La strategia in due fasi
In cosa consiste il piano allo studio del governo? Per l’immediato potrebbe bastare la riapertura delle centrali a carbone, oltre a un provvedimento per calmierare il prezzo dell’energia. Due provvedimenti a cui si sta già lavorando, come ha anticipato ieri lo stesso premier. Assieme a qualche carico in più di Gnl, il gas naturale liquefatto che viene spedito via nave. Tutto questo potrebbe essere sufficiente per passare l’inverno, visto che i depositi con le riserve strategiche di gas naturale (i cosiddetti stoccaggi) sono ancora pieni al 40%: del resto, il clima mite degli ultimi mesi, con temperature al di sopra della media, ha reso la situazione meno complicata.
I problemi potrebbero porsi dopo la primavera, quando cominciano gli acquisti degli operatori per riempire nuovamente gli stoccaggi e per accaparrarsi scorte in vista dell’inverno successivo. In questo caso, servirà aumentare le forniture da altri paesi (in particolare dall’Algeria e dall’Azerbaijan tramite il gasdotto Tap) e far lavorare di più i rigassificatori per aumentare la dotazione di Gnl. Oltre ad accelerare la strategia per l’idrogeno.
Riattivare il carbone
Al momento, le centrali a carbone attive in Italia sono solo quattro, dopo la chiusura di La Spezia: si trovano a Venezia, Civitavecchia, Brindisi e Monfalcone. Ce ne sono ancora due in Sardegna, ma servono per la produzione di energia dell’isola. Il governo ha chiesto a Terna - il gestore della rete nazionale - di verificare quanto potrebbero produrre in più, e Terna a sua volta ha girato la richiesta agli operatori (Enel e A2a). Nel 2021, le centrali acarbone hanno garantito il 5% del fabbisogno nazionale di elettricità, ben lontano dal 13% di dieci anni fa. Teniamo conto che il gas garantisce il 60% della domanda elettrica.
Il corridoio a Sud
Venendo a mancare il gas in arrivo da Nord, l’Italia non può che guardare alla porte di ingresso a Sud dei suoi gasdotti. Un’alternativa garantita dalla «qualità delle sue infrastrutture », come ha sottolineato sempre ieri Draghi. La Libia, 4,1% del totale delle forniture nel 2021, non potrà aumentarle più di tanto vista la situazione politica nel paese. Al contrario, conta sempre di più l’Algeria, che nei primi due mesi dell’anno è passata in testa alla classifica dei fornitori dell’Italia. I suoi giacimenti dovrebbero essere in grado di aumentare le spedizioni in caso di necessità. Allo stesso tempo, dal Tap potrebbe arrivare almeno un miliardo di metri cubi in più: nel 2021 si è fermato a 7 miliardi, ma ha una potenzialità per 10. Per il suo raddoppio a 20 miliardi di capacità, invece, bisognerà aspettare più a lungo (almeno 3 anni).
Rigassificatori da potenziare
Al momento, sono in funzione tre impianti per la rigassificazione del metano in arrivo via nave (a Rovigo, Livorno e La Spezia). Complessivamente possono trattare fino a 60 milioni di metri cubi al giorno e in questo periodo invernale viaggiano attorno a 40 milioni. Questo significa che c‘è ancora spazio per ulteriori forniture. A Rovigo arriva, di fatto, il gas del Qatar mentre negli altri due siti dal resto del mondo. L’anno scorso anche un 20% dalla Russia, che dovrà essere anche in questo caso sostituito.