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 2022  febbraio 26 Sabato calendario

La reazione dello sport alla guerra

Il calcio e la Russia, un sodalizio d’interesse, con pochi scrupoli e molti soldi. L’attacco di Putin all’Ucraina ha mobilitato il mondo del pallone e dello sport. La Uefa, come annunciato, ha tolto la finale di Champions League a San Pietroburgo, neanche a dirlo era in programma alla Gazprom Arena. L’ha riassegnata alla Francia: si giocherà il 28 maggio allo Stade de France di Parigi. Via anche i playoff delle qualificazioni mondiali a Qatar 2022, erano fissati a Mosca tra il 24 e il 29 marzo: tutte le partite che coinvolgono squadre russe e ucraine si disputeranno in campo neutro. La Uefa ha agito in fretta, il presidente Aleksander Ceferin si è schierato al fianco dell’Ucraina e nel Comitato Esecutivo straordinario di ieri è stato fermo nel togliere la finale a San Pietroburgo, nonostante le proteste del consigliere Aleksander Diujkov, presidente della Federcalcio russa e dirigente di Gazprom.
Sponsor Uefa
Il colosso dell’energia russo è uno dei maggiori sponsor della Uefa, versa alla Federcalcio europea 40 milioni l’anno e ha un contratto fino al 2024. Non sono ancora state prese decisioni sull’oscurare o meno il logo della compagnia che fa da vetrina a ogni gara di Champions League. «Alla riunione c’era anche Andrii Pavelko, il collega ucraino. Due volte l’altra notte è stato costretto a rifugiarsi, bombardavano vicino la sua residenza, ma ha detto che non se ne andrà. Il suo racconto ci ha toccato e scioccato», sottolinea Evelina Christillin, membro del comitato Uefa.
Un moto di etica e moralità si è impossessato del calcio europeo. I tedeschi dello Schalke 04 hanno rimosso la scritta Gazprom dalle maglie. Lo sponsor russo versa bei soldi, 17 milioni a stagione da 15 anni. Poche ore dopo la decisione si è dimesso un componente del cda del club, Mathias Warning, ex con un passato nella Stasi. Dalla caduta del Muro di Berlino è vicino a Putin e dirigente della Nord Stream Ag, la società che gestisce il gasdotto. 

Gli oligarchi
Legami simili non devono stupire. Il calcio è un passepartout per entrare nei mercati, un moltiplicatore di visibilità, un veloce ripulitore di immagine e, spesso, di soldi. I politici e gli uomini d’affari usano il football per altro, il calcio apre le porte, contento di ricevere milioni senza farsi, né fare, troppe domande. Gli oligarchi russi sono entrati nel pallone da anni, il magnate Roman Abramovich è il più famoso. Ha portato il Chelsea a vincere tutto, dalla Premier League alla Champions. Ora i parlamentari britannici chiedono che ceda il club. La Russia ha finanziato il calcio europeo, lo ha drogato con l’ingresso di facoltosi miliardari. Abramovich non è l’unico. Il Manchester United ha interrotto la partnership con Aeroflot. Il Monaco è nelle mani di Dmitry Rybolovlev, il russo con un patrimonio stimato di 6,7 miliardi di dollari. 

Gli altri sport
La Russia non perde solo il calcio, ma tutti gli sport. La Formula 1 ha cancellato il Gp di Sochi a settembre. La Federsci internazionale ha deciso di spostare in altra località tutti gli eventi di Coppa del mondo organizzati in Russia da qui alla fine della stagione. Russia bandita anche dal mondo dello spettacolo: non potrà partecipare all’Eurovision Song Contest, la competizione canora europea che si terrà quest’anno a Torino.