Corriere della Sera, 28 febbraio 2022
Le chiavi dell’atomica
Vladimir Putin ha messo in stato di allerta la forza di dissuasione russa, che comprende anche le forze nucleari. È una misura che per sé significa poco in termini pratici, ma che lancia un segnale allarmante sul livello di tensione globale raggiunto, in conseguenza della crisi ucraina.Il presidente russo ha motivato la sua decisione con «le dichiarazioni e l’atteggiamento aggressivo» di diversi leader di Paesi membri della Nato. Putin ha fatto il suo annuncio circondato dagli alti gradi militari russi, compresi il ministro della Difesa Sergej Shoigu e il capo di Stato maggiore Valerij Gerasimov. Il leader del Cremlino ha fatto anche riferimento alle «sanzioni illegittime» e alle forniture d’armi all’Ucraina, decise da numerose capitali europee, non ultima la Germania che fin qui si era rifiutata di consegnare armi a Kiev.
Giovedì scorso, quando aveva dato il via all’azione militare contro l’Ucraina, Putin aveva minacciato con «conseguenze mai viste» chiunque avesse osato contrastare l’operazione delle truppe russe. Poco prima, nella stessa frase, aveva definito la Russia «la più forte potenza nucleare del mondo».
Secondo il Sipri, l’Istituto per la Ricerca sulla pace che ha sede a Stoccolma, la leadership russa non ha però alcuna intenzione di usare l’arma nucleare in collegamento alla crisi ucraina: «Non credo che un conflitto atomico sia una probabile conseguenza di questa crisi», ha detto il direttore Dan Smith alla Dpa.
Perché allora Putin ricorre a una mossa, fosse pure difensiva, che ricorda i periodi più bui della Guerra Fredda, quando numerose volte le forze di dissuasione nucleare sovietica e americana vennero messe in stato di massima allerta, dalla crisi dei missili a Cuba nel 1962 a quella seguita all’abbattimento del Boeing coreano da parte dei sovietici nel 1983?
Si tratta sicuramente dell’ennesimo cambio di passo di Putin nella guerra di pressione psicologica e di propaganda contro gli Stati Uniti e i loro alleati occidentali. Ma è tuttavia indicativo dell’atteggiamento mentale del leader del Cremlino, deciso ad accreditare il suo profilo guerresco e antagonista verso l’Occidente. L’ambasciatrice americana all’Onu, Linda Thomas-Greenfield, ha definito la mossa «una gravissima escalation»: «Putin si muove in maniera sempre più inaccettabile», ha aggiunto. «La sola idea di un conflitto nucleare è semplicemente inconcepibile» ha detto invece il portavoce dell’Onu Stephane Dujarric. Reazione dura anche dalla Casa Bianca: «Putin sta fabbricando minacce che non esistono per giustificare un’ulteriore aggressione», ha affermato la portavoce Jen Psaki. «Lo abbiamo visto farlo più e più volte», ha detto ancora Psaki, «in nessun momento la Russia è stata sotto minaccia della Nato, né la Russia è stata sotto minaccia dell’Ucraina».
In ogni modo, gli Stati Uniti hanno «fiducia nel fatto che possono difendersi e difendere gli alleati», si limita ad affermare un funzionario del Pentagono citato dai media americani. Mentre il numero uno della Nato, Jens Stoltenberg, ha condannato come «irresponsabile» e «pericoloso» il comportamento del presidente russo, Vladimir Putin, che ha posto in stato di allerta le forze di deterrenza, comprese quelle nucleari.
Interessante vedere come si comporta nei fatti il processo di attivazione delle difese atomiche. La catena di comando del sistema nucleare russo è modellata su quella sovietica e si basa su una concatenazione a tre chiavi (che sono in realtà codici di lancio). Una è nelle mani del presidente, una in quelle del ministro della Difesa e la terza in quella del capo di Stato maggiore interforze. Se anche uno solo di quei codici viene annullato, la procedura si blocca.