Il Messaggero, 16 febbraio 2022
I danni della propaganda
«Una risata vi seppellirà». L’enigmatico ed efficacissimo slogan del 68 potrebbe essere il più adatto ad accompagnare la deriva di questa surreale crisi russo-ucraina, ingigantita dagli Stati Uniti e presa terribilmente sul serio dagli europei, nonostante le sue conseguenze non proprio leggere sull’economia e la vita delle persone. Succede infatti che nel giorno della preannunciata (dalla CIA) invasione russa dell’Ucraina, Vladimir Putin e il presidente Zelensky si ritrovino sulla stessa lunghezza d’onda di quando Mosca e Kiev facevano parte dell’Unione delle Repubbliche sovietiche: l’ironia che diventa l’arma definitiva, sfoderata da entrambi per silenziare i tamburi di guerra. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, racconta con un sorriso che «a volte il presidente Putin scherza e ci chiede di controllare se gli americani hanno pubblicato l’ora esatta in cui comincerà la guerra. Per noi è impossibile capire la follia di questa informazione maniacale». E da Kiev sembra fargli eco il presidente ucraino Zelensky, che dismette le vesti ufficiali e si cala in quelle del fondatore della Lega giovanile della Risata, quando interpretava il Presidente dell’Ucraina che sarebbe davvero diventato. «La Russia sta pianificando l’invasione per il 16 febbraio, ci è stato detto che quello è il giorno dell’attacco», declama ai giornalisti da ex comico, impersonando se stesso con evidente sarcasmo. Maria Zacharova, portavoce del ministro degli Esteri russo, si allinea pure lei alla consegna dell’ironia e proclama che il 15 febbraio, ieri, «passerà alla storia come il giorno del fallimento della propaganda occidentale... Umiliati e distrutti senza sparare un colpo».
LE COINCIDENZE
È guerra, ma di nervi e bufale. I russi cantano vittoria nel braccio di ferro a chi disinforma di più. «Quello che fa Biden somiglia a una contro-narrativa in risposta alla guerra di propaganda dei russi ai tempi di Trump», chiosa Marco Lombardi, direttore della Scuola di giornalismo dell’Università Cattolica di Milano, esperto di guerra ibrida e terrorismo, quasi spiazzato da Casa Bianca, Pentagono e CIA che da giorni parlano di oltre 130mila soldati russi ammassati ai confini con l’Ucraina, immagini satellitari di colonne di tank in movimento, medici e attrezzature che affluiscono agli ospedali da campo, senza dimenticare le terribilmente evocative sacche di sangue per le trasfusioni. Ed ecco le speculazioni sulla coincidenza dell’attacco alla Crimea con le Olimpiadi invernali di Sochi nel 2014, o alla Georgia durante i Giochi di Pechino nel 2008. Né poteva mancare l’anticipazione di un video montato ad arte, a tavolino, per creare il pretesto dell’invasione, con tanto di attori e cadaveri finti. Tutto falso? «Quale attacco all’Ucraina? Semplici esercitazioni pianificate da tempo», ribattono i russi. Ma intanto si muove la diplomazia, i leader della UE volano a Kiev e Mosca per scongiurare «la terza guerra mondiale». La domanda «da fare a Biden dice Lombardi ormai è una sola: a che ora attaccheranno i russi?».
GLI EFFETTI
Rientra tutto nella logica della propaganda ideata nelle cancellerie, ma è comunque una escalation drammatica: i risultati sono infatti gli stessi di una guerra da stivali sul terreno, per i disastri economici e il disfacimento del sistema di relazioni fra gli Stati e i Paesi. Un po’ come esser tornati «all’idea della bomba al neutrone, che eliminava le organizzazioni biologiche preservando il resto, mentre in questo caso sopravvivono gli esseri viventi e sparisce il contorno, perché in fondo la guerra non mira a uccidere ma ad appropriarsi dei beni economici e dei vantaggi relazionali del nemico».
BUGIE E IRONIA
In questa guerra di propaganda attorno all’Ucraina il pivot, per una volta, non è Putin ma Biden. E Mosca non può che ribattere annunciando il ritiro di forze impiegate in realtà, o forse, per normali esercitazioni. In fondo, l’ironia è anche un modo per «non perdere la faccia», che è uno dei risultati più importanti in grado di evitare che il conflitto degeneri. La morale è che gli americani, conclude Lombardi, fanno propaganda esattamente come i russi e i cinesi. «È solo un nostro pregiudizio ritenere che le fake siano un’arma esclusiva di Mosca. Ovvio che tutti adesso diranno di aver vinto». I russi avranno smascherato le bugie dell’Occidente. Gli americani avranno impedito la guerra grazie all’anticipazione dell’invasione. Gli unici a perdere saranno, oltre agli ucraini, gli europei che avranno, come al solito, dato prova delle loro divisioni interne. E di una preoccupante mancanza d’ironia.