il Fatto Quotidiano, 19 febbraio 2022
Brian O’Doherty, l’uomo che dipinge finestre dove non ci sono
Ci sono persone che riescono a esprimere i mille concetti dell’amore e della guerra con la sola lingua dell’arte. Brian O’Doherty è uno di questi. Pittore e critico d’arte irlandese, oggi ha 93 anni e vive a New York con la moglie Barbara Novak. Ma parte della sua vita l’ha passata nel borgo umbro di Todi, centro di ritrovo di molti artisti internazionali tra cui la scultrice americana Beverly Pepper. In Umbria, al posto della tela, Brian ha usato le pareti di casa per sfogare il proprio talento. Dal 1977, stanza dopo stanza, il piccolo rifugio estivo, aperto al pubblico dal 2019, si è trasformato in un’opera d’arte. Simboli, geometrie scomposte e figure: ogni pennellata è un dialogo silenzioso con lo spettatore.
Ci sono scritte in Ogham, alfabeto di origine celtica che parla attraverso una particolare disposizione di segni dritti o diagonali. Ma soprattutto c’è l’amore che unisce Brian e Barbara. Al terzo piano, la camera da letto ha solo due finestre che danno sulla strada. Eppure il pennello di Brian ne ha create cinque, una per ogni momento della giornata. “Barbara si lamentava sempre di aver comprato una casa che non ha vedute come quelle dal castello di Beverly Pepper, a 360 gradi sul paesaggio” racconta il fotografo italo-americano George Tatge, amico e vicino di casa dei coniugi O’Doherty a Todi. “Per accontentarla ha dipinto una scena sul mare che si apre sopra il letto”. La vita di Brian, però, è legata anche al conflitto nordirlandese. Il 30 gennaio 1972, il Bloody Sunday, fu uno dei giorni più dolorosi per lui. La reazione, anche qui, arrivò con l’arte concettuale. Per 36 anni ha usato lo pseudonimo di Patrick Irland, in segno di protesta. Poi, siglati gli accordi di pace nel 2008, l’artista volle seppellire per sempre quel suo passato, letteralmente. Accanto alla moglie Barbara e ai pochi invitati, tra cui Tatge, depose la propria maschera funeraria dentro la bara e si rivolse al pubblico con poche parole: “Grazie. Grazie per la pace”. Tutto il resto l’ha detto l’arte.