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 2022  febbraio 19 Sabato calendario

Intervista a John Bolton. Parla di Mosca

WASHINGTON Vladimir Putin «ha un ampio ventaglio di opzioni. La più probabile? Fare a fette il territorio ucraino, occupando il Sud-Est e la città di Odessa». Il ruolo dei leader europei? «Mi spiace ma non lo vedo. E non sono neanche sicuro che sarebbero uniti nel caso si dovessero imporre sanzioni alla Russia». John Bolton, 73 anni, repubblicano, è stato Consigliere per la sicurezza nazionale di Donald Trump dal 9 aprile 2018 al 10 settembre 2019. Per conto di George W. Bush, invece, ha rappresentato gli Stati Uniti all’Onu dall’agosto 2005 al dicembre 2006. È universalmente noto per la sua linea dura in politica estera e per la sua franchezza.Putin attaccherà l’Ucraina?
«Penso che neanche Joe Biden abbia sufficienti informazioni di intelligence per rispondere a questa domanda. Diciamo che Putin ha un ampio ventaglio di possibilità. Per esempio, potrebbe accettare l’iniziativa della Duma (il parlamento russo ndr) e annettere il Donbass ucraino alla Federazione russa; oppure intervenire sempre nel Donbass, accogliendo la richiesta delle milizie filo russe. Ma è in pieno “show game”. E allora potrebbe annunciare l’unione con la Bielorussia o prendere qualche iniziativa in Georgia...»
D’accordo, ma qual è lo scenario più probabile?
«Penso a un’incursione che taglierebbe a fette il territorio ucraino. Putin potrebbe occupare le zone prevalentemente russofone e dove è più diffusa la religione ortodossa. Vale a dire la porzione a est del fiume Dnepr che va dal Donbass fino ai confini con la Bielorussia. Inoltre le coste sul Mar Nero, compresa la città di Odessa. Vorrei aggiungere che con questa crisi Putin sta già facendo un sacco di soldi. Il petrolio costa 90 dollari al barile e per un certo periodo rimarrà alto anche se lo scontro dovesse rientrare».
Perché Putin ha preso l’iniziativa proprio ora?
Partita a scacchi
Putin vuole indebolire la Nato e rimettere in discussione la struttura della sicurezza in Europa
«Perché vede un quadro favorevole. La Germania è in una fase di transizione. Emmanuel Macron deve affrontare una difficile elezione. Boris Johnson ha un sacco di problemi. L’Italia è alle prese con tensioni politiche interne. Ma soprattutto crede di cogliere una debolezza nell’amministrazione Usa, per il modo in cui si è ritirata dall’Afghanistan. In ogni caso non è che Putin stia improvvisando. Questa mossa fa parte di una pianificazione di lungo periodo. Certo, se fosse una partita di scacchi, potremmo dire che Putin stia tentando un “gambit”, un’apertura rischiosa per raggiungere il suo obiettivo di fondo che è indebolire la Nato e rimettere in discussione la struttura della sicurezza in Europa».
Biden si sta muovendo bene?
«Diciamo che si nota una certa unità della Nato, ma continuo a essere scettico sul fatto che ci sarà compattezza se si dovesse arrivare a imporre le sanzioni alla Russia. Sono preoccupato per l’atteggiamento della Germania, per esempio. La linea tedesca dell’“ambiguità strategica” non aiuta a mettere in campo una vera deterrenza. Lo abbiamo visto quando Scholz è venuto a Washington e nella conferenza stampa non ha neanche citato il gasdotto North Stream 2. Per me è la conferma che non ci sia grande unità sulle sanzioni. Del resto c’è il rischio che Putin, per rappresaglia, chiuda gli altri gasdotti, mettendo in difficoltà diversi Paesi europei. Oltre al gas c’è il tema finanziario. Washington si prepara a escludere le banche russe dal circuito del dollaro. Gli europei faranno altrettanto con il circuito dell’euro? Non ho sentito una risposta chiara».
I leader europei sono in grado di mediare con Putin?
«Con tutto il rispetto, penso di no. Francia e Germania hanno dato vita agli accordi di Minsk che si sono rivelati dannosi per l’Ucraina (sovranità di Kiev sui confini, ma larga autonomia al Donbass ndr). Inoltre Putin potrebbe fare leva su Macron per ottenere una ristrutturazione della Nato molto pericolosa. Scholz, invece, potrebbe garantire a Putin che l’Ucraina non aderirà per lungo tempo all’Alleanza Atlantica. In ogni caso si metterebbe in discussione l’autonomia della Nato. E non mi stupirei se a un certo punto gli americani dicessero: sapete che c’è di nuovo? La prossima volta difendetevi da soli».
Ma l’Ucraina dovrebbe entrare nella Nato?
«In realtà questo è un problema che è stato creato da Putin. La Nato non può accettare un Paese che abbia un conflitto aperto sul suo territorio. Tutte le altre ragioni: la corruzione, la debolezza delle istituzioni democratiche non contano. Quando gli ex Stati del Patto di Varsavia entrarono nella Nato non è che fossero delle democrazie consolidate. La decisione è solo e unicamente politico-strategica. Oggi sull’Ucraina si è creato un falso dilemma: se entra nella Nato è a posto; altrimenti è nei guai. Ma l’Alleanza atlantica ora deve tenere conto di una zona grigia. La Finlandia non fa parte della Nato, ma non è che se la Russia la invade, noi non facciamo niente. Non so se Putin abbia considerato anche questo».