la Repubblica, 28 febbraio 2022
La coltivazione della canapa terapeutica
La crescita del consumo prosegue anche nel 2021, non è stata scalfita nemmeno dalla pandemia. I medici italiani prescrivono sempre più cannabis terapeutica a sempre più pazienti e diventa ormai urgente avere una produzione nazionale più importante della attuale, che riduca le spese e che cancelli anche i rischi di blocchi nelle consegne, avvenuti anche di recente. In una parola bisogna puntare all’autonomia.
I dati sulla distribuzione della cannabis per uso medico nel 2021 sono appena arrivati. Ebbene, in quattro anni il consumo è quasi quadruplicato. Nel 2017 i chili erano 351, l’anno scorso sono stati 1.271, che significa oltre 5 milioni e mezzo di dosi da 0,25 grammi.
La prospettiva per quest’anno è ovviamente di aumentare ancora e arrivare a circa una tonnellata e mezzo di fiori di marijuana consumati. «Si tratta di una stima troppo bassa – dice Santa Sarta, del Comitato pazienti cannabis medica – Già adesso secondo i nostri calcoli servirebbero tre tonnellate. E infatti in molte zone del Paese il farmaco manca».
In Italia la produzione di marijuana terapeutica è affidata all’Istituto farmaceutico militare di Firenze, che però non riesce a sostenere la crescita della domanda. L’anno scorso ha prodotto circa 150 chili e grazie anche ai finanziamenti di ministero alla Salute e alla Difesa quest’anno riorganizzerà il sistema di coltivazione per arrivare a 300 chili. Ancora troppo pochi. L’Italia infatti è costretta ad importare i fiori della canapa, soprattutto dall’Olanda a 5 e 10 euro al grammo. Il ministro alla Salute Roberto Speranza ha detto che bisogna rimediare alle carenze anche cercando altri produttori. L’idea è quella di coinvolgere privati italiani, che coltiverebbero la marijuana terapeutica per poi inviarla a Farmaceutico fiorentino per le lavorazioni finali. Visto che si tratta di un medicinale deve essere standardizzato, cioè sempre uguale a se stesso, al di là dove è stato coltivato. «Entro aprile faremo i bandi per trovare i privati con i quali collaborare», spiega il sottosegretario alla Salute Andrea Costa. I candidati non mancheranno. Tra questi potrebbe esserci il Consorzio agricolo Bio Hemp Farming di Cerignola (Foggia). Il presidente, Pietro Paolo Crocetta, spiega che «siamo stati i primi, nel gennaio dell’anno scorso, ad avere l’autorizzazione a produrre per il settore farmaceutico». L’azienda coltiva marijuana con il solo cbd, il principio attivo non inserito nella lista degli stupefacenti. Nella cannabis che oggi è considerata un farmaco c’è anche il thc. È questa che sarà messa a bando. «Bisogna fare una coltivazione indoor, in ambiente controllato, quindi più complessa. Valuteremo le condizioni del bando».
Mentre si cerca di aumentare la produzione, i pazienti aspettano. «In Italia sono sei le patologie per le quali, in base a quanto previsto dal decreto Lorenzin, la cannabis è gratuita – spiega di nuovo Santa Sarta —. Per altre, come l’epilessia, si pagano circa 9 euro al grammo in farmacia. Ma il problema non è solo questo. Noi vogliamo che la produzione aumenti, perché ci sono peri odi, come adesso, nei quali è difficile trovare la cannabis». Santa Sarta è una paziente. «La uso per l’artrite psorisiaca e per l’anoressia – spiega —. Consumo 60 grammi al mese con il vaporizzatore. Senza non saprei proprio come fare. Il problema è che ci sono ancora tanti malati, soprattutto colpiti dal dolore cronico, che ancora non conoscono questo farmaco perché i medici non glielo prescrivono. I pazienti trattati potrebbero essere ancora di più».