Il Messaggero, 19 febbraio 2022
Intervista a Damiano Tommasi
L’appuntamento è nelle sale del Redentore, a pochi passi dal Ponte Pietra, il più antico di Verona, realizzato in epoca romana e ricostruito dopo le bombe naziste durante la Seconda guerra mondiale: il luogo giusto per incontrare Damiano Tommasi, l’Anima Candida del terzo scudetto giallorosso. Oggi Roma-Verona è la partita del cuore per l’ex centrocampista, impegnato da qualche mese in una gara più impegnativa: è candidato sindaco per governare la città di Romeo e Giulietta, leader di una lista civica all’interno della coalizione del centrosinistra.
Damiano, domanda scontata: chi glielo fa fare?
«La risposta è già nel senso del suo quesito: mi piacerebbe aiutare la politica a ritrovare credibilità. Mi era stato chiesto diverse volte in passato di scendere in campo e avevo sempre rifiutato. Stavolta ho accettato perché penso ai miei sei figli e al futuro delle nuove generazioni».
Un punto del suo programma?
«Mi piacerebbe ricreare un clima di partecipazione, rilanciare il senso della comunità».
Nella serie «Vita da Carlo», Verdone la celebra così: «Ringraziamo Totti, il presidente Sensi, Batistuta, ma vogliamo ricorda’ Damiano Tommasi?».
«Ci siamo conosciuti con il gavettone che gli feci il giorno dello scudetto. I miei figli hanno apprezzato. Sono io che ringrazio Verdone».
Anima Candida è il soprannome consegnato alla storia e anche il nome di un vino che produce.
«Ora mi allena Satana, il mister del Sant’Anna d’Alfaedo, dove gioco in seconda categoria».
Titolare nonostante i 48 anni in arrivo?
«A disposizione dove vuole Satana, al secolo Davide Campostrini».
Quando tornò nel Sant’Anna a chiudere la carriera, a raccontare la sua partita si presentò Gianni Mura, il grande giornalista scomparso nel 2020.
«Gianni ci manca. Un fuoriclasse e un uomo integro. Un fiore all’occhiello per la vostra categoria».
Roma-Verona, il cuore della sua carriera: 351 partite con i giallorossi, 78 con i gialloblù.
«Quando chiusi con la Roma, mi chiamò qualche squadra. Io risposi che in Italia non avrei mai potuto indossare maglie diverse da quelle di Roma e Verona».
Emigrò: Spagna, Inghilterra e Cina, primo calciatore italiano a giocare nella Champions asiatica con il Tianjin.
«Mi sarebbe piaciuto anche il Goteborg, in Svezia. Andai in viaggio di nozze da quelle parti».
I sentimenti per Roma e Verona?
«Il Verona libera la mia anima da tifoso. La Roma è qualcosa di più ragionato. Quando vedo le partite, c’è sempre l’occhio di chi ha vissuto dieci anni a Trigoria».
Roma che cosa rappresenta per Tommasi?
«È una parte del mio cuore. È la città dove è nata mia figlia Beatrice. La bellezza di Roma e le sue atmosfere ti entrano dentro e non ti abbandonano più».
Eusebio Di Francesco è stato l’amico simbolo di Tommasi nel periodo giallorosso. Il Verona lo ha esonerato dopo quattro partite, quarto licenziamento di fila.
«A Genova di fatto si dimise. Difra ha sbagliato qualche scelta dopo la Roma, portata nelle semifinali di Champions».
I rapporti con Zeman?
«L’ho sentito prima del ritorno a Foggia. Lo seguo sui social».
Un nome per un aneddoto?
«Falcao. Quando nel 1996 il Verona mi cedette alla Roma, mi dissero che sulla panchina gialloblù sarebbe arrivato lui».
La formazione dello scudetto del Verona?
(risposta immediata) «Garella, Ferroni, Volpati; Briegel, Fontolan, Tricella; Fanna, Sacchetti, Galderisi, Di Gennaro, Elkjaer».
Il simbolo di quel Verona?
«Ero un ragazzino e avevo un debole per Tricella».
La Roma e il Verona di oggi.
«La Roma ha una proprietà americana e sta cercando la sua dimensione. Il Verona è molto stile Juve. Hanno un obiettivo in comune: l’Europa».
Una pizza, una birra e una linea invidiabile: quante volte si allena durante la settimana?
«Faccio il possibile tra i vari impegni. Quando Satana mi manda in campo, il primo tempo mi riscalda, nel secondo comincia la partita. Mi tengo in forma anche con il tamburello. Con il San Floriano abbiamo vinto il campionato di serie D».
Oggi la Roma è guidata da José Mourinho.
«Mi pare la prima pietra di un progetto. Un segnale importante. Un grande personaggio. Mi sarebbe piaciuto essere allenato da Mou».