Il Messaggero, 25 febbraio 2022
I soldi di Totti e Ilary
Buono, ma non fesso Francesco Totti. Indole che potrebbe tornargli utile in un’eventuale causa di separazione. Perché se è vero che nell’ultimo decennio ha progressivamente affidato la gestione della sua immagine alla moglie Ilary e alla cognata Silvia, accettando che i suoi storici collaboratori finissero ai margini, diversa – molto diversa – è stata la gestione delle attività immobiliari, in cui l’ex Capitano ha investito una parte cospicua dei suoi guadagni da calciatore, mal contati poco meno di novanta milioni di euro netti in venticinque anni di carriera. Della Numberten srl, fondata nel 2001 alla vigilia dello scudetto, la holding cui oggi fanno capo le sette società con cui opera nel mercato immobiliare, Totti detiene il 100% delle azioni, il fratello Riccardo è il presidente, la mamma Fiorella l’altro consigliere. L’azienda ha un patrimonio netto di 7 milioni di euro e macina utili per circa 4. Stesso discorso per la Vetulonia srl, l’altra società immobiliare di cui Totti è socio e amministratore unico. Su questo campo, la famiglia Blasi non tocca palla. O almeno, marito e moglie – che sono in regime di separazione dei beni – non hanno partecipazioni comuni. Come nella gestione dei giovani calciatori assistiti dal procuratore Totti, il mestiere che l’ex Capitano ha scelto dopo essersi allontanato dalla Roma (e che ora potrebbe subire qualche complicazione per via di un nuovo regolamento approvato dal Coni). Sono tre società (IT Scouting srl, CT10 srl, Coach Consulting srl) gestite con gli agenti sportivi Giovanni Maria Demontis e Pietro Chiodi.
È nella gestione della sua immagine e della sua storica scuola calcio che Totti – azionista allo 0,09% anche del Campus Bio-medico – ha ceduto progressivamente campo alla famiglia della moglie. Ilary (90%) e il suocero Roberto Blasi (10%) sono gli unici azionisti della Number five srl, la società che contratta tutti gli ingaggi extracalcistici dell’ex capitano (e non solo): comparsate in tv, spot pubblicitari, royalties su libri, film e serie televisive. Mentre nella società sportiva dilettantistica Sporting club Totti, che gestisce tutte le attività della Longarina, un tempo affidata al fratello Riccardo, oggi nelle mani del suocero, compaiono la moglie Ilary (90%), il cugino Angelo Marrozzini (5%) e il marito della cognata Ivan Peruch (5%).
STORIA DI UNA CRISIFa una certa impressione che una delle creature predilette dei Totti – la mitica scuola calcio, appunto – sia stata data completamente in appalto alla famiglia Blasi, e spiega – questa come altre scelte professionali degli ultimi anni – perché il rapporto tra marito e moglie si sia progressivamente deteriorato, fino a far emergere in superficie la crisi. Al netto delle questioni più intime, e delle vicende personali in cui l’uno e l’altra possono essere incappati – ieri Totti era dato ancora a Milano per impegni personali (come ben documentato da Dagospia), ma qualcuno giurava di averlo avvistato nei pressi dell’abitazione di Noemi Bocchi -, alla base della crisi coniugale c’è anche, o forse innanzitutto, una gestione di sé che Totti ha prima avallato, poi tollerato, ma con un’insofferenza crescente. Nella parte finale della sua carriera, e particolarmente da quando si è ritirato, Totti ha accettato che l’organizzazione della sua vita professionale finisse progressivamente nelle mani della cognata Silvia e, più recentemente, dell’altra sorella di Ilary, Melory, che ha perso il suo impiego di ortottica. Le due cognate sono divenute via via più centrali nella gestione di Francesco, mentre i suoi storici collaboratori, a cominciare dal fidatissimo Vito Scala, si defilavano. Emblematica, in questo senso, fu l’organizzazione della festa dei suoi 40 anni, nel 2016, da cui rimasero fuori amici storici, per far posto al coté di volti più o meno noti con cui Totti si accompagna da qualche anno, sempre più annoiato. L’impressione è che Francesco e Ilary siano arrivati ad una resa dei conti anche su questo fronte, che l’uno voglia riacquistare i suoi spazi, magari anche tornando a lavorare nell’amata Roma, e l’altra voglia sentirsi libera di fare le sue scelte, senza compromessi. Un esito scontato, per chi li conosce bene, ma non per questo meno doloroso. Ci sono attività, case, soldi di mezzo, ma innanzitutto i ragazzi, e quelli vanno protetti da tutto questo.