il Fatto Quotidiano, 17 febbraio 2022
I diritti violati degli under 12 e le colpe che ricadono sui genitori
Chi deve spedire una lettera, in genere, va alla Posta. Se si rompe una gamba va in ospedale. E se ritiene che suo figlio stia subendo gravi discriminazioni, cosa fa? In Italia esiste un’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, che ha come funzione proprio quella di “tutelare e promuovere i diritti delle persone di minore età”. Sembra insomma il posto giusto per chi – ad esempio – ha minori non vaccinati (non chi scrive, precisazione noiosa ma in questi tempi necessaria). I quali, a causa del green pass più punitivo d’Europa rispetto proprio ai ragazzini, non possono, dai 12 anni, andare in biblioteca, dal parrucchiere, al cinema, in pizzeria, al bar, in libreria, nei musei e teatri, in nessun negozio che non sia alimentari, in gelateria. Non possono fare sport, prendere mezzi pubblici, fare corsi, andare dai servizi sociali e se in classe ci sono positivi restano a casa anche se sani e negativi, a differenza dei vaccinati. Non dovrebbe essere difficile capire perché l’Autorità Garante attuale, la magistrata Carla Garlatti, abbia ricevuto lettere da genitori che domandavano che chiedesse conto al governo di queste discriminazioni. E invece cosa accade? La Garante, in un comunicato, risponde dicendo che “l’esclusione è l’inevitabile effetto di una scelta operata dagli stessi genitori” e che non è suo compito esprimersi “su scelte di carattere sanitario attinenti alla salute pubblica”, fatte dal Cts. Tradotto in soldoni: “Non mi immischio in politica”. Ma se domani certi esperti e quella politica decidessero (è un paradosso) che possono uscire di casa solo i bambini coi capelli rossi?
Insomma: sicuri che prima dei genitori che non vaccinano i propri figli (non essendo neanche obbligatorio) non ci siano i diritti violati? E se pure si volessero proteggere i minori da quei genitori, che non cambieranno idea, non sarebbe meglio cambiare norme francamente persecutorie, che rischiano di aumentare dispersione e depressione, proprio i temi di cui l’Autorità si occupa poi in astratti convegni?