la Repubblica, 19 febbraio 2022
Intervista a Maria Chiara Giannetta
Maria Chiara Giannetta sta finendo di girare le ultime scene di Don Matteo 13 (da metà marzo su Rai 1), in cui arriva Raoul Bova nei panni di don Massimo: preferisce la moto alla bicicletta, e, a differenza di Terence Hill, ama più la campagna che la canonica. «Un passaggio delicato, per il pubblico e per noi. Il cambiamento è fatto nel modo giusto, vedrete».
Trent’anni a maggio, l’attrice, che ha conquistato il pubblico con Blanca, è reduce dal successo del Festival di Sanremo, dove con Maurizio Lastrico ha fatto un duetto formidabile sui testi delle canzoni.
Quanto ci avete messo a prepararlo?
«Il segreto era farlo apparire come se lo stessimo improvvisando. Amadeus mi ha chiamato il 22 dicembre per invitarmi al festival, il mio regalo di Natale. Ho subito pensato che lo sketch sarebbe stato perfetto per Sanremo, era un’idea che avevamo in cantiere con Maurizio. Ci siamo preparati un mesetto e mezzo».
Che impressione le ha fatto l’Ariston?
«Mi sono sentita sicura prima di vedere la platea, sulla scalinata mi sono detta: “O me la faccio addosso o mi carico”. Sul palco ero felice: “Adesso mi ricordo perché ho scelto questo lavoro”. Mi è arrivata l’energia del pubblico».
Il dopo Sanremo com’è?
«Bello. Mi ha sorpreso il riconoscimento della gente e degli addetti ai lavori. Ho fatto solo il mio mestiere, felice perché quando lo fai nel modo giusto, il risultato paga. C’è stato un lavoro attorale e mi sono piaciuti i pezzi improvvisati con Amadeus, che è un signore, gli piace vedere gli artisti esprimersi».
Canzone preferita?
«Ciao ciao della Rappresentante di Lista».
Nasce a Foggia, si è trasferita a Roma per recitare. Racconti.
«Mia mamma è infermiera, papà tecnico informatico. Quattro figli: tre femmine e un maschio, io sono la più grande. Papà mi dato una cultura musicale e teatrale, ho visto gli spettacoli di Eduardo De Filippo, Totò. Il sabato sera era la mia giornata di cinema a casa: all’epoca dvd. Attrice preferita Monica Vitti: bella, spiritosa, contemporanea, studiavo il suo modo di recitare nelle commedie e nei film drammatici».
Gli anni del Centro sperimentale come sono stati?
«Avevo affittato una stanza a Roma. Il Centro è totalizzante, entri alle 8 di mattina e esci alle 6 di pomeriggio, stavo sempre a casa e studiavo».
Perché ha fatto l’attrice?
«Mi piacciono gli esseri umani.
Questo mestiere ti dà l’opportunità di entrare in mentalità e corpi totalmente diversi dal tuo. Attraverso la recitazione mi sento libera, l’adrenalina della libertà è unica».
La prima cosa in tv è stata con la Lux, nel 2014 un piccolo ruolo in “Don Matteo”. È tornata nel 2018 come capitano dei carabinieri Anna Olivieri, ha girato “Buongiorno mamma!”, poi “Blanca”.
«Blanca rappresenta la forza e l’indipendenza. A Sanremo ho voluto ringraziare le persone che mi hanno aiutato a interpretare una ragazza cieca. Mi hanno guidato».
Nel suo mestiere c’è solidarietà femminile?
«Da quello che sento c’è più competitività. Non posso competere con una mia collega, perché siamo diverse: uniche, come direbbe Drusilla. Sta al sistema capire che c’è posto per tutte, le potenzialità vanno riconosciute. In tante mi hanno detto: sei stata brava. Fa piacere».
Si capisce che ha un debole per la commedia.
«Come tutti i comici, non mi ritengo una comica. Amo la commedia e credo di essere adatta, me lo dicono in tanti. Ma non mi piace definirmi in una categoria».
Sogna il cinema?
«Certo, ne ho fatto poco. Vorrei lavorare con Francesca Mazzoleni, Alice Rohrwacher. E, sogno inconfessabile, col maestro Paolo Sorrentino».
Ogni provino è una sfida?
«Se ne fanno tanti, devi capire cosa chiedono, impari. Nel caso più normale è un lavoro non normale, lo sai. Ci vuole carattere e te lo costruisci col tempo. Se capisci che funziona così, lo accetti più serenamente ma c’è sempre un dispiacere dietro l’angolo. Il segreto è andare avanti».
Colleghe che le piacciono?
«Stimo molto Vanessa Scalera, Barbara Ronchi e la mia carissima amica Valentina Bellè. Lavorano tanto e vogliamo dirlo? Sono brave».
Il girl power esiste?
«Dobbiamo farci sentire, lottare per quello in cui crediamo. Ognuna nel proprio ambito: bisogna martellare, come la goccia cinese. E possiamo fare tutto»