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 2022  febbraio 22 Martedì calendario

Intervista a Irama


È l’outsider della canzone italiana. Che sia Sanremo o che sia la corsa al tormentone, gli addetti ai lavori si lanciano su altri nomi. Irama parte sempre dalle retrovie, mette la freccia e via sulla corsia di sorpasso. Fece Sanremo Giovani nel 2016, pochi mesi dopo si trovò senza contratto, entrò ad «Amici» e vinse nel 2018. Nel Festival 2021 fu quinto senza mai esibirsi dal vivo causa Covid e «La genesi del tuo colore» è arrivata a tre dischi di platino. Quest’anno «Ovunque sarai» è rimasta fuori dal podio ma è la seconda più ascoltata dopo «Brividi» con 15 milioni di streaming. «Voglio raccontare me stesso con la musica e non me frega dell’essere considerato cool o dell’essere fra i preferiti dalla critica. Quello che conta sono i numeri, le persone che mi seguono. Detto questo, non sono ancora nessuno».
«Il giorno in cui ho smesso di pensare» esce venerdì: il titolo?
«È una provocazione. Sarebbe bello smettere di pensare, ma è impossibile. Allora continuo a scavarmi dentro e a cercare risposte. Nella musica questo mi ha portato a un disco ricco di mondi diversi, dal latin agli anni 80 al blues al rap. Sono canzoni senza paura che non restano bloccate dagli stereotipi delle playlist».
«Ovunque sarai» è una lettera a una persona che non c’è più. Da un post su Instagram sembrerebbe dedicata a sua nonna. È lei?
«Le canzoni vengono indossate dalle persone. Quando non ci sarò più io, rimarranno le mie parole indossate da altri, questo è il mio traguardo. Non lo dissi perché non volevo cercare la notizia o essere paraculo. Postai quella foto con mia nonna senza dire chi fosse ma preferisco non raccontare altro. Le mie canzoni sono spesso legate a persone perse. La perdita fa parte della vita e il ricordo è quello che resta. L’altra sera in un locale una ragazza mi ha detto che la canzone la riporta alla morte del padre per cui mi ama e mi odia allo stesso tempo. Queste emozioni sono ciò che conta».
Nel disco c’è tanto latin, ma non solo reggaeton, brani quasi psichedelici, ballad... E poi i feat: Sfera, Rkomi, Guè, Willy William, Shablo, Epoque e Lazza...
«È un disco contaminato culturalmente, in cui parla la musica. Nei primi quattro album ho raccontato me stesso, la mia identità: ora è il momento di aprirsi ad altri. C’è una radice musicale urban in queste collaborazioni che è quella da cui vengo io, a metà fra rap e pop».
Lei è parte di una generazione che sta cambiando la musica. Che succede?
«Stiamo vivendo una golden age, un momento artistico micidiale con l’Italia che torna ad alti livelli. Accade tutto in fretta, ci saranno anche molti errori, ma raccontiamo qualcosa di nuovo».
Bullismo
Da bambino sono stato anche vittima
di episodi di bullismo: c’era addirittura
un gruppetto di ragazzini che voleva aggredirmi fisicamente
Però c’è un rap che «puzza di adolescenza» dice in «Colpiscimi», pezzo con Lazza...
«Si sentono spesso canzoni con donne citate qua e là, ma come dico nel brano questi non sanno di cosa parlano».
Nel testo di «Baby – Cap XI» ci sono riferimenti a Dio e agli angeli. Il capitolo è un riferimento alla Bibbia?
«No. È una cosa molto personale, l’11 indica le piume. Nei geroglifici egiziani la piuma viene disegnata dritta quasi a sembrare per noi il numero 1».
Lei ha sempre una piuma addosso, vera o riprodotta in un gioiello...
«Da bambino ho sempre avuto attenzione a quello che gli altri pensavano di me. A volte ci restavo male. Crescendo quella sensibilità è rimasta, ma combatto questo mostro del condizionamento totale. È qualcosa che si lega anche al bullismo. Ho avuto episodi in cui c’era un gruppetto che mi voleva menare. Le piume le ho sempre portate come scudo da chi mi prendeva in giro e anche da qualche gruppetto che voleva aggredirmi fisicamente. Ho imparato a essere me stesso totalmente e non essere qualcosa per gli altri, ma non le mollerò mai: non è styling, fanno parte di me, sarebbe come mollare me stesso».
«Mi chiedono chi è Irama» dice in «Iride»... Chi è?
«La frase era quella di un ragazzetto che voleva fare l’arrogante... Al di là di quello, ci sono foto che fanno vedere come sono cambiato. Ecco, voglio essere qualcuno che domani è un altro».