Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2022  febbraio 16 Mercoledì calendario

Intervista a Nicola Zingaretti

Con il Super green pass obbligatorio da ieri per tutti gli ultra 50enni, si chiude, si spera, la fase delle strette anti covid. Il Lazio ha rappresentato un modello di eccellenza ma molti, in questi due anni di pandemia, hanno avuto difficoltà a dialogare con il proprio medico di base. La debolezza della sanità territoriale è emersa pesantemente. Il sistema è destinato a cambiare presidente Zingaretti?
«Tutto. Cambierà tutto», annuncia il presidente del Lazio a Controcampo, sul Messaggero tv. «Abbiamo preso sette anni fa la sanità regionale dall’abisso del commissariamento, per dieci anni abbiamo avuto gli investimenti bloccati, bloccate le assunzioni, e un piano draconiano di chiusura di strutture. Ora bisogna fare un altro salto».
Una nuova sanità di territorio?
«Esattamente. Nel Pnrr abbiamo già programmato, e sono finanziate, nuove strutture territoriali per cui a Roma ci saranno 60 Case di comunità, e altre 56 nella Città metropolitana: ovvero presìdi con ambulatori per prestazioni di prima necessità, dalle analisi agli psicologi. E 10 nuovi Ospedali di comunità, più altri 16 nella Città metropolitana, cioè luoghi nei quali si possono ricoverare i malati cronici, alleggerendo gli ospedali da tutta una serie di patologie. Faremo inoltre numerosi hub per la sanità digitale
: in questa, che è stata la più grande pandemia del dopoguerra, la stragrande maggioranza dei malati è stata curata a casa. Già oggi, in alcuni quartieri, le Asl stanno sperimentando ad esempio la riabilitazione da casa con il sistema digitale. È la nuova frontiera».
E che fine faranno i medici di medicina generale?
«Dovranno rimanere protagonisti, però va realizzato un sistema per cui in ospedale ci si va solo se c’è un problema serio e non perché è l’unico riferimento per curarsi. In questo davvero abbiamo capito la lezione del dopo covid: mai più un territorio desertificato».
Dai nostri lettori sono arrivate molte domande per lei. Tra queste: quando arriverà la possibilità di vaccinarsi con Novavax, il vaccino che usa una formula diversa da quella Rna messaggero?
«Noi siamo pronti. È annunciato per marzo, mi auguro che arrivi. Appena ci verrà dato, partiremo».
Voltiamo pagina e veniamo alla politica. Parliamo di alleanze e coalizioni. La crisi M5S costringerà il Pd a rivedere i confini del suo campo largo? Renzi e il centro diventano nuovi interlocutori?
«La Regione Lazio è governata da un campo largo che vede protagonisti Calenda, Renzi, i 5Stelle, il Pd. Ma siamo uniti sulle cose da fare. Provo a capovolgere questo schema: se c’è il sistema maggioritario, è fin troppo banale che abbiamo bisogno di un’alleanza, la più larga possibile. Quello che ora dobbiamo fare è capire qual è la nostra visione del futuro dell’Italia, quali sono le opzioni di una possibile coalizione e intorno a questa costruire aggregazioni. Finché c’è un sistema maggioritario, non costruire un’alleanza significa non avere una proposta di governo, è un imbroglio perché si presuppone che il giorno dopo ognuno fa come gli pare».
Se la legge elettorale cambiasse, però...
«E io penso proprio che andrebbe cambiata. In Italia abbiamo avuto in 4 anni 3 governi, per tanti motivi ma anche perché c’è una pessima legge elettorale. Se cambia, è chiaro che cambieranno gli scenari. Ma di questo per fortuna se ne occupa Enrico Letta, che si sta dimostrando un ottimo segretario che alla fine porta sempre a dama il risultato».
Nel 2023 si voterà anche nel Lazio. Chi vede per il dopo Zingaretti alla Regione? I nomi che si fanno nel centrosinistra, come sa bene, sono quelli dell’assessore alla Sanità D’Amato e di Enrico Gasbarra. Lei su chi punterebbe?
«Noi innanzitutto dobbiamo governare bene perché manca un anno e mezzo a questa scadenza. Poi, se mi chiede chi sarà il candidato dopo di me le rispondo: ci sono le primarie. Dopo un decennio che è stato un decennio di riscossa, ora su una scelta così importante costruiamo un campo largo, il più largo possibile, sia nella rappresentanza dei partiti che delle forze sociali, e poi si decidano insieme programma e persone con un grande bagno popolare. La nostra comunità da noi adesso si aspetta questo».
E cosa farà da grande Nicola Zingaretti? Si dice che potrebbe traslocare a Strasburgo, è vero?
«Io non sopporto i politici che quando prendono un incarico pensano subito a cosa faranno dopo. Uno deve innanzitutto fare bene quello che fa. Finito quello, poi vedremo. Intanto sono contento che nella nostra Regione stiamo vivendo una fase di rilancio importante. Presenteremo a maggio la nuova programmazione europea: vecchia programmazione due miliardi e 700 milioni; dal momento che li abbiamo spesi bene, arriveremo a quattro miliardi e 400 milioni. Ecco, intanto facciamo bene questo. Quello che farà dopo Nicola, non è un problema mi creda».
Un tema che per Roma è cronico è quello dei rifiuti ma ora è particolarmente attuale dal momento che anche per le vicende internazionali c’è una grave carenza di energia e un termovalorizzatore farebbe un gran comodo al Lazio e forse al Paese. Invece Roma sta ancora discutendo di dove mettere i famosi biodigestori, cioè la nuova discarica, con i territori che si oppongono. Come se ne esce?
