Fabrizio Goria per "la Stampa", 24 febbraio 2022
ORCEL NUVOLOSO - TRA LE BANCHE PIÙ ESPOSTE VERSO LA RUSSIA C’È L’ITALIANA UNICREDIT: GLI AFFARI CON MOSCA PER L’ISTITUTO GUIDATO DA ANDREA ORCEL VALGONO 13 MILIARDI - LA BCE ACCELERA NEGLI STRESS TEST E CHIEDE DATI AGGIORNATI: INSIEME A QUELLA DI PIAZZA GAE AULENTI, LE BANCHE PIÙ A RISCHIO DALLA GUERRA IN UCRAINA SONO SOCIETE GENERALE E RAIFFEISEN. L’ESPOSIZIONE TOTALE EUROPEA È DI 85 MILIARDI -
La Banca centrale europea accelera negli stress test sugli istituti di credito dell'area euro più esposti alla Russia. Dopo aver avvisato le banche a metà gennaio ora chiede di fornire i dati più aggiornati possibile. Già entro la fine della settimana.
Tre le realtà più esposte, secondo i dati della Banca dei regolamenti internazionale (Bri): Société Générale, Raiffeisen e UniCredit. Nella lista, anche Hsbc e Ing. Ora la Bce vuole vederci chiaro, sintomo che nuove sanzioni finanziarie stanno per arrivare.
I bilanci ai raggi X L'escalation della crisi fra Russia, Ucraina e Nato preoccupa Francoforte. A tal punto che ha deciso di valutare ogni singolo aspetto di bilancio delle banche che supervisiona. A fine del terzo trimestre 2021, secondo i dati della Bri, l'esposizione complessiva dei gruppi bancari dell'eurozona era pari a circa 85 miliardi di dollari.
Quasi sei volte rispetto a quella degli istituti statunitensi, 14,7 miliardi di dollari. La fetta maggiore, stando ai dati della European banking authority (Eba), è sulle spalle di UniCredit, con circa 13,1 miliardi di euro di esposizione.
Un portavoce della banca sottolinea che il patrimonio nella controllata russa «è inferiore al 4% del patrimonio netto totale del gruppo e se si guarda ai prestiti e alle attività di business la percentuale è anche inferiore».
Inoltre, afferma, «tutte le esposizioni presentano un elevato grado di copertura, e la controllata è molto liquida e autofinanziata». Seguono a poca distanza l'austriaca Raiffeisen e la francese SocGen. Minori gli asset dell'anglo-asiatica Hsbc e dell'olandese Ing. Viceversa, risibile l'esposizione al rischio sovrano per Intesa Sanpaolo, 50 milioni di euro, dice un portavoce dell'istituto, mentre i prestiti domestici sono pari a 5,5 miliardi di euro.
A preoccupare la Bce sono le interconnessioni del sistema finanziario dell'area euro con le due principali realtà bancarie della Federazione Russa, Sberbank e Vtb Bank. Il tutto senza escludere le altre, come Gazprombank, Credit Bank of Moscow, Alfa-Bank, Russian Agricultural Bank, Bank Otkritie, Promsvyazbank e Sovcombank.
«L'urgenza è comprendere quali possono essere le conseguenze, da un lato di un possibile conflitto e dall'altro delle sanzioni imposte dai Paesi della Nato», afferma una fonte Bce dietro richiesta di anonimato.
Pertanto, «entro la fine della settimana dovremmo avere il quadro più chiaro su quali sono gli asset coinvolti».
Di qui, l'eventuale decisione di spingere con sanzioni più severe, come interventi sul sistema di pagamenti transnazionali Swift, che estrometterebbe Mosca dal circuito interbancario internazionale. Quattro le aree su cui la Bce ha chiesto alle banche di verificare con tempestività. Liquidità, prestiti, trading attivi e attuale posizione valutaria, il tutto con l'obiettivo di valutare al meglio i rischi per la stabilità finanziaria dell'eurozona.
Gli analisti Nel complesso la situazione non dovrebbe destare troppa preoccupazione. Secondo gli analisti di Oxford Economics, «sebbene le sanzioni possano avere un impatto considerevole sui risultati di tali banche in Russia, le loro operazioni nel Paese rappresentano una piccola parte della loro attività totale».
Nello specifico, «meno del 3% del totale delle attività ponderate per il rischio nel caso di SocGen e UniCredit, ma vicino al 10% per Raiffeisen». Di conseguenza, continua l'analisi, «il rischio sistemico in generale per il sistema bancario europeo è limitato». Diversa invece la faccenda per quanto ai mercati azionari.
Per Oxford Economics è probabile le banche più esposte vadano incontro «a una maggiore volatilità, concentrata in particolare sulle società con esposizioni più ampie», ma la società di ricerca britannica non ritiene che le azioni europee possano subìre «perdite consistenti e prolungate a meno che il conflitto non si intensifichi».