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 2022  febbraio 22 Martedì calendario

La Rai e il risiko delle antenne

Roma Il governo studia un provvedimento – un Dpcm – che punta a cambiare l’assetto di Rai Way. Se approvato, il Dpcm autorizzerà la casa madre Rai a scendere sotto il 51% nel capitale di questa società strategica (RaiWay), proprietaria delle antenne per le trasmissioni tv, della rete in fibra ottica e dei satelliti. Una simile mossa riaprirebbe il risiko delle alleanze nel settore delle torri, effervescente da sempre. Ma le incognite politiche restano forti.
Oggi la televisione di Stato ha in mano il 65,073% di Rai Way. E non può scendere sotto il 51% del capitale perché così stabilisce un decreto, un Dpcm, approvato dal governo Renzi il 2 settembre 2014. Attraverso questa norma, l’allora premier Matteo Renzi tagliò la strada a EI Towers (gruppo Berlusconi) che tentò di unire le sue antenne con quelle della Rai. EI Towers nel 2015 lanciò un’Offerta pubblica di acquisto e scambio su Rai Way, che morì sul nascere.
Adesso, in soli otto anni, il mercato delle torri è totalmente cambiato ed è nuovo anche il clima politico. Il governo di unità nazionale ha avviato una revisione delle partecipazioni pubbliche che prevede la vendita di Ita Airways (totalitaria, in prospettiva) e la probabile, possibile caduta di un simbolo. La partecipazione della Rai in Rai Way – fissata ad almeno il 51% in chiave anti-Berlusconi – non è più un tabù. D’altra parte anche EI Tower ha cambiato pelle, con il gruppo F2i azionista di maggioranza al 60% e Mediaset (adesso Mfe), in minoranza al 40%. Nel nuovo scenario politico e industriale, una fusione tra Rai Way ed EI Towers è un’ipotesi che torna di attualità. In una casa comune, la Rai resterebbe comunque azionista di riferimento; e troverebbe in F2i un compagno di strada dal profilo istituzionale. Socia di un gruppo grande e centrale nel sistema delle infrastrutture, Rai Way potrebbe realizzare importanti sinergie; risparmiare negli investimenti; e alla fine generare un dividendo straordinario in favore del socio principale, la Rai.
E questo dividendo straordinario farebbe bene alla televisione di Stato, dove l’amministratore delegato Carlo Fuortes opera con il chiaro mandato di risanare strutturalmente il bilancio. Un cambio strutturale è indispensabile per Viale Mazzini che entra in fibrillazione a ogni imprevisto. I Mondiali di calcio del 2022 in Qatar – per esempio – sembravano la leva per importanti entrate pubblicitarie, che sarebbero ridimensionate se l’Italia fallirà la qualificazione.
Tra i tifosi di una fusione tra Rai Way e la nuova EI Towers c’è sicuramente Renato Ravanelli, amministratore delegato di F2i, che ha ripetutamente studiato l’operazione anche quando i venti politici e industriali erano contrari. A fine mese, Ravanelli terminerà il suo secondo mandato. Ma fonti finanziare lo danno in corsa per un terzo e ultimo alla guida della società.
Le incognite politiche, anche se attenuate, restano in campo. Influenti esponenti del Pd, ad esempio, continuano a considerare indispensabile quel presidio di almeno il 51% di Rai in Rai Way. È anche vero che il 2019 ha segnato la nascita di un gigante delle tlc dall’unione tra le torri di Tim e quelle di Vodafone all’interno di Inwit. Forse i tempi sono maturi perché uno scenario simile prenda forma anche per le emittenti tv.