la Repubblica, 17 febbraio 2022
A Harvard e Yale si insegna la felicità
Il mondo non ha solo fame di felicità, ma anche di scienza della felicità: spopolano infatti, nelle università sulle sponde opposte dell’Atlantico, i corsi universitari di psicologia positiva. Che sono diventati un fenomeno popolare – tramite corsi online gratuiti – proprio grazie a università celebri per fare dell’esclusività un vanto, come quelle dell’Ivy League. Il corso fondato dalla psicologa Laurie Santos a Yale, per esempio, conta oggi 3,8 milioni di iscritti in tutto il mondo, è il corso più seguito nei 319 anni di storia dell’Università, e il relativo podcast, “ Happiness Lab”, ha 65 milioni di download. Il corso “ Leadership and Happiness” dell’Università di Harvard esaurisce regolarmente i 180 posti disponibili, ma offre lezioni virtuali agli esclusi. Alla Stanford University un corso di intelligenza emotiva, parimenti incentrato sulla psicologia positiva, viene seguito dal 95% degli studenti del master in business administration, anche se è solo opzionale. Il segreto di questi corsi? È facile mettere in pratica ciò che si apprende, e migliorare la propria vita. Lo suggerisce, ad esempio, uno studio inglese appena pubblicato su Plos One.
«Teniamo da due anni un corso di psicologia positiva modellato su quello realizzato a Yale, sia in presenza che online, e i nostri studenti registrano il loro livello di benessere mentale in vari momenti dell’anno. Questo ci ha dato modo di valutarne l’impatto durante i mesi di lockdown», spiega Bruce Hood, docente di psicologia cognitiva all’Università di Bristol. «Quello che abbiamo trovato è che durante la pandemia il corso online ha un effetto protettivo sull’umore: chi lo frequenta non soffre dell’aumento di ansia e depressione riscontrato negli altri studenti ». La filosofia ispiratrice di pressoché tutti i corsi di scienza della felicità è lo stoicismo: «Non possiamo cambiare i nostri geni. Non possiamo cambiare più di tanto gli eventi della vita, anche perché molti di questi sono impredicibili: ciò che possiamo cambiare, però, è il modo in cui rispondiamo a ciò che accade», spiega Hood. «Ma in questi corsi insegniamo anche molto altro: è una combinazione di psicologia positiva (in particolare gli studi di Martin Seligman, Ed Diener, Daniel Gilbert), neuroscienze, economia e filosofia». Con “compiti a casa”, come compiere atti di gentilezza quotidiana, dedicare parte del tempo agli altri, scrivere le cose che ci hanno fatto piacere prima di dimenticarle, e così via. «E discussioni di gruppo, settimanali, tra studenti», dice Hood. «È molto importante lo stimolo ad agire che si riceve dai propri pari, perché per essere più felici non basta leggere un libro, non basta guardare le conferenze TED su You-Tube, ma bisogna attivarsi e mettere in pratica ciò che si impara». Il fenomeno è in espansione: da Bristol, Bruce Hood esporterà entro il 2022 il suo corso anche alle università di Cardiff, di Manchester e di Newcastle. Se il corso inglese è aperto anche a chi non ha rudimenti di psicologia, più specialistico – e quindi più utile per il curriculum – è l’approccio tenuto a Harvard per “ Leadership and happiness”. Un corso per futuri manager che tiene conto sia delle dimensioni professionali che di quelle umane: tra gli insegnamenti tenuti dal sociologo Arthur Brooks, insieme alle strategie per disseminare felicità tra i collaboratori, ci sono anche quelle per l’equilibro tra lavoro e vita privata, e per valorizzare le amicizie e le relazioni sociali. Conoscenze che rendono appetibili in un mercato del lavoro dove le aziende, per effetto della pandemia e del telelavoro, risentono della mancanza di motivazione dei dipendenti e del conseguente alto turnover. Ansia pandemica e disoccupazione, state in guardia: una risata vi seppellirà.