ItaliaOggi, 26 febbraio 2022
Periscopio
I prezzi delle fonti energetiche sono fuori controllo, minano i conti di imprese e famiglie. Ci si è limitati ad interventi volti a calmierare il costo del caro bollette, il supporto dello Stato si trascina ormai da due trimestri e non è più a lungo sostenibile. Marcello Gualtieri. ItaliaOggi.
Il ruolo di gendarme nel mondo che gli Usa si sono auto attribuiti, in Italia viene sottolineato negativamente solo se il presidente degli States è repubblicano; mentre se è democrat si trovano tutti gli alibi possibili per giustificarne l’invasività. Cosi in questi giorni il Mar Mediterraneo e le basi navali sono monopolizzati da sommergibili e navi a stelle e strisce, ma tutto trova una sua dimensione di normalità. Nessun giornalone si scandalizza e nessun telegiornale manda in onda reportage. Viene considerato tutto normale, scontato. Talmente scontato che anche le performance contro gli immigrati del predestinato vicepresidente, Kamala Harris, non trovano spazio nelle censure della sinistra italiana. Marco Bianchi. ItaliaOggi.
Possiamo ben scandire «per fortuna che Draghi c’è». Il premier appare ben determinato. Se i ministri leghisti per capriccio non si presentano al Consiglio dei ministri, pur declamando che il sostegno al governo non è in discussione, Draghi si accontenta dei ministri presenti, e quindi il governo decide senza leghisti. Di questo passo, però, il governo finirebbe per avanzare a colpi di richieste di fiducia (che il presidente Mattarella assennatamente disapprova), con tanti saluti alla centralità del Parlamento. Bisogna prendere atto che siamo in emergenza, e l’emergenza impone soluzioni emergenziali. Al momento, la diarchia Mattarella/Draghi non sembra avere alternative. Cesare Cavalleri. Studi Cattolici.
I settori al top nel dopo-Covid sono: farmaceutica, packaging, elettronica, biomedicale, gomma e plastica. Invece quelli che arrancano sono: alimentari, tessili, stampa, mobili, pelle, nautica, metallurgia. In mezzo ci stanno tutti gli altri comparti. I problemi non mancano ma il trend di crescita continuerà. Il Paese ha registrato lo scorso anno una crescita del Pil straordinaria (+6,5%) ed il 2022 si apre, per la manifattura, con i migliori auspici. L’inflazione italiana resta più bassa di quella tedesca, europea e americana. Quella di fondo resta stabile all’1,5%. Infatti, è la componente volatile che traina l’inflazione (beni energetici +93,5%). E’ quest’ultimo il motivo che desta la maggiore preoccupazione. Lucio Poma, capo-economista di Nomisma. (Carlo Valentini). ItaliaOggi.
Con le elezioni federali tedesche del 26 settembre è finita l’èra di Angela Merkel, «regina» dell’Unione europea oltre che di Berlino per 16 anni, durante i quali ha assorbito il programma di Gerard Schroeder con bassi salari e pochi investimenti pubblici, ha puntato su un euro che spiazzasse i concorrenti mediterranei e su un’economia trainata da un export che condizionava molto la politica estera. Ha imposto un indirizzo a Bruxelles più orientato alla gestione che alle riforme. Solo due fattori hanno parzialmente (con scelte pragmatiche non inquadrate in una logica di innovazione istituzionale) modificato l’orientamento amministrativistico dell’Unione: così Mario Draghi alla Bce con il suo quantitative easing dopo la crisi del 2011 e così, dopo la pandemia nel 2020, il Recovery fund. Lodovico Festa. Studi Cattolici.
Se diventerò molto vecchia, se un giorno farò fatica a muovermi, avrò bisogno, ho pensato, di una finestra. Vorrei che si affacciasse sui binari di una stazione, perché mi piace tanto l’andare e venire dei treni, e lo scorrere lento e sferragliante dei vagoni merci. Il massimo però sarebbe se, oltre che sui binari, quella finestra si affacciasse sul mare. Anche il mare va e viene e ritorna, anche il mare vive. E poi, ancora, quella finestra dovrebbe essere abbastanza alta per poter guardare le nuvole, il loro farsi e sfarsi, e l’ammassarsi minaccioso dei fronti temporaleschi, come eserciti nemici che si avvicinano. Sì, se si potesse da quella finestra guardare anche le nuvole, quelle candide di inizio primavera specialmente, e il loro gioco nel prendere forme strane (angeli, balene, ali d’aquila) potrebbe essere bello starsene affacciati per ore, aspettare il rapido delle undici, e assaporare il vento del mare. Nonna, ma stai sempre alla finestra? Mi chiederà forse un pronipote bambino. Sì, gli dirò, prendendolo in braccio: guardo la vita vivere, e mi sento finalmente in pace. E l’infanzia, e il liceo, e l’amore, e le estati, e i bambini, tutto mi sembrerà come un turbine di sogno. Eppure saprò che niente, di ciò che abbiamo amato, va perduto. Marina Corradi, “L’anno che verrà”, Itaca.
Nel 1974 nacque il Giornale da una diaspora del Corriere della Sera guidata da Indro Montanelli. Se ne andarono una cinquantina di giornalisti, laico-liberali e socialisti, molte le grosse firme, che non si riconoscevano più nella testata. Da quieto organo della borghesia, il Corsera aveva preso una piega sinistreggiante, gradita alla proprietaria, Giulia Maria Crespi, sanculotta da salotto. Due anni dopo, per contraltare, debuttò nelle edicole la Repubblica, da un’idea di Eugenio Scalfari, illustre giornalista, ex deputato del Psi, accanitamente anticraxiano. Per la prima volta quotidiani indipendenti, senza obbedienze di Palazzo, dichiaravano un proprio orientamento ideologico e l’obiettivo di renderlo maggioritario nel Paese. Il conservatore risorgimentale Montanelli tirava a destra. Scalfari, adepto di molte scuole di pensiero, piegava a sinistra. Giancarlo Perna: “Ring”. Guerini e Associati.
Il comportamento del generale Graziani pare contraddittorio. Al momento dell’entrata in guerra dell’Italia, da lui propugnata, il generale Graziani vorrebbe un immediato e forte intervento sulle Alpi, per sconfiggere i francesi e aiutare i tedeschi in azione nel nord; ma trova un blocco nel detestato Pietro Badoglio. Quando pochi giorni dopo, a causa della scomparsa di Italo Balbo, passa a governare la Libia e a comandare le truppe in Africa settentrionale, diventa tergiversante, ritroso, ritardatore. Benito Mussolini vorrebbe immediatamente puntare su Alessandria d’Egitto a, un traguardo più volte ambito dopo Graziani: si pensi a Erwin Rommel, arrivato a el Alamein, mentre sia re Faruk d’Egitto (che non è certo filo inglese) sia una classe politica e militare, come quella incarnata da Gamal Nasser e Muhammad Sadat, attendono speranzosi l’arrivo dell’Asse. Marco Bertoncini. ItaliaOggi.
Vittoria mi dà ordini dopo che ho già ubbidito. Roberto Gervaso, scrittore.