la Repubblica, 19 febbraio 2022
Carlo Vulpio per il CorriereBrindisi In poco più di un’ora, l’altra notte, la nave Euroferry Olympia della compagnia Grimaldi Lines è stata divorata dalle fiamme all’altezza dell’isoletta di Erikousa, a nord dell’isola di Corfù, esattamente nel tratto di mare in cui sette anni fa, il 28 dicembre 2014, fece la stessa fine la nave Norman Atlantic della compagnia Anek
Carlo Vulpio per il Corriere
Brindisi In poco più di un’ora, l’altra notte, la nave Euroferry Olympia della compagnia Grimaldi Lines è stata divorata dalle fiamme all’altezza dell’isoletta di Erikousa, a nord dell’isola di Corfù, esattamente nel tratto di mare in cui sette anni fa, il 28 dicembre 2014, fece la stessa fine la nave Norman Atlantic della compagnia Anek. La Euroferry Olympia era diretta a Brindisi, la Norman Atlantic ad Ancona. Le due navi erano salpate entrambe dal porto greco di Igoumenitsa, a una trentina di chilometri dalla splendida colonia romana di Butrinto, in Albania.
Nell’incendio della Norman Atlantic morirono 31 persone, in quello della Euroferry Olympia ancora non si sa. Al momento, dopo una giornata di comunicati e smentite tra ministero degli Esteri italiano, compagnia Grimaldi Lines e tv greca Skai circa il numero dei «dispersi», sulle 290 persone a bordo (239 passeggeri e 51 membri dell’equipaggio) mancherebbero all’appello 11 passeggeri. Tre dei quali, in un primo momento, erano stati ritenuti di nazionalità italiana, notizia poi smentita dalla Grimaldi.
A incenerire la Euroferry Olympia, secondo le prime ricostruzioni, sarebbe stato un incendio divampato da un camion, che forse per tenere accesa la cella frigorifera non si sarebbe servito dell’elettricità della nave, ma di quella generata dallo stesso automezzo con il motore acceso. Proprio come avvenne per la Norman Atlantic. E come la nave greca, anche la nave italiana adesso finirà nello stesso «cimitero delle navi», ad Aliaga, in Turchia, dove le imbarcazioni naufragate, vecchie o incendiate vengono smontate pezzo per pezzo nella speranza di poterne riutilizzare qualcuno.
Erano le 4,10 ieri mattina quando il comandante della Euroferry Olympia ha dato l’ordine di abbandonare la nave a tutti i passeggeri (di cui 21 italiani) e all’equipaggio (composto da 43 nostri connazionali) radunati sul ponte, per poi calarsi egli stesso per ultimo in una delle scialuppe di salvataggio. L’incendio però aveva cominciato a propagarsi almeno un’ora e mezza prima.
«Ero in cabina e ho sentito puzza di bruciato – racconta al Corriere Mino Roma, imprenditore brindisino – e quando sono uscito ho capito dal fumo che in qualche parte della nave qualcosa aveva preso fuoco. Erano all’incirca le 2,30-2,45. Non ci ho pensato due volte e ho preso solo il cellulare e il portafoglio e mi sono precipitato sul ponte». Non ci è voluto molto per capire che la situazione era seria. Il mare calmo e il fatto di trovarsi soltanto a nove miglia dalla costa non sono bastati a evitare il panico. «Soprattutto quando le fiamme hanno cominciato a innalzarsi oltre l’orlo della fiancata destra e il fumo ad avvolgere prima la prua e poi l’intera imbarcazione – dice Roma —. Ce la siamo vista davvero brutta. I bambini erano i più spaventati. Ma anche noi adulti, se l’equipaggio non fosse stato così professionale e i soccorsi così celeri, credo che ci saremmo ritrovati nella condizione dei bambini». In un paio di ore i soccorritori hanno riportato nel porto di Corfù quasi 300 persone. Le guardie costiere greca e italiana e la Guardia di Finanza si sono per questo meritati le congratulazioni del capo dello Stato, Sergio Mattarella, e la riconoscenza dei passeggeri, che sono stati accolti in un capannone attrezzato, sfamati, riforniti di coperte, identificati e trasferiti negli alberghi di Corfù, da dove ripartiranno al più presto per Brindisi.
