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 2022  febbraio 22 Martedì calendario

Come devono cambiare le regole sul segreto bancario

L’ultima notizia esplosiva – i Suisse Secrets – riportata da numerosi organi di informazione internazionali è il proseguimento del lavoro pionieristico sui Panama Papers e i Paradise Papers. Da un certo punto di vista, si tratta sempre della stessa solfa, una storia trita e ritrita: ogni volta che i giornalisti alzano un po’ la cortina di segretezza dietro la quale agisce il settore finanziario, capiamo meglio perché il segreto sia così importante. Serve a coprire una rete di attività corrotte e scellerate eseguite in misura spropositata – e che non stupisce più di tanto – da clienti tenebrosi e famiglie di dittatori, e, presa nel mezzo, una manciata di politici apparentemente rispettabili che vivono nei Paesi democratici.
Questa volta, però, siamo in presenza di qualcosa di diverso. Questa volta non si sta parlando di un’isoletta sperduta, di un paradiso fiscale chissà dove, di un Paese in via di sviluppo e in difficoltà che cerca di escogitare un modello alternativo di produzione ed esportazione di stupefacenti. Qui si sta parlando di una delle banche più importanti nel cuore stesso dell’Europa, per la precisione di uno dei Paesi più ricchi al mondo, un paese dove si presume che la legalità debba regnare incontrastata. La vicenda è tanto più demoralizzante se si tiene presente che il Paese e la banca coinvolta si erano impegnati espressamente ad agire in modo trasparente e a fare sempre meglio, dopo una lunga storia in cui facilitare l’evasione fiscale era parso il minore dei problemi. È proprio questo il punto: senza maggiore trasparenza non può esservi una rendicontazione attendibile.
In verità, con il passare del tempo la posizione della Svizzera sembra assumere sempre più due facce diverse, con un inquadramento giuridico che penalizza chi cerca di aprire uno squarcio nei suoi segreti. Vari Paesi in varie parti del mondo hanno approvato leggi a tutela degli informatori, dopo aver riconosciuto quanto sia difficile fare luce e dare notizia di comportamenti disdicevoli. Probabilmente, senza le nuove inflessibili leggi americane a tutela degli informatori, per Frances Hagen non sarebbe stato possibile denunciare i misfatti di Facebook. In verità la Svizzera, una delle democrazie più antiche del mondo, sembra aver intensificato il suo impegno nei confronti del segreto, a prescindere dagli incentivi che dà ai malfattori, a prescindere dalle minacce ai giornalisti e a chi potrebbe accedere alle informazioni in grado di mostrare che cosa accade dietro le quinte e nell’ombra del sistema finanziario.
Sfortunatamente, ma non sorprendentemente, nessun organo svizzero di informazione è riuscito a unirsi alla collaborazione giornalistica globale a causa del rischio di gravi conseguenze penali previste dalle sue leggi sul segreto bancario. I giornalisti di altri Paesi, invece, dovrebbero ricevere complimenti ed encomi per aver rischiato di essere perseguiti dalle autorità svizzere. Certo, la Svizzera deve conoscere l’effetto tremendo delle sue leggi: quasi sicuramente preservare il suo business model più a lungo possibile era lo scopo primario di un Paese che trattiene una piccola fetta delle ricchezze mal guadagnate altrui, offrendo in cambio un posto segreto e sicuro dove ammassare e custodire l’oro.
Dai Suisse Secrets scopriamo due aspetti inquietanti. La collaborazione giornalistica internazionale ha fatto luce solo su una minima parte delle informazioni sui clienti della banca, eppure in quella minima parte vi erano già molti clienti inquietanti, dittatori e loro famigliari, criminali di guerra, funzionari e capi delle intelligence, manager corrotti, trafficanti di uomini, capi di Stato, uomini d’affari soggetti a sanzioni, violatori dei diritti umani – una vera e propria galleria di canaglie. Che cosa vedremmo se lo squarcio in quella banca fosse più grande?
In secondo luogo, sembra che i Paesi che subiscono le peggiori conseguenze per l’assistenza che la banca offre a personaggi di pessima lega siano i Paesi in via di sviluppo e i mercati emergenti. Questa rivelazione conferma ciò da cui gli esperti ci stavano mettendo in guardia già da molto tempo: la Svizzera ha acconsentito a uno scambio automatico delle informazioni perlopiù con altri Paesi avanzati, non con quelli poveri, e ancor meno con quelli che potrebbero ospitare attività illegali. Pertanto, cleptocrazia e corruzione possono benissimo prosperare ancora a lungo.
È un bene vedere che i giornalisti credono nel loro dovere di riferire i fatti e si battono per il diritto di sapere dei cittadini di quei Paesi che non hanno controllo su ciò che i loro politici nascondono in Svizzera. Ai politici dei Paesi avanzati piace molto fare discorsi di condanna della corruzione altrove. Invece, sono proprio i Paesi come la Svizzera gli elementi determinanti, quelli che offrono un nascondiglio sicuro e garantiscono rendimenti a lungo termine.
Ci corre l’obbligo di essere chiari: la Svizzera non è sola. Giustamente si lamenta, dicendo che chiudere le sue porte vorrebbe semplicemente dire spostare le attività alle proprietà immobiliari e alle istituzioni finanziarie di Miami, Londra e di altri centri dove si ricicla denaro sporco. Nondimeno, vi è qualcosa di ripugnante dal punto di vista morale per coloro che negli Stati Uniti, nel Regno Unito o in Svizzera vivono a spese dei bottini sottratti a coloro che sono molto più poveri di loro. E, a maggior ragione, dovrebbero sentirsi in forte imbarazzo tutti quei Paesi che, come la Svizzera, hanno messo a punto un ordinamento giuridico che permette a un simile sistema di prosperare.
Di quante vicende, di quante rivelazioni, di quante denunce ci sarà ancora bisogno prima che Svizzera, Stati Uniti, Regno Unito e altri Paesi cambino le leggi sul segreto bancario e le proprietà immobiliari, nonché su tutte le altre attività che facilitano il riciclaggio di denaro sporco e promuovono crimine e corruzione? Se scoperta e rivelazione di questo tesoro mettono in luce in che modo la Svizzera stia traendo beneficio da un flusso di soldi proveniente dai Paesi poveri, il sistema intero è corrotto: il marcio dei soldi sporchi guasta tutto ciò con cui viene a contatto. Lo abbiamo visto in modo eclatante e violento negli Stati Uniti, dove il Comandante in Capo era a uno stesso tempo anche il massimo riciclatore di denaro sporco e ha messo a repentaglio la democrazia del Paese.
Ora si spera che i Suisse Secrets – questo enorme risultato del lavoro di giornalisti onesti e rispettabili – sommergano di vergogna coloro che hanno opposto resistenza alla creazione di un sistema economico e finanziario più trasparente. —
Traduzione di Anna Bissanti