la Repubblica, 23 febbraio 2022
Le mazzette degli appalti Rai
ROMA – «Quella Rai… omissis … ha sempre corrotto tutti, dando soldi a non finire… omissis … e adesso vedrai che scoprono Roma... omiss is … eh, gli orologi». Bastano venti omissis per far tremare i piani alti di Viale Mazzini.
L’inchiesta, nata tra le bancarelle del mercato ortofrutticolo di Milano, ha già portato all’arresto dell’ex capo della Direzione acquisti della Tv di Stato, Gianluca Ronchetti. A cui apparterrebbero le buste zeppe di contanti per oltre 194 mila euro e decine di anelli, bracciali, pepite d’oro e Cartier rinvenuti il 31 gennaio nella casa della madre, nascosti dentro i vasi del piccolo giardino all’Aurelio. I proventi, secondo gli inquirenti, delle mazzette che stanno seminando il panico nel quartier generale Rai.
“Colpa” dei passaggi oscurati nell’ordinanza di applicazione delle misure cautelari anche a carico di due imprenditori lombardi, i fratelli Giorgio e Andrea Gnoli. Segreti che, una volta concluse le indagini, potrebbero inguaiare altri manager del servizio pubblico. Gli omissis riguardano infatti «un sistema diffuso di irregolarità attuate da dipendenti Rai per favorire l’aggiudicazione di appalti ad alcuni operatori del settore dei servizi di facchinaggio e manovalanza per gli allestimenti scenici nei centri di produzione di Milano e Roma», si legge nell’ordinanza. Frutto dei «mutamenti dell’assetto organizzativo» che ormai impone anche all’emittente di Stato di applicare il «codice dei contratti pubblici». In sostanza: nelle gare che la controllata del Tesoro ha centralizzato ormai otto anni fa c’è qualcosa che non funziona. Da tenere però coperto finché la Finanza non avrà completato il lavoro coordinato dal pm Claudia Terracina.
Dai documenti e dalle intercettazioni emergono 190 contratti di affidamento alla famiglia Gnoli fra il 2015 e il 2019. A stipularli era sempre la Direzione Acquisti guidata da Ronchetti. Il quale – in cambio di soldi, beni di lusso e favori – assegnava gli appalti diretti o con procedure negoziate sotto la soglia dei 40 mila euro per bypassare i controlli. Gli atti dell’inchiesta contengono tutti i cliché tipici della corruzione in salsa romana. Fra i regali compaiono due Rolex Daytona, suite all’Hotel Yard di Milano in occasione della partita Roma-Inter, viaggi a Saint Tropez. Persino la chat di gruppo aveva un nome da B-movie: “Martedì… gnocchi”. A farne parte, oltre ai fratelli Gnoli, erano i tre dipendenti della tv pubblica Bruno Bortolotto, Corrado Pirola e Massimiliano Mazzon, responsabile dei contratti, con cui – secondo la procura – gli imprenditori avevano «rapporti diretti». Sono i due imprenditori a rivelare l’esistenza di fondi neri con cui il padre e lo zio pagavano ogni mese 15 mila euro a Ronchetti e ad altri uomini della Rai di Milano. «Lo stipendio veniva calcolato a misura della importanza del funzionario» e poteva oscillare tra i 1.000 e i 2.000 euro. In questo modo gli indagati avrebbero ottenuto decine di affidamenti, anche per Sanremo Young. Un affare per gli Gnoli e per i dipendenti infedeli. Meno per l’azienda di Stato: «Dal 2014 al 2017 sono stati spesi sempre importi maggiori rispetto a quelli che Rai ha investito per i medesimi servizi nel 2013», scrivono gli inquirenti. Il costo della corruzione.