Naturalmente non mancano i dubbi sullo stato di salute della nave che, fanno notare Mino Roma e alcuni altri passeggeri che ascoltano il nostro colloquio, ha 27 anni. Né vale avvertirli della nota diramata dalla Grimaldi Lines, che garantisce di avere sottoposto la nave a «regolari verifiche da parte delle autorità competenti in materia di sicurezza della navigazione». Lo spavento è ancora troppo forte e gli animi ancora agitati. C’è chi ripercorre i momenti di terrore vissuti a bordo, chi vorrebbe solo tornare a casa, chi riprendere il viaggio che è di lavoro e non di piacere, e chi chiede conferma di quanto era stato detto in mattinata, e cioè che tutti i passeggeri erano stati messi in salvo, anche i dieci feriti. In serata invece ci si è accorti che dall’elenco delle persone imbarcate mancavano 13 passeggeri. È scattata a questo punto un’altra ricerca, che ha portato a un altro provvisorio conteggio, in base al quale 5 persone dovevano essere sicuramente sulla nave, mentre altre 8 potevano per il momento definirsi disperse. Dei 5 dati come intrappolati nei garage della nave, due – un turco e un bulgaro – sono stati ritrovati e messi in salvo. Gli altri tre li stanno ancora cercando, mentre degli 8 mancanti a questo punto si spera non si siano mai imbarcati.
Mino Roma in Grecia ci va spesso e ha detto che per lavoro ci tornerà. Sempre in nave. Ma che non dormirà più in cabina durante la traversata. «La prossima volta – dice – starò sveglio tutta la notte».
Lucia Portolano per la RepubblicaBRINDISI – «Le fiamme erano alte e provenivano dal ponte garage, ma in poco tempo hanno raggiunto le zone alte della nave. C’era tanto fumo e la gente correva e urlava». Erano circa le 4,20 quando l’equipaggio della nave Euroferry Olympia della Grimaldi Lines ha lanciato l’allarme e ha fatto uscire tutti i passeggeri dalle cabine. Una volta radunati sul ponte il comandante ha chiesto di abbandonare la nave. Una notte d’inferno quella tra il 17 e 18 febbraio per i passeggeri del traghetto partito da Igoumenitsa e diretto al porto di Brindisi. La nave si trovava a circa 10 miglia a nord dell’isola di Corfù quando è scoppiato l’incendio. Le fiamme sarebbero partite da un Tir parcheggiato nel ponte garage 3. Risulterebbero disperse 11 persone, tre di loro sarebbero state localizzate all’interno della nave. Otto quindi sarebbero quelle per le quali non si hanno notizie. Nel pomeriggio durante le operazioni di spegnimento sono state trovate altre sette persone, tra questi due camionisti che erano rimasti bloccati nei Tir e con un elicottero sono stati portati all’ospedale di Corfù, dove erano state ricoverate sette persone per problemi respiratori causati dal forte fumo.
Non è ancora certo il numero effettivo di coloro che si trovavano sulla Olympia, si è parlato di 290 persone in tutto: 239 passeggeri e 51 componenti dell’equipaggio. Tra questi 64 italiani, e nessuno di loro risulterebbe disperso. Tra i sopravvissuti portati in salvo a Corfù c’erano invece tre persone fuori lista, è probabile che fossero imbarcati anche dei clandestini.
Secondo una prima ricostruzione l’allarme è stato lanciato intorno alle 4,20 e recepito per primo da un pattugliatore della Guardia di finanza che si trovava in zona e che ha sollecitato l’intervento di due battelli. In soccorso si sono mobilitati anche una fregata classe Hydra della Marina militare greca e tre elicotteri, in aggiunta a sei imbarcazioni delle Guardie costiere di Grecia e Italia. Le operazioni di salvataggio sono state lunghe e complicate. La maggior parte dei passeggeri erano autotrasportatori ma c’erano anche alcune famiglie con bambini. Vi erano 153 mezzi commerciali (tra camion e semirimorchi) e 32 auto.
«Una volta sul ponte esterno – racconta Mino Roma, imprenditore 43enne di Brindisi – ci hanno fatto indossare i giubbotti di salvataggio e ci hanno divisi in due gruppi. In poco tempo sono state gettate in mare le scialuppe, ma erano solo due, perché le altre erano state distrutte dalle fiamme. Eravamo troppi, tutti ammassati, i bambini piangevano e la gente gridava». La situazione si sarebbe tranquillizzata all’arrivo della motovedetta e dei gommoni della Guardia di finanza che avrebbe imbarcato sui propri mezzi i passeggeri delle scialuppe. Intorno alle 10 i naufraghi hanno toccato finalmente la terra ferma, sono sbarcati al porto di Corfù e sono stati portati in albergo. Il loro rientro al porto di Brindisi è previsto per questa mattina a bordo di una nave della compagnia Grimaldi partita da Ancona. Prima però dovrà arrivare il nulla osta delle autorità locali che stanno indagando sull’accaduto. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha chiamato il comandante generale della Guardia di finanza, Giuseppe Zafarana, per complimentarsi per l’operazione di salvataggio e ha espresso apprezzamento e riconoscenza all’equipaggio della motovedetta intervenuta. Intanto sono ancora in corso le operazioni di spegnimento dell’incendio e si cercano i dispersi.
