Corriere della Sera, 19 febbraio 2022
La gita dei Gerrish
Il telefonino delle vittime ha «parlato» raccontando la tragedia di una famiglia. Dalle foto spensierate lungo un sentiero californiano ai messaggi disperati che nessuno poteva ricevere. Una storia conclusasi in modo drammatico in torrido giorno d’estate.
Il 15 agosto Jonathan Gerrish, 45 anni, la moglie Ellen di 31, la loro bimba Miju di un anno e il cane Oski, partono per escursione di 12 chilometri sulla Sierra Nevada. Sono esperti ma portano poca acqua – appena due e litri e mezzo – sottovalutano il calore così come gli sbalzi di altitudine. Quando si muovono alla mattina è ancora fresco – sui 18 gradi – una situazione favorevole che si capovolge con il trascorrere delle ore e il mutare del terreno. Impervio, niente ombra, il percorso fatto di sali-scendi. Saranno ritrovati senza vita due giorni dopo, i corpi sparsi a poche decine di metri di distanza, con la piccola tenuta tra le braccia dal papà. Ci vorranno settimane prima che le indagini stabiliscano con certezza le cause, un lasso di tempo riempito da ogni tipo di ipotesi: sostanze tossiche sprigionate da una miniera, alghe velenose di un laghetto, un fulmine. Alla fine il verdetto è duro: li ha stroncati il caldo – c’erano oltre 40 gradi nel momento di picco – l’equipaggiamento insufficiente e l’imprudenza. Secondo gli inquirenti i tre indossavano calzoncini, magliette, lei portava scarponcini, lui solo scarpe da ginnastica e avevano un kit per morsi da serpente, un coltello, dei pannolini, un po’ di latte per neonati. E il cellulare, unico gadget elettronico diventato oggetto di verifiche da parte dell’Fbi.
Gli investigatori, ora, ne hanno rivelato parte del contenuto. Sono così emersi in dettaglio i momenti chiave, fissati dalle foto scattate dalla coppia. Ecco la sequenza.
7.44: breve video all’inizio del sentiero
8.00: foto del sentiero.
9.00: foto del fiume.
9.35: foto del fiume e della famiglia.
10.00: selfie.
10.16: nuovo selfie.
10.29: foto di un torrente.
11.56: invio di un sms, «…potete aiutarci. Siamo sul Savage Lundy Trail diretti verso Hites trail. Niente acqua. Molto calore, con la bambina». Il messaggio non parte, purtroppo non c’è ricezione.
12.09: tentativo di chiamata.
12.25: foto del posto dove si trovano (forse voleva mandarlo con un sms per dare la posizione, ndr).
12.35: altro tentativo di telefonare.
12.36: due tentativi di chiamata sempre verso numeri non collegati al 911 (il servizio emergenza, ndr).
La cronologia mostra in modo evidente come la loro camminata diventi un inferno attorno alle 11. Prima, in apparenza, non ci sono segnali d’allarme. E quando comprendono di essere finiti in una trappola è troppo tardi, probabilmente non avevano più le forze per raggiungere uno dei torrenti e c’era poi con loro Miju, la più esposta. Forse si sono fermati proprio quando la figlia ha manifestato sofferenza e lo zaino-borraccia era ormai vuoto.
All’epilogo si arriverà quando la baby sitter non vedendoli tornare a casa dalla breve vacanza ha avvisato le autorità e sono scattate le ricerche. I soccorritori hanno individuato su un tornante Jonathan con la bimba e il cane, poi le orme e la presenza di una scarpa li ha portati ad una leggera altura e qui c’era il cadavere di Ellen. Mancavano ancora due chilometri e mezzo per arrivare al punto dove avevano lasciato la loro auto.