La Stampa, 21 febbraio 2022
Rifornimeti e sacche di sangue al confine. Ecco perché gli Usa temono l’invasione dell’Ucraina
Corrispondente da Washington
Durante il tradizionale pranzo a margine della Conferenza sulla Sicurezza di Monaco che ogni anno la fondazione Victor Pinchuk organizza radunando i massimi esperti del mondo diplomatico e militare, il generale David Petraeus, ex capo della Cia, ha spiegato perché a Washington considerano possibile «in qualunque momento» un’invasione.
Non sono l’ammassamento di carri armati o il flusso di soldati ai confini fotografati in tempo reale dai satelliti a preoccupare gli americani bensì, ha spiegato Petraues, è il posizionamento nelle prime linee dei cosiddetti «abilitatori», ovvero il supporto per l’artiglieria, i mezzi per il rifornimento e gli ospedali con le sacche di sangue. «Non c’è bisogno di ospedali da campo per un’esercitazione, quelli servono in previsione di un’invasione», ha spiegato l’ex capo della Cia facendo eco al capo del Pentagono, Lloyd Austin, che venerdì aveva detto che il 50% del dispositivo russo «è in assetto d’attacco». Ieri in un’intervista alla Abc ha aggiunto che ci sono movimenti di «combat team» ai confini confermando la preoccupazione di Petraues.
L’interrogativo è per quanto tempo Putin potrà permettersi di tenere tutto questo potenziale schierato in formazione di assalto ai confini dell’Ucraina. «Ora – ha spiegato James Mattis, ex capo del Pentagono e anch’egli a Monaco – Putin fa quel che vuole: 100mila uomini per lanciare l’invasione sono sufficienti, non bastano invece per controllare il Paese. Il vero interrogativo insomma è qual è l’obiettivo del Cremlino».
Il build-up continua ed è basandosi sui dati sul terreno che il segretario di Stato Antony Blinken sostiene che «ogni cosa ci suggerisce che siamo sull’orlo di un attacco».
La Russia ha spostato attorno all’Ucraina il 75% delle sue forze convenzionali: ci sono 120 su 160 Battaglioni tattici (BTG) entro 60 chilometri dalla frontiera. In totale gli uomini a disposizione dei russi sono 190mila. Fra questi vengono conteggiate anche le milizie filo-russe e le brigate russe già nel Donbass. Sono schierati inoltre 35 su 50 battaglioni per la difesa anti-aerea e 500 caccia da combattimento e ricognizione e 50 bombardieri.