Corriere della Sera, 21 febbraio 2022
Bartali a fumetti
Negli anni Cinquanta, se conoscevi un bambino nuovo, tra le prime domande che gli facevi c’era: tieni a Fausto Coppi o a Gino Bartali? Con le azzurrine palline dei ciclisti anche le bambine giocavano ore al Giro d’Italia nelle piste di cemento in città o, al mare, su quelle di sabbia.
L’albo biografico La bici di Bartali (HarperCollins Italia) dell’autrice americana Megan Hoyt, con le illustrazioni di Iacopo Bruno, che vive e lavora a Milano, lo farei leggere a tutti quei bambini d’allora, e anche a quelli di oggi che non conoscono il nome di Gino Bartali (Ponte a Ema, Firenze, 18 luglio 1914 – Firenze, 5 maggio 2000) ma che sulla bici anche loro volano e sognano.
E lettura utile a chi corre il rischio di credere che uno sportivo sia uno sportivo e basta, non anche un uomo né, tantomeno, un Giusto tra le nazioni, come Bartali nel 2013 dallo Stato d’Israele fu nominato.
Anche con le potenti illustrazioni di Iacopo Bruno viene raccontato come il leggendario campione riuscì a salvare la vita di ottocento ebrei, recapitando, nascosti nel telaio della bicicletta, documenti d’identità falsi. E un’intera famiglia, nascosta nella sua cantina, poté evitare la deportazione.
Nelle note, Lisa Bartali racconta come il nonno abbia sempre taciuto questa grande parte della sua vita, fu la riconoscenza dei salvati a portarla alla luce.