La Stampa, 19 febbraio 2022
Prodi ricorda l’ossessione di Putin per la Nato
Al Pd lo hanno chiamato per una «lectio magistralis» sui destini del mondo, Romano Prodi in collegamento dalla sua casa di Bologna si è schermito con Enrico Letta («troppo buono lei...») ma poi il Professore ha spiazzato gli «allievi» – quadri e dirigenti Dem – con una lezione su Russia e Cina, segnata da una lettura pragmatica e condita da aneddoti eloquenti. A cominciare da due colloqui, che Prodi stesso, in diversi momenti, ha avuto con Vladimir Putin al Cremlino: «Ricordo che stavamo parlando dell’allargamento dell’Unione europea e lui mi disse chiaramente che non gliene importava niente anche se l’Ue si avvicinava alla Russia. E invece mi parlò della Nato e compresi che per lui era un’autentica ossessione».
Secondo aneddoto: «Stavamo discutendo di gas e lui mi disse: Romano, non venderò mai un metro cubo di gas ai cinesi». Allora Putin la pensava così, ma poi è andata diversamente, per una serie di ragioni che, seguendo il ragionamento di Prodi, si potrebbero riassumere così: l’Occidente ha «regalato» la Russia alla Cina. E ora quelle due potenze hanno tra di loro «un legame sempre più stretto» e sono le avanguardie di un fenomeno più vasto ma rischioso: l’avanzamento di nuovi regimi autoritari. Ha detto Prodi: «È angoscioso constatarlo: i nostri valori non sono più riconosciuti come punti di riferimento», perché soprattutto in Cina possono dire che il loro sistema è efficiente: «Noi facciamo le cose, noi “consegniamo” e voi no...».
Romano Prodi ha parlato nel corso di un evento inusuale in una stagione nella quale la politica oramai sta dentro un flusso quotidiano di dichiarazioni a caldo e di posizionamenti effimeri, spesso senza background. Al Pd, con l’impulso del segretario Enrico Letta e con la regia di Gianni Cuperlo, hanno organizzato due giorni di scuola politica dal titolo «Per una mappa del mondo», lezioni a porte chiuse e aperte soltanto ai quadri Dem e con la partecipazione di ospiti non strettamente di partito.
Prodi è stato presentato da Enrico Letta, che oltre a ringraziare il Professore («Abbiamo bisogno di maestri che spostino in avanti il traguardo») si è detto «colpito» dall’applauso che al congresso di Azione ha accompagnato l’auspicio di Carlo Calenda di un’uscita dall’Ue di Polonia e Ungheria. Prodi non si è fatto pregare: «Non condivido Calenda: era ovvio che il processo di piena integrazione sarebbe stato faticoso in alcuni Paesi dell’Est, ma l’Europa ha esportato più di tutti democrazia, perché la democrazia è fatta di pazienza. E quelle società stanno cambiando e presto cambieranno le loro politiche».
Prima di addentrarsi nella sua lezione, Prodi – che di solito non è mai complimentoso – ci ha tenuto a dire di essere «molto vicino a Letta e al Pd, che è l’unico riferimento politico nel Paese, è un’àncora di sicurezza della quale il Paese ha bisogno». A proposito dell’enigma russo, Prodi ha ricordato gli incontri Nato-Russia del passato, i tentativi lasciati cadere per una maggiore collaborazione con l’ex Urss, ma anche i problemi che la Russia potrebbe avere in un’alleanza troppo stretta con i cinesi: «La Cina cresce di una Russia all’anno...».
In mezz’ora di lezione, Prodi ha spaziato tra le difficoltà di un Biden «estremamente debole» e un’Europa che continua a non contare nulla nonostante il suo primato nella produzione manifatturiera e si è soffermato anche sulla «nuova!» Cina: «È profondamente cambiata. Durante la presidenza della Commissione europea e come presidente del Consiglio avevo incontrato una decina di volte la dirigenza cinese e ogni volta avvertivo non dico un apprezzamento, ma un certo rispetto per il sistema democratico. Con Xi è cambiato tutto. In sostanza lui dice: il nostro sistema politico ed economico è in ascesa e tutto il mondo guarderà a noi. E non ha tutti i torti; l’autoritarismo cresce nel mondo: negli ultimi due anni in Asia e in Africa ci sono stati diversi colpi di Stato».
Alla sessione della scuola Pd sulla politica internazionale, oggi interverrà il Commissario europeo Paolo Gentiloni che nel suo intervento parlerà delle virtù comunitarie e di disciplina espresse, un po’ a sorpresa, durante la pandemia dagli italiani ma anche delle sfide che attendono il nostro Paese.