La Stampa, 22 febbraio 2022
Credit Suisse, la Svizzera rischia la lista nera
Il gruppo del Ppe – il più numeroso al Parlamento europeo – chiede alla Commissione di valutare se la Svizzera non debba essere considerata tra i paesi della lista nera per riciclaggio. La Finma, autorità di controllo del sistema finanziario elvetico, spiga di essere «in contatto con la banca» per le opportune valutazioni. I socialdemocratici e i Verdi svizzeri incalzano sulla libertà di stampa e puntano il dito sull’articolo 47 della legge bancaria svizzera che prevede l’arresto per la violazione del segreto bancario. Sono alcune delle reazioni alla pubblicazione di Suisse Secrets, una investigazione alla quale hanno partecipato 48 testate di 39 paesi – per l’Italia La Stampa e IrpiMedia – su 18 mila conti di Credit Suisse. Inchiesta che ha svelato tra i clienti dell’istituto dittatori, narcotrafficanti, evasori fiscali di mezzo mondo. Innescando una serie di dubbi sulle pratiche dell’istituto e sul rispetto delle regole di tracciabilità dei fondi e riconoscibilità dei clienti.Il gruppo bancario elvetico, già al centro di una serie di scandali negli ultimi anni, ieri ha subito anche il contraccolpo in Borsa: il titolo dell’istituto ha perso oltre il 3% alla Borsa di Zurigo, dove è quotata.Reazioni sono arrivate da alcuni dei personaggi citati nell’inchiesta. Re Abdullah II di Giordania fra il 2011 e il 2016 aveva sei conti presso il Credit Suisse, un altro era a nome di Rania, uno di questi sarebbe stato in seguito valutato 230 milioni di franchi svizzeri. Nello stesso periodo l’Fmi accordò un salvataggio finanziario alla Giordania ma a condizione di non poche misure di austerity con sacrifici chiesti ai cittadini. La Casa Reale giordana ha emesso ieri un comunicato per definire le rivelazioni del consorzio di testate «inaccurate, vecchie e ingannevoli».Giordano era anche Sa’ad Kahir: a capo dei Servizi segreti di Amman tra il 2000 e il 2005, ha ispirato il personaggio di Hani Salaam nel film “Nessuna verità” con Loenardo Di Caprio e Russel Crowe. Alleato degli Usa nella lotta al terrorismo, ha accumulato fino a 28 milioni di franchi svizzeri in un conto al Credit Suisse aperto nel 2003 e chiuso poco dopo la sua morte nel 2009. Accusato di traffico di petrolio, era colui che sovraintendeva alle «rendition» americane in Giordania.Quello delle spie è un capitolo nella vicenda dei clienti della banca. Sono almeno 15 gli alti vertici dei servizi di vari paesi presenti. Tra questi Omar Suleyman, ex capo dei servizi egiziani durante il regime di Mubarak, Carlos Luis Aguilera Borjas, ex guardi del corpo di Chavez diventato capo dei servizi venezuelani, Khalaf Al-Dulaimi, a capo dei servizi iracheni sotto Saddam Hussein. Tutti con conti di molti milioni di euro, poco compatibili con lo status di funzionari statali seppure di altissimo livello.Tra i clienti anche due ex alti esponenti del regime siriano, accusati di essere corresponsabili di crimini di guerra e contro l’umanità. Si tratta dell’ex vice presidente siriano Abdel Halim Khaddam, morto a Parigi due anni fa, e Muhammad Makhluf, a lungo esponente di spicco dell’oligarchia al potere a Damasco e defunto zio dell’attuale presidente siriano Bashar al Assad. g. pao. —