Corriere della Sera, 22 febbraio 2022
Sabaudia, le carte tra salsicce e maglie di calcio
«Puoi anche riferire al sindaco, io vengo lì e faccio un casino da pazzi...» tuonava l’imprenditore Giuseppe Pellegrini al telefono, lamentando la mancata definizione degli accordi per la manutenzione del vecchio pontile di Sabaudia che avrebbe potuto penalizzarlo in futuro. Nel capovolto universo del «sistema-Sabaudia» gli imprenditori comandavano e la pubblica amministrazione taceva, trattava. Così i titolari delle 45 concessioni balneari lungo le dune del litorale sarebbero stati, secondo i magistrati, complessivamente inadempienti sotto il profilo economico. Titolari di attività mancavano di versare i canoni di concessione e proprietari di chioschi che durante la stagione balneare fatturavano cifre stellari omettevano di pagare il dovuto al demanio. La ruota degli affari girava ma le casse pubbliche non intascavano un soldo.
Quando poi capitava una stretta, gli imprenditori lamentavano preoccupazione. Piange Saporetti, proprietario di una fetta pregiata delle dune litoranee, sotto al Circeo. Ed è il presidente dell’associazione di categoria Emanuele Avagliano a riferire alla sindaca Giada Gervasi come il pagamento delle tasse di concessione affliggesse i titolari di stabilimenti: «L’Avagliano avvisava la Gervasi che i balneari si stavano rivolgendo a lui per la questione dei pagamenti delle concessioni, a partire da Carbonelli, passando per Saporetti, passando per Natale, per Dell’Omo...». E piange il titolare della Rosa dei Venti, chiosco che «nel 2019 era stato sottoposto a un solo controllo, avvenuto peraltro al termine della stagione stessa (quando cioè ormai la struttura era stata smontata, divenendo così materialmente impossibile riscontrare eventuali irregolarità)». Ebbene non solo il titolare subaffitta in nero l’attività ma, in seguito, riesce a mobilitare l’ex sindaca contro la funzionaria che aveva rilevato irregolarità nel pagamento delle concessioni. Commentano due carabinieri del luogo, in una tra le molte conversazioni captate dalle microspie: «Questi c’avranno preso praticamente 300/400 mila euro. Tra l’altro anche camuffati in qualche modo... è perché non potevano risultare... non è che stanno a vende’ un’attività, non la possono vende’ l’attività capito?». Altrove, nelle intercettazioni ritorna come un leit motiv l’ansia di molti imprenditori per i pagamenti dovuti al demanio e vissuti come iniqui: «Io ti ho chiamato – dice Mario Ganci alla sindaca – perché sono molto preoccupato per la situazione che abbiamo... noi stiamo cercando di lavorare per trovare dei rimedi ma intanto dagli uffici arrivano le revoche... a parte Tony (Tony l’Egiziano, titolare dello stabilimento omonimo, ndr) ma pure al chiosco di Polidoro è arrivata una revoca... siccome pure quella si basa su una cosa che si sta pensando di rivedere...». In un sistema del genere la mancanza di trasparenza gioca a favore di assessori e imprenditori collusi: «Mo vediamo come buttarli fuori» pianifica l’assessore ai Lavori pubblici, Innocenzo D’Erme, riferendosi a candidati sconosciuti che partecipavano alle gare. Ma, in un sistema del genere, si ragionava anche in termini di consenso elettorale. Osserva Giovanni Bottoni, responsabile di un settore dei lavori pubblici al telefono con l’imprenditore Sandro Dapit: «È tutta gente amica che elettoralmente può essere amica di qualcun altro». A dire che, in un futuro non troppo lontano, quei consensi avrebbero potuto tornare utili.
Una spirale di continui favori, anche minimi: tra gli episodi citati nell’ordinanza della gip, così, finisce anche la promessa di salsicce e di una maglia dello juventino Dybala a un carabiniere in cambio della potatura degli alberi di una villa senza l’autorizzazione necessaria. Maglia autografata, però, e con dedica.