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 2022  febbraio 28 Lunedì calendario

Il ruolo della mafia nella guerra

Quando nel marzo 2016 chiesi a Garry Kasparov, uno dei più grandi scacchisti della storia, il ruolo della mafia russa, lui rispose: «Tanto, sulle questioni fondamentali agiscono sempre su ordine del vertice». E chi è il vertice? «Ovviamente, Vladimir Putin», mi rispose KasparovMi chiedo come sia possibile che nel dibattito internazionale sia del tutto assente la domanda fondamentale: qual è il ruolo delle organizzazioni mafiose in questa guerra? Ciò che per decenni ha tenuto unite Ucraina e Russia è la mafia. E questa guerra è una guerra che ha la sua vocazione mafiosa dietro il mascheramento geopolitico del conflitto con la Nato e l’Europa. Guardare come si stanno comportando i clan mafiosi significa capire la guerra.
La criminalità organizzata russa e ucraina da sempre sono state gemelle. La più importante organizzazione mafiosa russa, la Solncevskaja bratva, è governata da una diarchia: il russo Sergej Michajlov, detto «Michas», e l’ucraino Semyon Mogilevich, detto «The Brain». Per comprendere la loro potenza economica riporto alcuni dati da studi condotti fra il 1996 e il 2011 dall’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine: 1 miliardo di dollari è il guadagno annuale dall’esportazione di eroina in Cina, 8 miliardi i proventi della mediazione della vendita dell’eroina afghana, 620 milioni di dollari il profitto ricavato dal legname russo tagliato illegalmente per il mercato cinese delle costruzioni.
Il gasCos’è che ha permesso nei decenni passati che si creasse la grande alleanza politica russo-ucraina delegandola alle mafie? La risposta unica è: il gas. La società di intermediazione di gas, RosUkrEnergo (che ha sede in Svizzera e il cui 50% delle azioni è del colosso russo Gazprom), fu creata nel 2004 dall’ex presidente ucraino Leonid Kuchma e da Vladimir Putin: trasportava il gas dal Turkmenistan alla Naftogaz, la società nazionale ucraina di petrolio e gas; Naftogaz doveva comprare da questa società di intermediazione russa e doveva vendere solo in Ucraina il gas. La RosUkrEnergo che vendeva gas agli ucraini lo vendeva a un prezzo più alto rispetto a quello di mercato, e obbligando tra l’altro a darlo gratuitamente alle zone filorusse di Crimea e Donbass.
I tre pilastriL’alleanza si basava sui tre pilastri: Mogilevich, il boss ucraino ai vertici della mafia russa, l’appoggio di Vladimir Putin e quello di Dmytro Firtash. Quest’ultimo era l’intermediario tra Gazprom e il primo ministro ucraino (dal 2002 al 2007 e poi dal 2010 al 2014) Viktor Janukovyc. L’alleanza mafiosa sotto il potere della Solncevskaja bratva non garantiva solo la distribuzione dei dividendi della RosUkrEnergo (dal 2005 al 2007, 1.753 miliardi di dollari) ma rubando il gas in transito attraverso l’Ucraina verso altri Paesi permetteva alle varie bratva mafiose di venderlo di contrabbando alle società di importazione gas di mezzo mondo. Guadagnavano dal gas legale e dal gas rubato (a carico dei contribuenti ucraini che dovevano pagarlo). L’Ucraina era trattata come una colonia da cui estrarre grandi rendite senza pagare le tasse; i fondi venivano depositati in paradisi fiscali offshore. Firtash è fuggito dall’Ucraina, rifugiandosi in Austria per evitare l’estradizione, ed è accusato negli Stati Uniti di corruzione per 500 milioni di dollari. Era legato al presidente della campagna di Trump, Paul Manafort. È Firtash stesso ad aver svelato che l’alleanza russo-ucraina si basava su un accordo mafioso, lo sappiamo grazie ai preziosi documenti pubblicati da Wikileaks: in un incontro riservato con l’ambasciatore Usa William Taylor, nel 2008, ammise che era Mogilevich il vero potere della società di intermediazione.
L’«imprevisto» MaidanCosa ha interrotto questo schema del gas mafioso che ingabbiava l’Ucraina? L’imprevisto che persino Solncevskaja bratva non poteva prevedere è stata la rivoluzione di piazza Maidan del 2014. L’inaspettata insurrezione del popolo ucraino legato al desiderio europeista fece saltare il banco dell’accordo mafioso. L’Europa, sotto il ricatto del gas russo, lasciò sola l’Ucraina in questa nuova stagione di indipendenza ma soprattutto di liberazione dal potere mafioso. I vory (padrini) stanno approfittando della tensione al confine tra Ucraina e Russia per aumentare il proprio potere. La Crimea è il centro del contrabbando tra Europa e Russia. Il Mar Nero e Odessa sono i grandi spazi in cui circolano la benzina venduta di contrabbando, tonnellate di carbone venduto illegalmente caricato su navi pronte a dirigersi in mezzo mondo, eroina, oro. Tutto ciò che può evadere il peso del fisco in cambio di una tassa ai vory mafiosi passa per qui.
La giornalista russa Yuliya Polukhina fa una sintesi chiara: «I beneficiari di questa guerra sono i politici, gli oligarchi e i gangster. Carbone, oro, benzina e tabacco. Questo è ciò per cui si battono nell’Ucraina orientale». La conquista del Donbass e della Crimea è servita soprattutto a proteggere gli affari mafiosi. Gli affiliati hanno innescato un’insurrezione per poter creare repubbliche autonome a Donetsk e Lugansk, ma non sono altro che repubbliche di mafiosi, governate per procura da Mosca.
L’ombra della scissionePutin nell’accusa alle autorità ucraine le definisce «banda di drogati e neonazisti». Quel passaggio sui «drogati» è chiaramente riferito al ruolo che l’Ucraina svolge nell’economia del narcotraffico ma finge di ignorare che è la mafia russa ad organizzarlo. Ma potrebbe esserci di più, forse i cartelli ucraini si stanno sfilando dalla storica alleanza con le bratva di Mosca? La mafia ucraina è in scissione come il Paese? Ha deciso di non sottostare ai gruppi crimeani? Di sottrarsi al dominio delle famiglie di Donetsk? Questo è il vero tema da comprendere nelle prossime ore.