la Repubblica, 21 febbraio 2022
Intervista a don Selmo, il parroco che ha cantato Brividi nella sua omelia
Non è famoso come il suo omonimo interpretato in tv da Terence Hill, ma poco ci manca: don Matteo Selmo, 38enne co-parroco di Lonato del Garda, nel Bresciano, e coordinatore della pastorale giovanile della zona, è diventato una star sui social per aver cantato dal pulpito – durante un’omelia domenicale – i ritornelli delle tre canzoni vincitrici dell’ultimo Festival di Sanremo. Nel video diventato virale, Selmo immagina che San Pietro e San Remo (che in realtà non è mai esistito) invitino i fedeli ad “aprire tutte le porte” come nel brano di Gianni Morandi e che per cercare Dio nella quotidianità ci si debba chiedere “Forse sei tu?” come Elisa. Ma soprattutto che i “Brividi” con cui Mahmood e Blanco hanno vinto il Festival siano gli stessi provati da San Pietro al primo incontro con Gesù.
Una canzone che citata dal pulpito può apparire provocatoria, specie alla luce del fatto che “Brividi” è già diventata un inno della comunità lgbtq+, che vi legge un’esaltazione dell’amore omosessuale.
Don Matteo, la sua interpretazione di “Brividi” in chiesa le ha procurato critiche?
«Tutti hanno capito il messaggio che volevo lanciare, ovvero che la musica può aiutarci a comprendere la parola di Dio. Ho accostato l’attualità al Vangelo, proprio come faceva Gesù quando trasformava in parabole episodi di vita quotidiana. Ho ricevuto complimenti da tutta Italia.
Le critiche, anche feroci, sono arrivate quando ho parlato sui social di un altro cantante».
Ovvero?
«Achille Lauro. Dopo aver visto il suo finto battesimo sul palco dell’Ariston ho scritto un post in cui spiegavo che non condivido il suo gesto, ma che l’ho usato come spunto di riflessione. Noi cristiani dobbiamo ripensare il nostro modo di vivere la fede, concentrandoci sulla sua bellezza anziché attaccare chi la pensa diversamente. Ecco: per questo mi hanno scritto di tutto, compreso che dovrei restituire il collarino perché non sono degno di essere un prete».
Cita Mahmood nelle prediche e utilizza Achille Lauro come spunto per riflessioni teologiche. Possiamo dedurne che ha seguito con grande attenzione il Festival.
«Sì, da sempre. La musica è vita e in passato mi è capitato spesso di usare canzoni nelle omelie per rendere più chiari alcuni concetti. È un linguaggio universale, che mi permette di raggiungere tutte le generazioni. Quello che è successo negli ultimi giorni è emblematico».
Cioè?
«Blanco, che è delle nostre parti e ha una fidanzata proprio di Lonato, ha visto su TikTok un video della predica e l’ha definito «incredibile».
Dopo quella dichiarazione, sono stato sommerso dai messaggi di ragazzi entusiasti perché il loro idolo mi aveva fatto i complimenti.
Qualche giorno dopo è stato Gianni Morandi a notare la clip e a condividerla su Facebook. A quel punto mi hanno scritto i genitori e i nonni. È bellissimo, specialmente perché diffondendo quel video si parla del Vangelo».
Ha una canzone preferita tra quelle che ha citato dal pulpito?
«Sono un grande fan di Elisa e mi è capitato in varie occasioni di usare i suoi successi. Anzi, ora sto aspettando con impazienza la sua reazione al video: dopo Blanco e Morandi, manca solo lei. A parte gli scherzi, la canzone da cui ho tratto più volte ispirazione è “Via del Campo” di Fabrizio De André, in particolare per i versi “Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior”. È molto profonda».
Si aspettava tanto successo per la sua omelia musicale?
«Assolutamente no. Chi conosce la mia passione per la musica trova ormai queste mie uscite assolutamente normali, e i parrocchiani hanno imparato ad aspettarsele. Avevo già preparato la predica di domenica 6 febbraio prima che si concludesse il Festival, ma quando ho visto la classifica mi è venuto spontaneo pensare che dalle canzoni vincitrici si potevano trarre spunti interessanti. Così ho inserito le frasi dei vari brani».
Come vive la sua improvvisa popolarità?
«La butto sul ridere e quando serve mi allontano dal cellulare, che squilla in continuazione. Non voglio che i riflettori siano puntati su di me, però sono felice perché chi mi scrive non parlano delle canzoni, ma del Vangelo e questo è sempre un bene.
È Gesù il vero figo e l’ha dimostrato anche stavolta».