il Fatto Quotidiano, 25 febbraio 2022
Migliaia di vittime della truffa di Catge
“Tre settimane di Catge: 19 milioni di dollari di capitalizzazione, oltre un milione di volume nelle ultime 24 ore, 9 mila detentori, più di 20 mila supporter… e dicevano che non sarebbe durato 48 ore. Don’t stop believin”. Questo il tweet con cui il 2 giugno scorso Francesco Facchinetti “pompava” la nuova criptovaluta “Catge”. Facchinetti ha recitato con convinzione il ruolo di “ambasciatore” del meme token, con molti post sui social network, immagini e video diffusi per esaltare le magnifiche sorti e progressive della criptovaluta simboleggiata da un gatto. Nelle ultime settimane però pure Facchinetti pare aver “perso la fede”: ha cancellato dal suo profilo Twitter i “cinguettii” su Catge, evita di rispondere allo tsunami di attacchi che arrivano da centinaia di risparmiatori inferociti. Nemmeno il Fatto è riuscito a contattarlo. Perché Catge è sì durato più di 48 ore, ma solo per invogliare un numero crescente di sprovveduti sottoscrittori a entrare nella trappola: la criptovaluta è crollata. Il team degli (anonimi) realizzatori di Catge si è dileguato e con loro sono spariti i soldi razzolati da migliaia di sottoscrittori, per la maggior parte italiani.
Giovani, entusiasti (e sprovveduti) erano i fan della cripto. Una community che si è formata in Rete ed è stata sostenuta sui social network, ma anche da numerosi siti, per “credere” nella possibilità di fare soldi in fretta. La miccia è stata innescata nella tarda primavera dell’anno scorso con la diffusione del progetto di una criptovaluta che avrebbe dovuto imitare il Dogecoin, il token sostenuto dal miliardario Elon Musk. I tecnici le chiamano memecoin, monete virtuali ispirate ai meme del web, emesse con progetti di valore intrinseco nullo, su piani di sviluppo nebulosi e quasi mai realizzabili, che non hanno una propria blockchain ma si appoggiano a quelle di Ethereum o Binance. Dogecoin, lanciato nel 2013 come una parodia, è ispirato al meme di Kabosu, una femmina di cane (doge, in slang giapponese) di razza Shiba Inu. Dopo anni di valore quasi a zero, grazie al supporto di Elon Musk tra aprile e giugno scorsi decollò per toccare il record di prezzo il 7 maggio a 57 centesimi su scambi giornalieri di decine di miliardi di euro. Nelle ultime ore il suo prezzo è ripiombato a 10 centesimi. In poche settimane l’hype – la montatura pubblicitaria –, la “fomo” (fear of missing out, paura di perdere l’affare) e l’avidità fecero fare grandissimi guadagni speculativi a pochi, mentre moltissimi “polli” finirono spennati.
Questa attività in gergo cripto si chiama shilling: lo “shiller” è un personaggio di solito pubblico, sportivo, showman o dell’economia, che genera un interesse artificiale su un certo token perché viene pagato o per pura convinzione errata. Ma i “pompaggi” delle cripto finiscono in tribunale. Negli Usa una class action per danni ha come obiettivi Kim Kardashian e l’ex pugile Floyd Mayweather Jr. A giugno la polizia olandese ha arrestato tre uomini per aver tentato di frodare gli investitori vendendo una criptovaluta autoprodotta abbassandone poi il prezzo, una truffa chiamata pump and dump, “pompa e scarica”. Anche il server che ospita il sito di Catge è, curiosa coincidenza, situato nella città olandese di Rotterdam.
Sull’onda del cane Doge, nella primavera dell’anno scorso fu lanciato il fantomatico “progetto” della memecoin Catge. Il token fu realizzato sulla blockchain Bnb a bassissimo costo. Il programma della criptovaluta era inconsistente, gli obiettivi di finanza decentralizzata (DeFi) ambigui, la tempistica lasca, mancavano i nomi della società promotrice, di eventuali partner finanziari e del team di sviluppo. Tutti segnali di allarme che molti non hanno colto, per ingordigia o inesperienza. Dopo il lancio a metà maggio 2021, il token decollò per capitalizzazione e transazioni, poi si è via via spento sino al crollo dell’80% nei giorni scorsi. Gli scambi, che il 6 giugno 2021 avevano sfiorato i 6 milioni di dollari, si sono azzerati come il valore della cripto. Intanto gli anonimi promotori di Catge hanno cancellato il profilo Twitter della memecoin e svuotato le chat di Telegram sulle quali avevano manovrato una community di ventimila fan. Nel mondo delle criptovalute questo genere di truffa è chiamata rugpull: gli sviluppatori mollano il progetto di colpo e scappano con i fondi dei sottoscrittori, dopo aver venduto più token possibile in breve tempo. La società di ricerca Chainanalysis ha stimato che i rugpull sono cresciuti dell’81% nel 2021.
L’immagine di Facchinetti non ne esce bene: molti ricordano il suo precedente con Stonex One, il “telefonino italiano” lanciato dal dj tra il 2014 e il 2015 con 150mila pre-ordini. Peccato che, dopo poche settimane di produzione e 7mila cellulari realizzati, la società costruttrice andò in crac, lasciando i clienti con un device senza futuro. Alle migliaia di vittime di Catge, soprattutto italiane, non resta per ora che sfogarsi sui social network, in attesa di un eventuale intervento della magistratura. Nel moderno “campo dei miracoli” delle criptovalute, troppi Pinocchio credevano di poter far soldi facili con il Gatto, ma sono finiti nelle grinfie della Volpe.