ItaliaOggi, 18 febbraio 2022
Periscopio
Se arriva da me qualcuno con complicanze da piercing o da tatuaggio, che faccio? Lo curo a spese della collettività. È un obbligo di legge. Giampiero Girolomoni, presidente della Società di dermatologia. (Stefano Lorenzetto). L’Arena.
Si dice che i social sono gratuiti, ma lo sono davvero? Gli utenti (cioè tutti noi) non sono i veri clienti dei social; i veri clienti sono invece le aziende che pagano la pubblicità e quelle che pagano per avere i (nostri) dati sulla Rete. Per i social gli utenti-consumatori rappresentano più delle risorse naturali da cui estrarre ricchezza (i dati personali, i comportamenti) che non degli utilizzatori di servizi. Mauro Masi. ItaliaOggi.
«Da sempre in Campania siamo per una linea di maggiore prudenza, visto che siamo la regione con la più alta densità abitativa», ha sottolineato De Luca, governatore della Regione Campania he ha difeso così l’ordinanza che in regione – unica in Italia – mantiene l’obbligo della mascherina all’aperto fino al 28 febbraio. «La norma nazionale prevede che si possa non tenere la mascherina all’aperto salvo non poter garantire la distanza di sicurezza. Ma come si fa all’aperto a misurare gli assembramenti, a mettere e togliere la mascherina in un contesto che specie nelle città, nei centri storici, cambia di metro in metro?». Perciò secondo il governatore campano «è un gesto di responsabilità tenere la mascherina sempre, all’aperto, altre due settimane in modo da far raffreddare ulteriormente la curva del contagio». Cesare Lanza. Alle Cinque della sera.
Di Bicamerali per modificare la Costituzione ne abbiamo già avute tre ed hanno tutte fallito. Per una duplice ragione di fondo. Prima, fatta in Parlamento, la riforma, prima o poi urta contro la maggioranza parlamentare e il suo interesse politico del momento, sì che si blocca. Seconda: una riforma in una bicamera parlamentare finisce con l’urtare anche contro il governo in carica, e di nuovo si paralizza. È accaduto anche con l’ultima bicamerale. La mia proposta è diversa. Settantacinque membri eletti in un’Assemblea costituente, non parlamentari, con un tempo di dodici mesi e infine un referendum confermativo del testo. Marcello Pera, ex presidente del Senato. (Fausto Carioti). Libero.
Per quanto riguarda la disponibilità di posti pregiati a scuola, la frattura è fra i fortunati nati prima del 1964-65 e quelli nati dopo. Se invece ci riferiamo alla capacità della scuola di contrastare la diseguaglianza dei punti di partenza, mancano i dati necessari per dare una risposta solida. A occhio e croce direi che l’impulso più formidabile all’amplificazione delle diseguaglianze si sia prodotto verso la fine degli anni ’90. Ciò è dovuto a una ragione banale: l’uscita di scena (per pensionamento), di una generazione di insegnanti che, proprio perché si era formata in una scuola con standard elevati, era ancora in grado di trasmettere conoscenza in modo efficace. Un’altra ragione è l’ingresso massiccio delle famiglie nella gestione delle scuole, per lo più sotto forma di sindacalisti dei figli. Un’altra ancora è stata l’invasione, specie negli ultimi 15 anni, del tempo dei ragazzi da parte della vita virtuale su internet. Luca Ricolfi, autore de: “Il danno scolastico”, la Nave di Teseo (Alessandra Ricciardi). ItaliaOggi.
Il 2021 è stato un annus horribilis per i partiti politici italiani. Il voto peggiore spetta a Italia Viva di Renzi, un 4. Non ha un suo senso, ha solo un leader abile stratega, Renzi, ma non è un partito. Fa peggio dei 5 stelle che merita un 5. È stata l’apoteosi di un comportamento perennemente ondivago e incerto, come è oggi il problematico futuro del Movimento. Al Pd do un 6,5: sempre affidabile, un po’ come l’usato sicuro, ma senza grandi slanci né proposte lungimiranti. Non si capisce quale sia la sua visione di società neppure nel medio periodo. La leadership di Enrico Letta non ha cambiato le cose, Letta, più che un leader è un segretario di ordinaria amministrazione. A Fratelli d’Italia spetta il voto più alto: 7,5. Questi partito esce come il vero trionfatore del 2021, triplicando il suo elettorato. Paolo Natale, politologo dell’Università di Milano e consulente Ipsos (Alessandra Ricciardi). ItaliaOggi.
Amo essere una donna. E voglio correre il rischio di venire insultata dai neomoralisti del politicamente corretto. Gli attivisti transgender non mi fanno paura. Nemmeno se mi danno della Terf, cioè della «femminista radicale trans-escludente». Non escludo nessuno. In linea teorica non sono nemmeno femminista. «C’è un femminismo estremista che non amo» scriveva Marguerite Yourcenar «soprattutto per due suoi aspetti. Il primo: l’ostilità verso l’uomo. Il secondo: il fatto che sia considerato un progresso mettersi nella stessa condizione del manager, del finanziere, del politico senza vedere il lato assurdo e anche inutile di queste attività». Non avrebbe potuto dirlo meglio. Viviana Ponchia. QN.
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Nel 1992 Maria Jepsen divenne la prima donna vescovo al mondo, ad Amburgo. Nel 1999, Margot Käßmann divenne a 41 anni vescovo a Hannover, e dieci anni dopo presidente della Chiesa luterana in Germania. Come dire la Papessa, ma è una forzatura, che irrita giustamente i protestanti. Il presidente è eletto dai vescovi, e la carica è a tempo. Quando divenne Papa, mi scuso per la forzatura, la Käßmann era divorziata (da due anni) e aveva quattro figlie. Rimase in carica un anno. Il 20 febbraio del 2010, alle 23, fu sorpresa al volante ad Hannover, con un tasso di alcol di 1,54, il triplo del consentito. La comunità la perdonò, e anche i vescovi, capita a tutti, ma lei si dimise: «Non posso predicare bene, e comportarmi male». Nel giugno del 2018 è andata in pensione. Roberto Giardina, ItaliaOggi.
«Papà fu assunto in ditta. Se ci ripenso ora, mio padre era un po’ un’anticipazione di Fantozzi. Sempre ligio ai superiori, sempre prono ai potenti, andava in chiesa, alla messa delle 11.00, solo perché così lo vedeva il suo superiore. Non so cosa votasse, mio padre, era ovviamente contrario agli scioperi e andava al lavoro alle 5.00 per evitare i picchetti». C’è l’arrivo della lavatrice («I primi lavaggi li fece mio padre che all’inizio trascorreva tutto il tempo del lavaggio in bagno, a controllare come procedesse il bucato), il giubbox, la Fiat 600 in cui stipare tutta la famiglia e i bagagli e affrontare l’attraversamento della penisola con i finestrini aperti. Cristina Taglietti. Lettura.
Se tradisco ma moglie a sua insaputa, sarà, comunque, la prima a saperlo. Roberto Gervaso.