trump replicò subito su Twitter: «Qualcuno in quel Paese povero e affamato dovrebbe per favore informarlo che anch’io ho un Bottone Nucleare, ma che il mio è molto più grande e potente del suo e funziona!».
Fa pensare a quello sfogo ormonale di celodurismo l’annuncio di Vladimir Putin (non a caso definito «un genio» dall’ex presidente americano) di aver messo in stato di allerta le forze di dissuasione nucleare della Russia. Una mossa tanto più clamorosa se si considera che meno di un anno fa, al vertice di Ginevra, lo stesso presidente russo aveva firmato insieme con Joseph Biden una dichiarazione che sembrava relegare il conflitto atomico nella soffitta della Guerra Fredda: «Una guerra nucleare non può essere vinta e non dovrà mai essere combattuta».
Niente scherzi
Sin dall’inizio dell’azione militare in Ucraina, Putin ha evocato l’eventuale uso di armi nucleari contro chiunque interferisca. Ora, mettendo in allerta l’arsenale atomico, il capo del Cremlino cerca di aumentare la pressione su Kiev e soprattutto sulla comunità internazionale che la sostiene, in primo luogo gli Usa. È un momento drammatico, ma non senza precedenti. L’approccio di Putin è ben conosciuto: agitare lo spettro dell’Apocalisse per dissuadere ogni intervento convenzionale esterno o prevenire una sconfitta sul terreno. Il presidente russo annuncia al mondo che con lui non si scherza. Il problema di questa «brinkmanship», manovra al limite dell’abisso, è che aumenta vertiginosamente il rischio di una conflagrazione nucleare, inavvertita o deliberata. E la storia della Guerra Fredda è costellata di momenti fatali, nel quali per sbaglio o per scelta, il mondo si è trovato ad un passo dall’Armageddon.
Forse mai come nei 13 giorni che vanno dal 15 al 28 ottobre 1962, il mondo si è trovato così vicino alla guerra termonucleare. La crisi venne innescata dalla scoperta degli americani, grazie a un aereo spia U-2, che l’Urss stava installando missili balistici a medio raggio sull’isola caraibica, in grado di colpire in pochi minuti il territorio degli Stati Uniti. Il presidente John Kennedy rispose con un blocco navale intorno a Cuba, chiedendo la rimozione dei missili e la distruzione dei siti. Sia Mosca che Washington misero i rispettivi arsenali strategici in stato di massima allerta, DEFCON 3 nel codice americano. Alla fine, Krusciov cedette accettando lo smantellamento degli ordigni, in cambio dell’impegno di Kennedy a non invadere l’isola castrista. In realtà, in una clausola rimasta segreta per 25 anni, il capo della Casa Bianca offrì in cambio anche il ritiro dei suoi missili nucleari dalla Turchia.
L’orso «nemico»
Quello che pochi sanno è che in quelle due settimane, ben quattro incidenti rischiarono di innescare uno scontro nucleare. Uno di questi avvenne il 25 ottobre, quando qualcuno cercò di saltare la rete di recinzione della base di Duluth, nel Minnesota. Credendo si trattasse di un sabotatore sovietico, le guardie lanciarono un allarme che presto divenne nucleare. Ma quando gli F-106 con le bombe atomiche erano già pronti al decollo, si scoprì che l’intruso era un povero orso, nomen omen nel caso dei russi.
Il sommergibile
Altri due episodi si verificarono il 27, forse il giorno più pericoloso della storia umana: nel primo il capitano di un sommergibile sovietico B-59 che voleva forzare il blocco navale intorno a Cuba, scambiò le bombe di avviso di un incrociatore americano per un attacco e armò i siluri nucleari per affondarlo. Ma il parere contrario degli altri due ufficiali di bordo, obbligatorio per regolamento, lo fecero desistere. Poche ore dopo, un U-2 americano sconfinò nello spazio aereo sovietico sopra il Mar di Bering e i comandi sovietici fecero decollare i Mig per intercettarlo. Gli Usa risposero mandando in aria una squadriglia di F-102 armati di missili atomici Falcon. Fortunatamente questi non incontrarono mai i Mig e scortarono l’U-2 verso l’Alaska. «C’è sempre un figlio puttana che non è avvertito», fu il commento di Kennedy. Nell’estate 1974, le ultime settimane in carica prima di dimettersi, il presidente americano Richard Nixon entrò in un’acuta crisi depressiva, mostrando forti segni di instabilità emotiva. Beveva molti Martini, aveva attacchi di rabbia, si comportava in modo strano, un agente del servizio segreto raccontò che mangiava i biscotti del cane. Il segretario alla Difesa, James Schlesinger, si allarmò così tanto da chiedere al capo dello staff di girargli immediatamente ogni «ordine di emergenza che viene dal presidente, come un lancio di missili nucleari».
Difesa aerea
Nel settembre 1983, la difesa aerea sovietica distrusse il Korean Air Lines 007, entrato per sbaglio nello spazio aereo dell’Urss, con 269 persone a bordo. La tensione fra le due Superpotenze era allo zenit, il presidente Ronald Reagan ordinò il DEFCON 3. Il 26, intorno alla mezzanotte, i satelliti sovietici segnalarono alla base di Serpukhov-15 un missile intercontinentale americano Minuteman in arrivo. Poco dopo ne vennero segnalati altri 4. Ma Stanislav Petrov, l’ufficiale in comando, invece di avvisare subito i superiori come voleva la procedura, attese. L’avesse rispettata, avrebbe sicuramente scatenato la rappresaglia nucleare sovietica. Passarono 23 interminabili minuti. Petrov pensò che se gli Usa avessero voluto attaccare l’Urss, non avrebbero usato solo 5 ma centinaia di missili atomici. Aveva ragione, era un falso allarme causato da un riflesso del sole. Probabilmente quell’uomo salvò il mondo dalla catastrofe. Il 25 agosto 1995, il presidente russo Boris Eltsin diventò il primo leader della storia mondiale ad aver attivato la valigetta con i codici di lancio nucleari. Successe dopo che i radar russi avevano intercettato un missile partito dalle coste della Norvegia. Mentre Eltsin si consultava con Pavel Graciov, il suo ministro della Difesa, chiedendosi se lanciare un contrattacco, si scoprì che il missile puntava verso il mare: era un esperimento scientifico norvegese, per studiare la luce del Nord, il cui lancio era stato annunciato più di un mese prima.