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 2022  febbraio 27 Domenica calendario

Parla Simone Vagnozzi, nuovo coach di Sinner

Da coach di Marco Cecchinato, Simone Vagnozzi ha contribuito a innescare il nostro tennis con la semifinale del 2018 al Roland Garros che il "Ceck" raggiunse passando sopra Djokovic. Ora il "Vagno", marchigiano, ex n.161 Atp, amico fraterno ed ex compagno di doppio di Seppi, sta mettendo le mani sul motore di Jannik Sinner per completare l’opera con una vittoria Slam. «Ma io sono solo lo strumento - ripete - quello che conta è Jan».
Come è iniziata la vostra avventura, dopo l’addio a Riccardo Piatti?
«Mi hanno chiamato martedì 14, il 15 sono partito per Dubai insieme con Jannik. Lo conoscevo già dai tempi in cui seguivo il fratello di Quinzi e Jan, che aveva 14 anni, si scontrava con lui»
Lei è specialista in salti di qualità: cosa manca a Sinner?
«Be’, ha 20 anni, tanti margini di miglioramento e una disponibilità assoluta. Già a Dubai abbiamo iniziato a lavorare su tante cose: il servizio, le discese a rete, lo slice di rovescio - che non sarà mai il suo colpo, ma può servirgli per variare. Deve avere un’attitudine più aggressiva e giocarsi tatticamente meglio il punto. Ora ha solo il piano A, deve avere anche il B e il C».
La sconfitta con Tsitsipas in Australia, la crescita di un 18enne come Alcaraz: Jannik è preoccupato?
«Alcaraz è uno da tenere d’occhio. Jannik ha ottenuto ottimi risultati, ma non contro i più forti come Djokovic e Nadal. L’obiettivo è farlo rendere meglio contro i top player».
Nel 2022 a cosa puntate?
«A migliorare sempre, come Federer e Nadal hanno saputo fare anche dopo i 30 anni. Non ci siamo messi un traguardo in termini di classifica o di tornei. Jan può fare bene su tutte le superfici, sull’erba magari gli serve più esperienza».
Da domani uscirà dalla top-10: ha paura delle critiche?
«Se avessi paura non avrei accettato. Sento la responsabilità di allenare un grande giocatore, il più giovane fra quelli al top, ma sono contento di come è andata a Dubai. Dopo il Covid e allenamenti non facili Jan ha dimostrato grande tenuta mentale».
Ci saranno aggiunte al team? Si era parlato di McEnroe, Becker, Norman…
«Per ora siamo io, il fisioterapista Paolo Cadamuro e il preparatore Davide Cassinello. Poi si vedrà: sono aperto a collaborazioni se possono aiutare il ragazzo».
Niente psicologo?
«No, ma Jan lavora già a Viareggio con un team che cura la concentrazione».
Lei ha un’academy nelle Marche: vi allenerete lì?
«No, a Monte Carlo, anche se io continuerò a fare da supervisore all’academy».
A marzo c’è la Coppa Davis…
«Jan è molto contento di giocare a Bratislava, è una sua priorità. Dopo ci saranno Indian Wells, Miami, Barcellona, Madrid, Roma».
Il suo obiettivo personale con Jannik?
«Farlo giocare meglio a tennis. Sapendo che non serve una rivoluzione, ma un’evoluzione».