ItaliaOggi, 26 febbraio 2022
In Kosovo un carcere danese da 210 milioni
La lettera di intenti fra il ministro danese della giustizia e il suo omologo kosovaro era stata firmata lo scorso 20 dicembre. Ora si delineano i dettagli che, a partire dall’inizio del 2023, vedranno una parte (300 detenuti, per lo più extracomunitari) della popolazione carceraria danese traferita nel centro di detenzione di Gjilan, a Sud di Pristina. Svelati i costi (210 milioni di euro, 60 milioni dei quali andranno a progetti di climatici e programmi per rafforzare il rispetto dei diritti dell’uomo e lo stato di diritto in Kosovo) e anche le condizioni poste dalle autorità kosovare, che rifiutano di accogliere condannati per terrorismo, criminali di guerra, malati in fase terminale o detenuti con problemi psichiatrici che richiedano cure e trattamenti al di fuori del carcere. Inoltre gli eventuali conflitti fra i prigionieri e le guardie carcerarie saranno sottoposti alla giurisdizione kosovara e regolati dal sistema giudiziario locale. In sostanza, lo stato danese non avrà nulla da dire se un sorvegliante maltratterà un detenuto.
La Danimarca deve fare i conti con una popolazione carceraria che, dal 2015, è cresciuta del 20% e oggi è pari a oltre 4.200 detenuti, il 46,3% dei quali di origine straniera, su una popolazione di 5,8 milioni di abitanti.
Il centro di detenzione di Gjilan non intende essere altro che una prigione danese situata in Kosovo. I sorveglianti dovranno parlare inglese per comunicare con i detenuti. Questi ultimi però saranno esclusi dal programma di reinserimento poiché alla fine della pena non saranno reinseriti nella società danese. L’incognita sulla loro sorte ha scatenato le preoccupazioni di ong e media dei due paesi.