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 2022  febbraio 24 Giovedì calendario

Studiare il latino anche alle medie?

Le cinque declinazioni e i verbi, il perfetto e il piuccheperfetto, ma anche Cicerone, Catullo e Cesare. Sono tutti pronti a tornare in prima media, regolarmente in classe. E così l’idea di far studiare il latino ai ragazzi della scuola secondaria di primo grado si fa concreta. Si tratta di una possibilità per le scuole su cui il ministro all’Istruzione Patrizio Bianchi ha dato parere favorevole.
La questione è stata sollevata durante un’interrogazione parlamentare in cui, in sostanza, si chiedeva il ritorno dell’insegnamento del latino nei tre anni di scuola media. «La reintroduzione può essere una scelta opportuna», ha risposto il ministro Bianchi, «per valorizzare l’eredità della tradizione greca e latina, così da trasmetterla agli studenti, non soltanto come patrimonio del passato, ma come chiave di interpretazione e di lettura della contemporaneità».
Il ministro ha poi specificato che i collegi dei docenti possono inserire insegnamenti a scelta, occupando un limite massimo del 20% dell’orario delle lezioni. Quindi il piano triennale dell’offerta formativa delle scuole secondarie di primo grado può prevedere anche l’insegnamento del latino. Un’ora su 5, delle normali lezioni settimanali, può essere dedicata allo studio della lingua classica e alla sua grammatica. Sempre che il collegio dei docenti deliberi in questo senso. 
Quindi il ritorno allo studio della lingua latina è possibile e incassa anche il parere positivo degli esperti, dimostrando di non essere una lingua poi così morta. Approcciare al latino già dalle scuole medie può servire ai ragazzi come prima forma di orientamento nel caso in cui si decida di seguire un percorso liceale, dove la lingua latina è ben presente. Ma non solo. Secondo il filologo classico Luciano Canfora si tratta di un’ottima iniziativa: «Studiare il latino alle medie di certo non fa male alla salute», spiega, «e rappresenta un forte aiuto per conoscere la lingua italiana che sembra, purtroppo, sconosciuta alla massa. Se ne fa un uso scorretto dal punto di vista ortografico e sintattico. A questo punto servono docenti di scuola media che possano insegnare il latino ai ragazzi di 11 anni. Inoltre, come diceva Gramsci, il latino si impara non per parlarlo, ma per imparare a studiare. I ragazzi capiscono che l’ordine delle parole non è mai casuale e questo vale per tutto. Agli alunni delle medie farei leggere Cesare, ritenuto da molti di facile comprensione ma io non ne sono convinto perché è stato il più grande prosatore, così come farei leggere Tacito, per molti decisamente più complesso».
Lo studio del latino, dunque, come ordine mentale e approccio alla logica: la pensa così anche la professoressa Tiziana Catarci docente di ingegneria informatica della Sapienza. Da anni sostiene con corsi e incontri nelle scuole lo studio delle Stem, vale a dire le discipline scientifiche, tecniche, ingegneristiche e matematiche, tra i ragazzi più giovani e soprattutto tra le studentesse: «Ho sempre amato il latino, tuttora per me le materie umanistiche sono fondamentali perché la cultura classica serve a costruire le basi della logica e il pensiero critico, aiuta a formare i processi cognitivi. Il latino è importante anche per chi vuole studiare una materia tecnica o scientifica: c’è molta vicinanza, non a caso alla Sapienza stiamo preparando la prima laurea in Italia in filosofia e intelligenza artificiale».