Il Messaggero, 18 febbraio 2022
L’amore tra colleghi
In principio c’era Tinder, l’app nata per favorire gli incontri e far sbocciare l’amore, più spesso usata per le scappatelle e per il sesso nell’era del multitasking. In Giappone si è unito il dovere alla ricerca del benessere. La società nipponica, infatti, è particolarmente abituata alle app di dating, molto usate dai giovani, ma quando ci si avvicina alla soglia dei quaranta, se non si è trovata l’anima gemella, si perde l’abitudine da dito compulsivo. Non a caso il paese dei samurai, sta assistendo ad un calo demografico importante, con i matrimoni in picchiata di oltre il 12% nell’ultimo decennio.
Motivi considerati validi e che hanno spinto un’imprenditrice di Tokyo, China Toyoshima, 36 anni, a sviluppare un’applicazione – già scelta da 800 imprese giapponesi – per stimolare la produttività sul lavoro, aiutando i lavoratori a trovare l’amore e magari la passione non solo per il proprio collega d’ufficio, ma anche per il lavoro che stanno svolgendo. Si chiama Aill Goen, l’app su cui il Giappone punta per spingere in alto il Pil, visto che tra le centinaia di aziende che l’hanno adottata, ci sono banche, compagnie aeree e ferroviarie, di telecomunicazioni e anche un noto giornale. L’idea di Toyoshima, è quella di coniugare il benessere psico-fisico dei dipendenti, specialmente in epoca Covid, dove la distanza sociale e smart working sono ormai la regola, con la produttività.
WELFARE
«I datori di lavoro sono preoccupati per la salute mentale dei propri dipendenti, il più delle volte confinati nelle loro case senza alcuna interazione fisica. Volevo creare una piattaforma che rendesse più facile raggiungere l’equilibrio tra lavoro e vita privata, e che allo stesso tempo favorisse la crescita delle aziende», ha spiegato l’imprenditrice all’agenzia di stampa giapponese Kyodo. La ricetta vincente di Aill Goen, risiede, infatti, nella formula welfare; con poco meno di 50 euro, le aziende la offrono in abbonamento al lavoratore, libero di chattare e cercare l’anima gemella, durante la pausa pranzo o caffè, o magari finito il turno di lavoro.
Se sono numerose le coppie celebri che hanno abbinato con successo amore e lavoro (artisti, imprenditori, scienziati...), in America la faccenda si è complicata, e molto, dopo gli abusi del produttore Weinstein e la nascita del MeToo. E non a caso sono nati i love contract, veri e propri contratti che alcune aziende fanno firmare ai dipendenti con relazioni sentimentali consensuali, per evitare eventuali denunce; contratti che arrivano anche a vietare liaison tra dirigenti e dipendenti subordinati, per ovvie ragioni.
IL SONDAGGIO
Se America e americani sono ossessionati dalla giurisprudenza anche in amore, i nostri cugini francesi, invece, s’innamorano spesso sul posto di lavoro. Almeno 4 su 10 secondo un recente sondaggio condotto da PageGroup e pubblicato nel giorno di San Valentino; salgono al 60% degli intervistati inoltre, i francesi che non hanno problemi a dichiarare di avere una relazione passionale in ufficio, ma che nella maggior parte dei casi si rivela di lunga durata e appena nel 15% dei casi è la storia di una notte. Dunque lavoro e amore sono un binomio difficile da separare ovunque nel mondo, che i giapponesi hanno avuto l’abilità di trasformare in un business tecnologico, votato alla produttività. Flirtare con un collega però non si traduce in automatico in un aumento della produttività, come sottolinea Guido Alessandri, docente di psicologia del lavoro a La Sapienza di Roma: «È sicuramente sano promuovere la vita sociale delle persone, ma la relazione tra benessere personale e prestazione lavorativa è sempre tenue, come sottolineano molti studi scientifici. Di sicuro non va trascurato, però non determina un incremento della produttività, che invece dipende da altri fattori, quali la possibilità di sperimentare competenze diverse, avere una leadership positiva e un ambiente in cui ci sia autonomia nel proprio lavoro. Occorre sempre trovare un equilibrio».