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 2022  febbraio 21 Lunedì calendario

Intervista a Danilo Toninelli, l’ingenuo

Fenomenologia di Danilo Toninelli, ex carabiniere, ex ispettore di sinistri, ex ministro, tra un po’ anche ex senatore. Di gran lunga il più sfottuto tra gli esponenti dei Cinquestelle. Deriso, preso in giro, anche parecchio perculato.
«Ho avuto un potere enorme e non mi sono mai risparmiato di esercitarlo contro i vecchi bastioni della rendita parassitaria, contro chi aveva le leve lunghe di un potere immortale. Sono giunto al ministero con la favolosa ingenuità del dilettante, di chi non aveva consapevolezza di quel che provocava con le proprie decisioni. Senza quell’incoscienza ti arrendi prima di iniziare».
Tecnicamente è stato un ardito, si può dire così!
«Chi avrebbe fatto la guerra ai Benetton come l’ho fatta io?».
Altri dicono che lei fosse solo un dilettante allo sbaraglio.
«Allo sbaraglio un corno. I Benetton intanto hanno ripagato sia il ponte che le case degli sfollati. Il decreto Genova l’ho scritto io!»,
A volte andava fuori tema. A volte oltre il tema.
«Se mi fai le pulci su ogni parola che dico troverai sempre qualcosa su cui polemizzare, e qualche altra per ironizzare. Giochino facile».
Toni Nulla scrivevano su twitter.
«Con i Cinquestelle voi giornalisti avete avuto sempre la penna rossa e il ditino alzato».
Il giorno che promuove l’auto ibrida annuncia di aver appena comprato un Suv e per giunta diesel.
«Ma Toninelli in tasca non aveva i soldi per comprare l’auto ibrida, cosa doveva fare? Andava a piedi? Il malanimo spiega tante cose: perché non giudicarmi per quel che ho fatto a favore della cosiddetta mobilità dolce e poco inquinante. I monopattini nelle strade, per esempio sono opera mia».
A volte sembrava davvero in trance, puntava con gli occhi un punto indefinito. Era davvero ipnotico il suo sguardo.
«Ero naif, e lo rivendico. Vero, sincero, con una passione per la politica e una integrità morale indiscutibili. Poi certo: giovane, capelli lunghi, pizzetto, fisicamente in forma. Il meglio del meglio per un comico»,
Era notevolmente ingenuo.
«Senta bene: più passi il tempo seduto in poltrona più divieni conservativo, pigro, timoroso».
Voi Cinquestelle vi siete però fidanzati con la poltrona.
«Spero che tutto il movimento confermi la linea fondativa: due mandati bastano poi si torna da dove si è partiti».
Perderemo anche Toninelli!
«Farò altre cose».
Tornerà a Castelleone, appena dietro Cremona. Tanta nebbia in inverno, tante zanzare in estate.
«Non è un posto da segnare per una gita turistica. Resiste solo chi è nato qui, o chi – pur essendoci nato – non ha dove andare».
Chissà se a Luigi Di Maio, suo antico leader, piacerebbe tornarsene a Pomigliano d’Arco.
«Gli auguro di ritrovare lo spirito primitivo dei Cinquestelle».
Lei è un guerriero.
«Non mi fermo mai, non mollo mai».
“Ho scritto il mio libro tutto da solo”. Chi l’ha detto?
«Volevo spiegare che non ero stato assistito da ghost writer, da editor, da gente che legge e corregge, ingentilisce, rimodula, sbianchetta. Tutto da solo, senza alcun aiuto. I giornalisti hanno colto l’occasione per fare la solita caciara».
A sua moglie dà assai fastidio vederla bersaglio continuo.
«A lei sì, a me no».
Dieci anni a Roma e poi più niente. Adesso che aveva capito tutto della politica… È un peccato!
«Mica lascio? Tra mezz’ora ho il mio appuntamento quotidiano con gli iscritti. Ci scambiamo valutazioni, notizie, pareri...».
Commentate.
«Commentiamo».
Farà l’opinionista web?
«Certo non lascio il Movimento».
Draghi è andato a Genova e ha ringraziato tutti tranne lei.
«Poco male».
Si è rabbuiato?
«Neanche per idea! Quel che ho fatto si vede. Se c’è il ponte è anche merito mio. E se sotto quel ponte adesso nascerà un giardino (quando l’annunciai tutti avanzarono un sorrisetto sfottente, per dire: il giardino sotto il ponte?) è sempre per merito mio».
Lei è un incompreso.
«Se Gioia Tauro è tornato ad essere un porto leader nel Mediterraneo è anche, se permette, merito mio».
La gente non sa nulla.
«L’ironia è facile, ma i fatti sono più forti».
Perderemo Toninelli e questa è una gran brutta notizia.
«Tranquillo, mica c’è solo il Parlamento».