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 2022  febbraio 21 Lunedì calendario

Il J’accuse di Enrica Sabatini (compagna di Casaleggio)

Giuseppe Conte? «Un temporeggiatore seriale». Vito Crimi? «Un debole vestito di protervia». Il nuovo Movimento 5 stelle? «Un’operazione di trasformismo politico, dovuta all’irriconoscenza e alla smania di potere delle persone più insospettabili: quelle a cui Gianroberto Casaleggio aveva dato più fiducia e che, per interessi personali, sarebbero state le più feroci nel tradirlo».
Lady Rousseau, il libro di Enrica Sabatini, compagna oltre che socia di Davide Casaleggio, più che un’autobiografia è un lungo J’accuse.
L’ex consigliera comunale di Pescara, diventata responsabile degli affari interni del Movimento nei giorni in cui Luigi Di Maio ne lasciava la guida, lo ha scritto mentre aspettava i gemelli che ora hanno tre mesi e che non la fanno dormire la notte («Quando uno si addormenta, l’altro si sveglia!») e lo ha fatto soprattutto per una ragione: dimostrare che il progetto di Casaleggio non è fallito, è stato tradito. Chiedere – come fa in quest’intervista – che chi ha preso la guida del Movimento lasci andare la sua storia, rinunci al suo simbolo: «Faccia come si fa con i messaggi in bottiglia affidati alle onde dell’oceano. Lo restituisca, perché quel logo lo aveva disegnato Gianroberto seduto alla sua scrivania e nulla ha a che fare con chi adesso lo detiene».
Giuseppe Conte si è assunto la responsabilità di rinnovare una forza politica in crisi di leadership e consensi in uno dei momenti più difficili della sua storia. Cosa gli imputa?
«Ha una visione diversa da quella che ha sempre mosso i 5 stelle. Invece di farsi un partito personale, ha pensato di personalizzare il Movimento e provare a trasformarlo in un partito. Un’evoluzione che diventa trasformismo e infine aberrazione. Per questo secondo me oggi il M5S è al minimo storico del consenso: non risponde più a quel patto di fiducia che aveva fatto con i cittadini».
Perché dice che temporeggia? Su Rousseau una decisione l’ha presa e in modo netto.
«Lo fa perché le persone attorno a lui sono paralizzate dalla paura del futuro. Si è creato un meccanismo per cui si lancia la palla sempre in avanti, come sul ricorso di Napoli».
Cosa pensa accadrà?
«Quella causa è emblematica perché invece di affrontare la situazione facendo quel che si doveva per statuto, votare su Rousseau l’organo collegiale e poi far discendere tutto il resto, si è cercata una scorciatoia che non ha rispettato le decisioni degli iscritti. Una forzatura che ha portato il Movimento in un vicolo cieco. La magistratura non sta facendo un indebito intervento in politica, sta tutelando i diritti degli associati. Conte ha cercato per sé una strada che potesse controllare, la nuova struttura è composta da persone nominate».
Com’erano il direttorio, i primi probiviri. Lei sembra dimenticare che il Movimento di Grillo e Casaleggio è sempre stato verticistico, non era affatto orizzontale quando si trattava di grandi decisioni.
«Nel libro ammetto questo errore. Soprattutto nei momenti di difficoltà c’è spesso stato il ricorso a una centralizzazione improvvisa. Per questo Gianroberto aveva immaginato Rousseau: per distribuire il potere rendendo chiari i processi».
Ci ha provato a lungo, ma i risultati non sono arrivati. Non è che è sbagliata l’idea di partenza: cioè che la politica per funzionare debba indebolire la delega e rafforzare i meccanismi di democrazia diretta?
«Il Movimento ha sofferto il fatto di essere una macchina in corsa, ha dovuto procedere per prove ed errori, ma secondo me il modello funziona e stiamo pensando a come sia possibile utilizzarlo in altri ambiti».
Dalle sue accuse sembra salvare Beppe Grillo, che pure sta sostenendo la nuova strada. Anzi, l’ha indicata.
«Sono molto legata a Beppe, gli riconosco il grande merito di aver costruito tutto, di essersi scarificato per i 5 stelle. Lui come Davide e Gianroberto sono rimasti fuori consentendo a migliaia di persone di entrare nelle istituzioni».
Indirizzandone le scelte però. Come può non attribuire anche a Grillo le responsabilità del nuovo corso?
«Il ruolo del Garante è delicato quando dall’altra parte hai persone che fanno parte del governo. Ha dovuto affrontare l’assenza di Gianroberto, che lo compensava. Lo sforzo che ha fatto è stato notevole e ha spinto affinché certi principi e metodi non fossero traditi».
Pare pronte a deroghe sul vincolo del doppio mandato.
«Per ora si tratta di indiscrezioni fatte uscire da chi vorrebbe quelle deroghe. Senza il divieto di superare i due mandati viene giù tutto. Il Movimento è stato creato perché fosse aperto al rinnovamento, non per generare nicchie di potere e opportunità di carriere».
Forse segna un principio di maturazione, la comprensione che in politica servono esperienza e competenza.
«Come in una staffetta, si può dare una mano passando il testimone».
Lei non è d’accordo sul fatto che la selezione dei candidati in rete non funzioni, ma le parlamentarie hanno portato nelle istituzioni persone come Sara Cunial, deputata no vax poi espulsa e famosa per uscite a dir poco irrazionali.
«Rousseau dovrebbe essere l’ultimo step per votare persone che sono già state selezionate per alcune caratteristiche. I processi devono essere ben più lunghi, gli attivisti coinvolti anni prima delle elezioni».
Davvero crede che non si sia votato per un anno il successore di Di Maio per paura che vincesse Di Battista?
«È stato detto alla riunione di cui scrivo ed è quello che ha fatto sobbalzare Davide sulla sedia: “Violiamo lo statuto perché non ci piace il possibile risultato di una votazione?” ha chiesto. Crimi ha fatto di tutto per mantenere un potere per cui non aveva titolo. Se il comitato di garanzia non rispetta lo statuto, è normale che gli altri si sentano legittimati a violare ogni regola».
Crede che Rousseau possa lavorare ancora con Di Battista?
«Alessandro ha come noi una forte passione per la partecipazione, si sta interessando ai referendum e crede si possa incidere anche non stando dentro le istituzioni. A legarci c’è un’enorme sintonia oltre che un’amicizia personale».
E con gli altri, l’amicizia?
«Quando si prendono strade così diverse è impossibile mantenerla».
Di Battista con Conte è molto meno duro di lei, sembra quasi pronto a rientrare, una volta conclusa l’esperienza del governo Draghi.
«Non lo so, è una decisione che prenderà Alessandro».
Davvero hanno offerto a Davide Casaleggio un ministero?
«Sì, ha rifiutato, così come io ho rifiutato una candidatura alle elezioni europee, alle regionali, una nomina pubblica. Eravamo concentrati sul progetto, mentre erano pronti a usarci come capro espiatorio di ogni fallimento. —