La Stampa, 26 febbraio 2022
Il tabù della guerra come quello dell’incesto
La letteratura ha un suo modo di giudicare la guerra: la guerra non ci dovrebbe più essere. Non si dovrebbe fare, non si dovrebbe neanche pensare. La guerra dovrebbe essere un tabù. Lo scriveva già Moravia, in “L’uomo come fine”, e noi che veniamo dopo di lui dobbiamo essere d’accordo. Moravia paragonava il tabù della guerra al tabù dell’incesto. Il tabù dell’incesto, dice Darwin, fu introdotto con la civiltà dell’agricoltura e della famiglia, perché gli uomini si accorgevano che finché si praticava l’incesto non nasceva la famiglia e non nasceva il villaggio. Finché c’era l’incesto il padre che, avendo una figlia bella, non la toccava, era considerato snaturato; con l’introduzione dell’incesto veniva considerato snaturato il padre che toccava la figlia, veniva guardato con orrore ed evitato.
La stessa impossibilità di vivere insieme, in collettività, è causata dalla guerra. Si può vivere in tanti, si può vivere con tutti solo se c’è la garanzia della pace, la garanzia assoluta, cioè non se la guerra è evitata e non viene trasferita dal mondo della possibilità al mondo della realtà, ma se non esiste nemmeno nel mondo della possibilità. La guerra deve diventare impensabile. Dicevo: un tabù. Chi fa una guerra dev’essere espulso dal consorzio umano. Chi fa una guerra è nemico dell’umanità, e tutta l’umanità avrà orrore di lui. Moravia scriveva queste cose dopo la fine della seconda guerra mondiale, e sarebbe un buon risultato di quella guerra se avesse generato l’orrore per ogni guerra. Il concetto della guerra come tabù significa che è colpevole chi comincia la guerra, e dunque che dobbiamo sempre schierarci con chi è aggredito. L’aggressore lo sa, perciò presenta la sua aggressione come un atto necessario per non essere aggredito, come una contro-aggressione anticipata. Se l’aggressione è sempre un atto nazista, l’astuzia sta nel presentarlo come un’opera di de-nazistificazione.
Anche Putin fa così. Dice che questa guerra avrà termine quando l’Ucraina sarà denazistificata. Il concetto moraviano, che il tabù della guerra dev’essere come il tabù dell’incesto, non consente questo alibi: la guerra non dev’essere nemmeno pensata, va esclusa dalle realtà possibili. L’idea moraviana del tabù della guerra non rimandava a una rieducazione morale dell’umanità, a una nuova umanità forgiata dalla scuola (Moravia non ha mai attribuito alla scuola questo compito e questo potere, lui non aveva esperienza di scuola, da piccolo era stato lungamente malato ed era perciò un autodidatta), a diffondere nell’umanità l’dea che la guerra è un tabù dovrebbero essere le organizzazioni internazionali come l’Onu. E quindi dove scoppia una guerra bisogna cercare un fallimento delle organizzazioni internazionali. Non hanno previsto, non hanno visto, non sono intervenute, non sono state efficaci. Ma il compito spettava a loro. Credo che, per quanto riguarda la guerra della Russia contro l’Ucraina, questa conclusione si applichi in pieno: 1) non doveva scoppiare, 2) chi l’ha cominciata ne ha la colpa, 3) dovrebbe ricevere una punizione internazionale.