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 2022  febbraio 17 Giovedì calendario

La mano di Calderoli dietro ai referendum

Davanti alla Corte costituzionale Matteo Salvini celebra la vittoria della Lega. Se finalmente il leader della Lega ha trascorso un giorno di euforia gran parte del merito va a Roberto Calderoli che quei quesiti li ha scritti, evitando le trappole formali sempre dietro l’angolo.
Senatore, è una vittoria della Lega?
«È una vittoria della Lega e dei radicali nel primo pezzo del percorso. Da adesso non c’è più un’appartenenza politica, appartiene al popolo».
Lo dice perché temete di intestarvi dei referendum che rischiano di non raggiungere il quorum?
«Respingo la malizia. Sono convinto che i cittadini che hanno avuto a che fare con la giustizia si esprimeranno».
Il 5-1 è un trionfo?
«Sì. Mi sarei accontentato di vederne approvati quattro».
Eppure il quesito mancante, quello sulla responsabilità civile dei magistrati, non è banale, visto che la vostra campagna di raccolta delle firme aveva come slogan "Chi sbaglia paga. Ha sentito le spiegazioni di Amato?
«Sì, ma non le condivido, un quesito che è stato accettato nel 1987 e viene considerato non ammissibile nel 2022, strano».
Come se lo spiega?
«È il quesito che dava più fastidio. Vorrà dire che il "chi sbaglia paga", diventerà il "chi sbaglia non paga". Lo utilizzerò durante la campagna referendaria».
Come la utilizzerà?
«Dirò che per sentenza è stato stabilito che chi sbaglia non paga».
La conferenza stampa di Amato è stata molto irrituale, le è piaciuta?
«È un presidente che viene dalla politica, e si vede».
Lo dice in senso negativo?
«No, positivo. Credo che a differenza del passato tutti abbiano capito cosa volesse dire il presidente della Consulta. Io posso non essere d’accordo sulle motivazioni della bocciatura del sulla responsabilità, però l’argomento lo capisco».
Il quorum è uno scoglio che la preoccupa?
«Se il referendum viene fissato in un momento ragionevole dell’anno e non in una data ad hoc per non mandare la gente a votare, gli elettori parteciperanno».
Chiedete un accorpamento con le elezioni comunali?
«Io nel 2011 ho fatto l’election day. Ma so che la prassi, per non incidere sul quorum, prevede di trovare date diverse. A noi va bene votare senza l’accorpamento, basta che sia prima delle comunali, perché a luglio c’è il rinnovo del Csm».
Sarebbe stato utile, ai fini della partecipazione che ci fossero stati i tre referendum bocciati?
«Sì, ma gli italiani sono sensibili ai temi della giustizia».
Ha capito perché sono stati respinti i quesiti dei radicali?
«Nella vita ho preso molte musate contro i muri della Cassazione e della Consulta. Da lì ho imparato come si presentano i quesiti per non farseli bocciare, per dei tecnicismi. Le obiezioni di Amato indicano che c’è stato qualche problema, io li avrei scritti in maniera diversa e poi avrei votato No».
La campagna referendaria può indebolire il governo?
«Il governo non c’entra niente, i referendum passano la palla agli elettori».
Giorgia Meloni vuole votare No ai due quesiti.
«Faccia pure. Ora contano i cittadini».
La Lega sarà protagonista della campagna referendaria, o si tira indietro?
«Saremo in prima linea, ma come gli altri».
C’è il rischio di personalizzare il referendum su Salvini?
«La questione non è Salvini, ma il 42% dei detenuti in attesa di giudizio».
Il centrodestra può ritrovare l’unità sulla giustizia?
«I referendum intervengono su temi che il centrodestra non ha risolto per trent’anni. Su questo siamo uniti».
Non si rischia di spaccare il Paese ancora una volta?
«Al contrario: il referendum mette fine a uno scontro che dura da trent’anni».
La Lega è nata con le battaglie di Tangentopoli contro i partiti. Trent’anni dopo, siete sotto la Consulta in nome del garantismo, siete cambiati?
«Parlo di me stesso: passare dal giustizialismo, alla giustizia giusta è stata una grande evoluzione. Mia e della Lega».