Corriere della Sera, 26 febbraio 2022
Bloccati i beni di Putin
La Ue congela i beni del presidente russo Vladimir Putin e del ministro degli Esteri Sergei Lavrov (ma non si sa quali, quanti e dove siano). E «in linea con la decisione dei nostri alleati europei», ha detto una portavoce della Casa Bianca, anche gli Stati Uniti si uniscono alle sanzioni vietando anche l’ingresso negli Usa. Congelamento degli asset anche da parte di Gran Bretagna e Canada. Ma «né Putin né Lavrov hanno conti in Gran Bretagna, né altrove all’estero», ha detto la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova.
Ieri i ministri degli Esteri dei 27 Paesi Ue riuniti in un consiglio straordinario hanno adottato il secondo pacchetto di sanzioni contro la Russia per l’invasione dell’Ucraina, dando seguito al via politico dei leader Ue della sera precedente: misure che colpiscono il settore finanziario, quello dell’energia e dei trasporti, l’esportazione di tecnologia dual use (militare e civile), il sistema dei visti e un certo numero di personalità ed entità coinvolte nell’invasione dell’Ucraina. Inoltre i ministri hanno approvato un nuovo pacchetto, che è in fase di definizione, contro la Bielorussia. Ma già si parla di nuove sanzioni contro Mosca in caso di escalation. «Forse ci sarà qualcos’altro. Swift non è stato incluso, perché la discussione non era matura. Ma niente è fuori dal tavolo», ha detto l’Alto rappresentante per gli Affari europei Josep Borrell, nella conferenza stampa finale. Non è un mistero che ci siano posizioni diverse sull’esclusione delle banche russe dal sistema internazionale di pagamenti Swift, una decisione che paralizzerebbe l’interscambio commerciale tra Ue e Russia oltre alle forniture di gas ai Paesi Ue, che vengono pagate con quel sistema. Germania e Italia, ma anche Cipro e Austria, sono tra i Paesi Ue che hanno manifestato più cautela. Ieri la ministra degli Esteri Annalena Baerbock ha invitato a «mantenere la calma: è importante introdurre sanzioni che abbiano un effetto mirato sul sistema, non basta che appaiano solo come grandi». E ha ricordato tra gli «effetti ampi» che «ad esempio, non potrebbero più essere finanziati i progetti umanitari». Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, al termine della riunione, ha detto ai cronisti che «l’Italia ha sempre votato in maniera compatta con gli altri Paesi europei le proposte della Commissione e continuerà a farlo, non c’è alcun veto» aggiungendo che «siamo aperti alla proposta del terzo pacchetto». Su Twitter il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba ha riferito la «telefonata con la mia controparte italiana Luigi Di Maio. Il mio collega mi ha assicurato che l’Italia sosterrà il bando della Russia da Swift». Ieri sera fonti di Palazzo Chigi hanno fatto sapere che il governo italiano non ha avanzato nessuna richiesta di eccezione sui beni di lusso per quanto riguarda le sanzioni contro la Russia. Un’altra fonte a Bruxelles ha spiegato che in questa settimana l’Italia non ha bloccato alcuna sanzione. All’Eurogruppo informale a Parigi il ministro delle Finanze tedesco Christian Lindner ha detto che «tutte le opzioni sono sul tavolo». Per la Germania serve «un tempo di preparazione». E il ministro dell’Economia Daniele Franco ha ribadito che «non c’è alcuna divergenza di opinioni sul fatto che le sanzioni debbano operare», ma ha ricordato i problemi che avrebbe l’Italia per pagare il gas russo che soddisfa per circa il 43% il nostro fabbisogno. La Francia, che nel suo energy mix ha il nucleare, non è tra i Paesi che hanno manifestato riserve sul blocco di Swift, ha spiegato il ministro dell’Economia Bruno Le Maire, perché «la Russia ha già superato qualsiasi limite»: «Swift è l’arma nucleare finanziaria», ha detto precisando che, avendo Parigi la presidenza di turno dell’Ue, «è nostra responsabilità valutare tutte le opzioni ed eventualmente valutare le ripercussioni».
Nel secondo pacchetto viene colpito circa il 70% del mercato bancario russo. Il divieto di rifinanziamento, ovvero il divieto di emettere prestiti o bond sul mercato europeo, viene esteso ad Alfa Bank e Otkiritie. Sono incluse anche società a controllo pubblico, come utility e autostrade (Almaz-Antey, Kamaz, Novorossiysk Commercial Sea Port, Rostec, Russian Railways, JSC PO Sevmash, Sovcomflot, United Shipbuilding Corporation). Le banche europee non potranno concedere prestiti alle società sanzionate e non potranno più accettare deposito sopra i 100 mila euro da persone fisiche o giuridiche con cittadinanza russa o residenti in Russia. È vietato il trasferimento di beni e tecnologie utili per la raffinazione del petrolio, che ha garantito alla Russia entrate per 24 miliardi nel 2019. È vietato l’uso di fondi pubblici per investimenti e commercio con la Russia. Viene introdotto il divieto di trasferimento di beni e tecnologie nel settore aerospaziale e di tecnologia dual use. Infine viene allungata la lista di personalità ed entità russe sanzionate.