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 2022  febbraio 23 Mercoledì calendario

Anna Ammirati si racconta

Dall’infanzia alla giovinezza alla maturità: Napsound, Anna Ammirati si racconta attraverso le parole e le musiche di Napoli. Il recital, di cui è autrice e protagonista, debutta il 2 marzo al Teatro La Pergola di Firenze.
«È un viaggio che attraversa le tre fasi dell’esistenza – spiega l’attrice napoletana – dove si sviluppa un dialogo tra le poesie meno conosciute di Eduardo De Filippo, Raffaele Viviani, Antonio De Curtis e Ferdinando Russo, con le musiche originali di Rocco Siliotto e le coreografie di Marco Mazzoni. Ma la particolarità consiste nel fatto che gli spettatori, oltre a vedere me sul palco, seguiranno i contenuti poetico-musicali indossando delle cuffie. Sarà un’esperienza immersiva».
La carriera teatrale di Ammirati cominciò prestissimo, proprio da Napoli: «Avevo 8 anni quando feci la mia prima comparsa in Miseria e nobiltà di Scarpetta. La passione per il teatro ovviamente non sapevo che cosa fosse, la vera appassionata era mia madre, sognava che io facessi l’attrice e mi portava in giro dicendo a tutti: “mia figlia è bravissima!” Quando poi ho effettivamente portato avanti questo mestiere, che è molto faticoso, un giorno, scherzando, le ho detto: mi hai rovinato!».
Sua madre, invece, faceva la sarta: «Creava dei vestiti meravigliosi. Mio padre faceva il marmista. Ma ricordo ancora che, quando nel 1984 morì Eduardo De Filippo, in casa fu un lutto per entrambi». La svolta nella sua carriera attoriale, però, è avvenuta al cinema con la Monella di Tinto Brass: «Avevo 19 anni, vivevo già per conto mio e fu una mia scelta. Ero tormentata, in un certo modo ribelle, quindi non posso dire che sia stata una decisione pensata. La cosa fondamentale era essere indipendente economicamente dalla mia famiglia. Ho incontrato quel regista importante e mi sono sentita gratificata dal fatto che mi avesse scelto. All’epoca, pensai: che vuoi che sia recitare qualche scena nuda. Sì, ero stata sola in quella decisione ed ero anche un po’ incosciente. Il film di Tinto era una provocazione. Certo, per mio padre già avere una figlia attrice era uno scandalo, ma per me era una liberazione».
Dopo quel film, Ammirati racconta di essersi scontrata con i pregiudizi: «C’era la tendenza a offrirmi altri film che comportavano il dover mostrare il mio corpo, ma la cosa è finita subito». Poi è arrivata la laurea in psicologia, «materia molto connessa al lavoro dell’attore che nei momenti di crisi mi ha molto aiutato».
Oggi ha una figlia ventenne, Sara, che non sta seguendo le orme della mamma e del papà Graziano Piazza, attore anche lui: «Quando le abbiamo chiesto, vuoi fare l’attrice? Lei ha risposto “no grazie, non voglio fare la vostra vita, non staccate mai”». Sul fronte dei giovani, invece, Ammirati a breve si occuperà del progetto Osa, patrocinato dal Ministero della Salute: «Si occupa dei minori che patiscono dipendenze da internet, una patologia che si è acuita con la pandemia». Ma la Anna quarantenne di è molto distante dalla monella ventenne? «Ho avuto i miei momenti duri, ma mi sono sempre rialzata da sola. Nascere a Napoli fa la differenza».