«Approfitto per fare i complimenti all’assessora Alfonsi e al sindaco perché in realtà in 60 giorni abbiamo visto a Roma un radicale cambiamento. Innanzitutto sull’emergenza: ci sono ancora cose da fare, ma è palese che si è aggredita la vergogna dei cassonetti straripanti di immondizia. Al tempo stesso, mi riferisco ai biodigestori, sta andando avanti un piano strategico per dotare Roma di un’impiantistica moderna che permetta alla città di trasformare i rifiuti da problema in una risorsa. Si è rimessa in moto la macchina, compreso un sito di servizio: quando si dice discarica si pensa a qualcosa come fu Malagrotta, diventata esempio di un qualcosa che nessuno vorrebbe vicino a casa propria. Ma oggi si parla di materiali trattati, inodore, senza, per capirci quei gabbiani che a un certo punto sono diventati un simbolo in negativo della città».
Quali tempi prevede per l’avvio di questa macchina virtuosa?
«Già si è iniziato: i biodigestori sono scelte compiute, Ama sta facendo il piano strategico e il sindaco ha indicato come obiettivo anche l’individuazione del sito».
Lei prima citava i fondi europei. Sappiamo che ne devono arrivare tanti anche al Lazio, avete calcolato la somma che possiamo aspettarci?
«Abbiamo valutato che tra fondi Ue, Pnrr e altre risorse della vecchia programmazione, nei prossimi anni avremo circa dieci miliardi e mezzo di euro. E sono molto orgoglioso che siamo l’unica Regione italiana ad aver sottoscritto con la Direzione investigativa antimafia e con la Procura antimafia un protocollo, per cui tutti gli appalti della Regione Lazio che si faranno su queste risorse in automatico verranno inviati anche all’Antimafia. Le procedure marceranno, ma intanto l’Antimafia le inserirà in una banca dati per capire se ci sono anomalie. Gli imprenditori onesti non hanno nulla da temere, i mafiosi molto».
La Banca d’Italia, come ha annunciato proprio tramite il nostro giornale, ha acceso un faro proprio sull’utilizzo dei fondi Pnrr temendo le possibili frodi.
«Se non vogliamo essere ingenui, sicuramente ci sarà un attacco della malavita ai fondi europei. Per questo abbiamo fatto il protocollo con l’Antimafia».
Molte delle domande che sono arrivate dai nostri lettori riguardano la Pontina. C’è una grande massa di romani che la percorre abitualmente per raggiungere il litorale sud, e tocca con mano l’inadeguatezza di larghi tratti di questa strada. Ma il tema è anche più ampio e riguarda i collegamenti con gli altri Comuni del Lazio e tra Roma e il resto del centro Italia. Che cosa si può fare?
«Per la Pontina confidiamo entro il 3 agosto di concludere la fase degli espropri e quindi permettere all’Anas di avviare le procedure per le gare e realizzare quella che sarà di fatto un’autostrada su un nuovo tracciato. Ma sta avvenendo qualcosa di più importante, quello che io chiamo il rettangolo stradale del Lazio: nella parte interna abbiamo l’autostrada; a Nord la Orte-Civitavecchia oramai tutta finanziata, che porta verso il mare e si collega con l’autostrada che arriva da Livorno e poi va fino a Roma e da qui a Latina; e alla base di questo rettangolo c’è la Cisterna-Valmontone, anch’essa tutta finanziata. Abbiamo disegnato un’infastruttura moderna, su strada, insieme a un potente investimento nelle ferrovie di circa 14 miliardi. Oggi il Lazio ha le flotte di treni per i pendolari più moderne tra tutte le Regioni italiane».
Altre domande dei lettori riguardano la Roma-Lido. E ci si chiede essenzialmente una sola cosa: quando diventerà una linea davvero veloce e degna di una grande capitale?
«Abbiamo già comprato i treni nuovi, li stanno costruendo: arrivano. Si stanno anche ristrutturando quelli vecchi non solo nella parte meccanica ma perché siano finalmente accoglienti. Rifaremo tutte le stazioni con cantieri aperti, fino all’obiettivo – ci vorrà un anno, un anno e mezzo – di avere una corsa ogni sei minuti. Ma non è un caso che fosse l’unica linea non gestita da noi, l’abbiamo presa in gestione per farla svoltare».
Parliamo di Roma. Confcommercio ha documentato come la Capitale di giorno sia popolata da almeno 4milioni 800mila persone tra residenti, pendolari, turisti. Si pone un problema di poteri e fondi per la città, che dovrebbero passare dal governatore al sindaco. Lei condivide questa impostazione?
«Sì. Con il sindaco c’è già un lavoro comune e nelle prossime settimane la Regione presenterà una legge regionale di devoluzione di poteri a Roma. Ad esempio sull’urbanistica, i regolamenti del commercio, il Tevere».
La sanità?
«No perché qui serve la rete regionale per produrre un buon risultato, l’abbiamo visto con il covid».
Per concludere le giriamo ancora la domanda di un nostro lettore. Zingaretti e Gualtieri fanno squadra nell’affrontare le diverse problematiche riguardanti la città, si confrontano, si incontrano?
«Sì, continuamente! Non è una notizia però, ci conosciamo da quando eravamo ragazzi e quindi c’è un rapporto profondo, e c’è un’ottima collaborazione tra gli uffici. E i risultati si stanno già vedendo».