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 2022  febbraio 24 Giovedì calendario

Biografia di Dian Fossey

«Più conosco la dignità dei gorilla e più evito gli esseri umani Sono in grado di prevedere le loro azioni e non sono mai mossi da secondi fini». Questa frase – che assomiglia a quella che dice: «Più conosco gli uomini, più amo gli animali», attribuita a molti autori – è stata pronunciata da una zoologa statunitense, Dian Fossey. La Fossey ha passato gran parte dell’esistenza osservando e studiando i gorilla delle foreste e delle montagne del Ruanda e ha scritto una biografia da cui è stato tratto un film con Sigourney Weaver, Gorillas in the Mist, Gorilla nella nebbia. Il titolo si riferisce al suo primo incontro con questi animali.
LA MAGNIFICENZA
«I loro occhi dardeggiavano sotto le sopracciglia, quasi cercassero di decidere se avevano davanti a loro amici ben disposti o potenziali nemici. Fui colpita subito dalla magnificenza fisica dei loro corpi giganteschi, neri e lucenti, in perfetta simbiosi con la verde tavolozza del fogliame della foresta. Penso fu quello il momento in cui ebbi la netta percezione che sarei tornata in Africa a studiare i gorilla di montagna».
Lo studio dei primati – e degli animali – è sempre stato oggetto di notevole interesse. L’etologa Jane Goodall è molto conosciuta per aver osservato gli scimpanzé e le scimmie antropomorfe in Africa. Ha fondato l’Istituto Jane Goodall e ha ricevuto varie onorificenze. Joy Adamson, invece, si è occupata soprattutto di leoni e ha scritto un bestseller, Nata libera, in cui narra le vicende di una cucciola di leonessa, Elsa, cresciuta da lei e dal marito George, e poi restituita alla libertà. Dal libro è stato tratto un film premio Oscar e uno sceneggiato televisivo di grande successo.

I PERICOLI
A volte, però, il prezzo da pagare per il coraggio nel difendere gli animali e l’ambiente è la vita stessa. È il caso di Dian Fossey (anche Joy Adamson è morta assassinata in circostanze mai chiarite).
La Fossey nasce il 16 gennaio 1932 a San Francisco, in California. I suoi genitori divorziano e lei viene affidata alla madre, che si risposa. Dian passa un’infanzia solitaria e infelice, che la segna. Ha un cattivo rapporto con lo scostante patrigno e trasfonde il bisogno di affetto in un grande amore per gli animali. Il patrigno non acconsente al suo desiderio di fare veterinaria, perché desidera che faccia studi legati al business. Lei finisce per seguire un corso per terapisti occupazionali. Diventa terapista, lavora in diversi ospedali della California e poi del Kentucky, dove si occupa di bambini disabili. Si converte al cattolicesimo. La lettura degli studi di George Schaller, che ha lavorato sui gorilla, la porta a interessarsi a questi animali.

LA COLLABORAZIONE
Nel 1963 si reca in Africa e arriva in Ruanda (usa i suoi risparmi per pagare il viaggio), dove incontra il paleontologo Louis Leakey. «Un giorno – gli dice – verrò qui a lavorare». La visione dei gorilla nella nebbia la colpisce. Qualche anno dopo, ritrova Leakey in America, che le propone di andare a lavorare con lui. Lei accetta e nel 1966 va prima ad abitare nella Repubblica democratica del Congo (allora Zaire) e poi in Ruanda.

LE DENUNCE
Per molti anni studia i comportamenti dei gorilla, scoprendone l’intelligenza, la mitezza, la natura sociale. Con alcuni di loro crea un forte legame. Si affeziona in particolare al maschio Digit, che ha seguito da quando era cucciolo. Istituisce il Karisoke Research Center, nel Parco nazionale di Virunga. Purtroppo, i gorilla sono spesso vittime di bracconieri crudeli, che tagliano loro testa, mani e piedi, ricercati dai collezionisti. Nel dicembre del 77, Digit viene ucciso e mutilato dai bracconieri; poi la stessa sorte tocca ad altri animali. La Fossey intensifica la sua battaglia, dà vita a una campagna internazionale, denuncia e mette taglie sui sospetti, fa avere fucili ai suoi studenti. Secondo alcuni forse eccede, pare che giunga a inimicarsi la tribù locale, distruggendo le trappole che servono alla sua sussistenza e nelle quali cadono gli stessi gorilla. Scrive un articolo su National Geographic sulla morte di Digit e comincia a ricevere molte donazioni. In seguito, verrà istituito il Dian Fossey Gorilla Fund.

L’ASSASSINIO
La notte del 26 dicembre 1985 Dian viene uccisa a colpi di pango, il machete usato per i gorilla. Ancora oggi, non si sa chi l’abbia barbaramente assassinata. Secondo Farley Mowat, che ha scritto Woman in the Mists, la sua morte «è da attribuirsi a chi in Ruanda non aveva interesse alla salvaguardia dei gorilla o chi vedeva nella Fossey una minaccia all’attività turistica». Cioè, appunto, ai bracconieri. Il neurobiologo Sapolsky parla della sua scomparsa in Diario di un uomo scimmia. Insieme a Jane Goodall e Biruté Galdikas, ha fatto parte della epopea delle Trimates, le tre scienziate mandate da Leakey a studiare le scimmie nel loro habitat. E ha contribuito alla salvaguardia dei gorilla di montagna, che forse si sarebbero estinti. Grazie a lei, infatti, le autorità hanno punito più severamente il bracconaggio. Nessuno ha amato i gorilla più di lei, c’è scritto sulla lapide della sua tomba nel campo di Karisoke. Accanto, è sepolto Digit.