Valeria D’Autilia per La Stampa«Al primo allarme non mi sono preoccupato più di tanto. Ma quando ho sentito di nuovo l’altoparlante, ho svegliato immediatamente i miei compagni di stanza e siamo corsi fuori». Diego Pinca ha 41 anni, era tra i passeggeri del traghetto. Nella sua cabina viaggiavano in quattro.
Cosa ricorda dell’altra notte?
«La comunicazione è arrivata alle 3.30, ci dicevano che la nave aveva un problema. Ci siamo vestiti velocemente con quello che abbiamo trovato e siamo subito usciti sul pontile dove ci hanno radunati, consegnandoci i giubbotti di salvataggio. I miei effetti personali non ci sono più: tutto ciò che avevo con me è andato a fuoco. Le fiamme si vedevano chiaramente, ma non erano così vicine. Poi, quando si sono resi conto che non riuscivano più a domare l’incendio, hanno deciso di farci imbarcare, uno alla volta, sulle scialuppe. Ci hanno spiegato quello che dovevamo fare, le singole procedure: il personale è stato straordinario, cercava di coordinare e contemporaneamente tranquillizzare soprattutto chi era in preda ad attacchi di panico».
Quando ha avuto paura?
«Cercavo di pensare il meno possibile, anche se abbiamo vissuto istanti drammatici. Mi concentravo su altro, in particolare sulla mia famiglia. Mi confortava vedere la prontezza dell’equipaggio. Hanno mandato le scialuppe giù soltanto dopo aver messo in sicurezza tutti quelli che erano a bordo. Ricordo perfettamente anche il comandante della nave: è salito proprio dove ero io, ma per ultimo. Prima ha calcolato che tutti fossero in salvo. E, solo in quel momento, ha dato il segnale di calare le imbarcazioni in mare. A quel punto, ci siamo sentiti al sicuro. Anche se ci trovavamo lontani dalla costa. Nonostante l’accaduto, abbiamo avuto la fortuna di essere recuperati in breve tempo dalla guardia di finanza. Siamo un po’ sconvolti per quello che abbiamo vissuto, ma l’importante è che stiamo bene».
Lei vive a Brescia da alcuni anni, ma è originario di Brindisi. Per un attimo il ricordo è andato al naufragio della Norman Atlantic?
«Quella tragedia non l’ho vissuta direttamente, ma sicuramente so quello che ho vissuto io stanotte. Ero in Grecia per un viaggio di piacere e stavo rientrando. In quei frangenti, uno dei primi pensieri è stato avvisare i miei genitori, mi preoccupavo anche per loro. Sono riuscito a sentirli al mattino, poco dopo le 7, e gli ho detto di stare tranquilli. Quando li ho chiamati, ero già al sicuro sull’imbarcazione della Finanza e potevo raccontarlo». val. d’au. —
Chiara Spagnolo per la Repubblica
«C’erano persone spaventate, che piangevano, alcuni erano bambini molto piccoli, l’incendio su una nave è un evento spaventoso»: il maggiore Simone Cristalli è il comandante del pattugliatore Monte Sperone della Guardia di finanza, che all’alba di ieri ha soccorso i passeggeri e l’equipaggio del traghetto “Euroferry Olympia” della Grimaldi Lines, che ha preso fuoco mentre viaggiava da Igoumenitsa a Brindisi.
Comandante, a che ora avete ricevuto l’allarme?
«Intorno alle 4,20. Eravamo in Grecia per un’altra attività e abbiamo raggiunto la nave insieme a due battelli. La maggior parte delle persone erano già sulle scialuppe a parte due che sono state recuperate direttamente dalla nave, abbiamo preso in carico 243 persone, 34 la guardia costiera greca, una è stata portata immediatamente a terra perché aveva macchie scure in viso, credo legate alla respirazione dei fumi dell’incendio. Le altre erano in buone condizioni di salute. In tutto sono state salvate 278 persone e sbarcate in mattinata nel porto di Corfù».
Quando siete arrivati i passeggeri erano tutti sulle scialuppe?
«La discesa dalla nave non è stata gestita da noi ma dall’equipaggio stesso, quindi non so come sia avvenuta la ricognizione a bordo. Nessuno è stato recuperato in mare».
Il presidente della Repubblica vi ha ringraziato a nome di tutti gli italiani.
«Siamo molto contenti delle parole del presidente ma anche consapevoli che operazioni come questa per noi rappresentano la normalità. Chiunque vada per mare sa che il soccorso è la prima cosa in caso di necessità e che in situazioni del genere bisogna intervenire tempestivamente, senza pensare a nulla e salvando quante più persone possibile».