Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2022  febbraio 20 Domenica calendario

Biografia di Margherita Vicario

“Era come vedere un fumetto che prende vita, a due passi da me”. Margherita Vicario sgranava gli occhi, sul set di To Rome with love. Dieci anni fa: il fumetto era Woody Allen. “Faticavo a non ridere guardandolo, ho rischiato di fargli ripetere i ciak. Così mi nascondevo sullo sfondo. Anche perché Woody non si rivolgeva a me, bensì alla co-protagonista Judy Davis. Io recitavo nello stesso episodio”.
Fa curriculum l’apparizione in un titolo hollywoodiano, ma per la Vicario è tradizione di famiglia. Sua nonna era Rossana Podestà, il nonno Marco Vicario, papà Francesco e zio Stefano sono due registi televisivi di punta. Gli spettatori l’amarono senza riserve, quando nel 2014 fu la rivelazione dell’ultima stagione dei Cesaroni. “Giorni fa è stato realizzato un prototipo del Bar dei Cesaroni di Lego, con tanto di pupazzetti. Votando sul sito Lego se ne può far varare la produzione. Beh, i turisti visitano ancora oggi la mitica vineria alla Garbatella ma restano delusi: gli interni sono diversi, si giravano in uno studio di Cinecittà. Anch’io sono tornata al Bar in pellegrinaggio: la Lego ci pensi, è storia della nostra tv”.
Per Margherita recitare è stato uno step genealogico, cantare una vocazione. Ma se hai due talenti potrebbero non prenderti sul serio. “Agli inizi qualcuno borbottava: ‘Questa fa di tutto ma…’. Ora non sento più i maligni, sul lavoro mi sdoppio. Sono sul set di un nuovo film, e tra poco uscirà la terza stagione del poliziesco Rai Nero a metà. Ad aprile andrò in tour nei club con la band per proporre il mio secondo album Bingo e alcune canzoni nuove. Concerti veri, alla vecchia maniera”. Messaggio per Amadeus: a Sanremo 2023 le riservi un posto. E in gara, non più da ospite. “Dovrei scrivere il pezzo della vita! Però mi sono divertita all’Ariston per la serata cover con La Rappresentante di Lista, Cosmo e Ginevra. Abbiamo costruito con minuziosità teatrale la performance di Be my baby, trasformandola in una festa pop”.
Una cantautrice con i fiocchi, la Vicario. Nel giro di un album ti fa attraversare mille percorsi, con brani che virano verso direzioni inaspettate e temi che vanno dal razzismo (l’immigrato Mandela braccato dai “cazzi in divisa”) alla tenacia che serve ai trentenni nel momento chiave della vita (La meglio gioventù) o i cliché dei rapporti nell’irresistibile Giubbottino (frase cult: “e non è come in un porno, porco mondo è molto meglio”). “Faccio pezzi pieni di parole ma riesco a non impicciarmi mentre canto, ho la lingua sciolta”. Ha scoperto in due fasi di essere eclettica. Per la scrittura recitativa “a 11 anni: ero in terza media e la prof di italiano chiese chi volesse aiutarla a trasporre in un copione un libro per ragazzi. Dopo il saggio mi fece i complimenti: capii che era magico dare vita ai dialoghi”. Per la musica, invece, “al tempo in cui occupavamo il Teatro Valle di Roma. Ero sul palco con la chitarra, vedevo i palchetti pieni, eseguivo cose già strimpellate nella mia cameretta e mi dicevo: anche questo mi appartiene”.