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 2022  febbraio 28 Lunedì calendario

I problemi dell’altra Lega, quella della serie A

Domanda delle cento pistole per i vertici del calcio italiano: cari presidenti e cari dirigenti, perché invece di azzuffarvi attorno a improbabili nomi di politici (Alfano, Casini) o economisti (Bonomi, Bini Smaghi) per estrarre dal cilindro il coniglio del nuovo presidente di Lega, o fantasticare di portare la Serie A negli Usa mentre in Qatar si giocano i mondiali di calcio (se con l’Italia o no, ancora non si sa), perché invece di perdere tempo dietro a idee tanto strampalate non vi dedicate ai problemi seri del pallone, quelli che per la vostra dabbenaggine lo stanno sgonfiando? Ad esempio, venendo al tema più scottante, quello dei diritti-tv che da sempre tengono in piedi il baraccone: vi siete accorti o no che sul fronte dei consumi tv è in atto un cambiamento epocale, anche nella fruizione dei contenuti sportivi, che occorrerebbe ad ogni costo intercettare per non rimanerne travolti? Lo sapete o no che sulla scia di Netflix c’è stato nel mondo il boom dei cosiddetti Ott (Over the top) come Prime Video, YouTube, Tik Tok, Facebook, Dazn, la cui fruizione avviene sui cosiddetti nuovi device (pc, tablet, smartphone) che hanno letteralmente portato alla scomparsa del “secondo televisore”, essendolo diventati essi stessi? E lo sapete che questo nuovo pubblico, questa nuova umanità, si muove con abitudini e comportamenti del tutto inconsueti rispetto al passato (e forse sarebbe il caso di studiarli)?
Secondo il Global digital report 2021, l’italiano medio appartenente al target 16-64 anni, cioè il pubblico considerato attivo, il più interessante e prezioso ai fini pubblicitari, trascorre ogni giorno 6 ore e 22 minuti navigando sul web. Utilizzando il pc oppure lo smartphone, il tablet, la smart tv, la console giochi o il set-top-box egli bazzica per 1 ora e 52 minuti nei social media (YouTube, Facebook e Instagram su tutti), ascolta musica in streaming per 1 ora e 4’, si dedica ai giochi su console per 49’ e per mezzora ascolta podcast. Inoltre vede la tv, in streaming o in broadcasting tradizionale, per 3 ore e 18 minuti. Ebbene, oltre a domandarsi cosa succederebbe se un giorno, oltre a rilevare gli ascolti di Mediaset, Rai, Sky, La7 e Discovery venissero rilevati anche gli Ott, da Netflix a YouTube, da Prime Video a Facebook, la cui audience già ora erode sanguinosamente gli ascolti dei colossi televisivi che pure continuano a spartirsi una torta di proventi pubblicitari che nel 2021 è stata di 8,4 miliardi (36% Rai, 32,5% Mediaset), la domanda è: qual è il tipo di fruizione dell’evento sportivo che il nuovo pubblico predilige? Con tutta evidenza la risposta è: la visione veloce. Quella cioè degli highlights e non dell’intera partita (piaccia o non piaccia oggi i tempi di fruizione sono “clippizzati”), cosa che dovrebbe portare, in sede di asta dei diritti tv, ad un ripensamento nell’offerta dei “pacchetti”: prevedendone uno adatto alla visione sui minischermi, ormai sempre più diffusa, una fruizione rapida che offra gol e azioni salienti e permetta al nuovo cliente di assaporare il “sugo” di quanto è accaduto senza necessariamente sacrificare due ore di tempo alla visione dell’intera partita. Al momento il semplice passaggio da Sky a Dazn (con i problemi tecnici noti a tutti) e le scelte operate da Dazn e Lega (squilibrata distribuzione delle partite tra piattaforme, bislacca distribuzione delle squadre tra slot orari) hanno portato a un crollo di abbonati e di visibilità del campionato valutabile nell’ordine del 20-30%. Il Titanic affonda ma l’orchestra continua a suonare.