Robinson, 26 febbraio 2022
Tutti gli amici di Pasolini
Moravia a Roma c’era nato, Pasolini ci sarebbe arrivato nel 1950 abbandonando il Friuli dove era stato al centro di uno scandalo a sfondo sessuale per cui era stato espulso dal Pci, dalla scuola in cui insegnava… Partì da Casarsa in treno con la madre Susanna, alla mattina molto presto. Potevano, a Roma, contare sull’aiuto dello zio Gino, che qualcosa fece, ma poi i due si dovettero arrangiare. Susanna si adattò a far la donna di servizio in una famiglia, Pier Paolo affrontò spavaldamente la povertà, cercando in ogni modo di riemergere, mentre riprendeva i rapporti con gli scrittori fin lì frequentati solo per lettera. Caproni non sapeva però che cosa fargli fare, mentre Bassani, un giorno, lo portò a trovare Bertolucci che stava in un appartamento di via del Tritone insieme a Luigi Malerba.
L’appartamento era di Longhi, il grande critico d’arte con cui Pasolini voleva laurearsi, mentre poi aveva optato per una tesi sul Pascoli. Pasolini cercava appoggi per fare la comparsa a Cinecittà. Con Bertolucci doveva nascere una lunga amicizia: un giorno avrebbero addirittura abitato nello stesso palazzo di via Carini, a Monteverde. Molti scrittori si erano trasferiti a Roma in quegli anni: oltre a Malerba, c’era stato Arbasino e poi Volponi che per trent’anni tenne nel cassetto un romanzo dal titolo esplicito, La strada per Roma, che pubblicò poi nel ’ 91, vincendo anche il Premio Strega. Poi c’era Gadda… Quando si conobbero Moravia e Pasolini? Renzo Paris, che ai due scrittori ha dedicato un libro ora in uscita da Einaudi Stile Libero, pensa che potrebbero essersi incrociati nello studio di un certo Weiss, dentista, nei primissimi anni Cinquanta, ma mancano memorie certe. È certo invece che i due scrittori si conoscessero a metà degli anni Cinquanta. Fu Elsa Morante, che aveva già incontrato Pasolini, a portare a Moravia Le ceneri di Gramsci, il poemetto poi celebre che, grazie proprio a Moravia, uscì su Nuovi Argomenti. Sono gli anni in cui Pasolini scopre le borgate e il sottoproletariato che le abita, gli anni che vanno da Ragazzi di vita al suo primo film, Accattone. Osserva Paris che i due non andavano d’accordo quasi su niente: non sul Terzo Mondo, sul comunismo, sul neocapitalismo, sul femminismo, sull’aborto… I loro erano due mondi diversi che però si attraevano e dunque loro si vedevano e frequentavano spesso, nelle case e nei ristoranti romani, con la Morante prima e poi con la Maraini. Ancora: con Laura Betti che voleva esser moglie di Pasolini e imbandiva cene, o con Enzo Siciliano, che di Pasolini sarebbe poi diventato un attento biografo, nonché autore di Campo de’ Fiori, forse la memoria più commossa e profonda di quella stagione, troncata dalla fine tragica di Pier Paolo nel novembre del 1975. Era stato proprio Moravia, a Campo de’ Fiori, nel giorno del funerale, a parlare di Pasolini poeta, aggiungendo subito che di poeti ne nascono pochi in un secolo. Pasolini in qualche anno diventò, tra libri e film, una star. Il prototipo dell’intellettuale e dell’artista scomodo, sempre sul punto d’essere travolto dai benpensanti con le loro accuse e i loro processi che finivano ritualmente nel nulla, ma intanto facevano chiasso. Pasolini Personaggio è il titolo del bel saggio di Gian Carlo Ferretti appena pubblicato da Interlinea. Con Moravia divideva non soltanto le cene romane, ma anche i viaggi. Andarono insieme in India e al ritorno scrissero due libri diversi, come se avessero visitato due paesi diversi tra loro. Non andarono insieme a Cuba perché Fidel Castro non voleva omosessuali, anzi li incarcerava come al tempo di Oscar Wilde. Ad un certo punto Moravia e Pasolini costruirono una villa bifamiliare sulla spiaggia di Sabaudia, dove stavano praticamente sempre insieme, visto che Pasolini da solo non cucinava mai niente. È difficile riassumere in poche righe i tormenti ( e i tormentoni) di quegli anni, con tanto di liquidazioni perentorie, per esempio per le questioni agitate negli anni Cinquanta divenuti “il ridicolo decennio”.
A dividere i letterati nei primi anni Sessanta era intervenuta la neoavanguardia. Pasolini si era già scontrato con Sanguineti all’epoca della rivista Officina,mentre più aperto era stato il confronto con Arbasino che gli dedica molte pagine nei suoi Ritratti italiani. Comunque per la letteratura potevano incrinarsi amicizie durate una vita, come quando Pier Paolo stroncò di fatto La Storia della Morante, che naturalmente se la prese, anche se poi in Aracoeli sembra raccontare l’antico amico, ormai scomparso, ma senza nominarlo esplicitamente. Resta da osservare che l’incandescenza letteraria e politica di quei decenni sembra veramente lontanissima dall’oggi, da quest’epoca in cui ( e qui Pasolini aveva visto giusto) prevale solo il consumo, la tiratura dei libri e la lode sfacciata e spesso assurda dell’imbonimento mercantile.