Avvenire, 16 febbraio 2022
L’alcol fa venire il cancro, come le sigarette
Bruxelles
Attenti all’alcol, è cancerogeno, servirà un’etichetta anche sulle bottiglie di vino o liquori come già avviene sui pacchetti di sigarette. Soprattutto in Italia infuria la polemica per un paragrafo di una risoluzione del Parlamento Europeo altrimenti consensuale sulla strategia per lottare contro il cancro. Risoluzione (che in quanto tale non ha valore cogente) preparata dall’eurodeputata francese macroniana Véronique Trillet-Lenoir, e in cui si avverte che «l’Europa, con il 10% della popolazione mondiale, ha un quarto di tutti i casi globali» di tumori in genere, 1,3 milioni di morti l’anno, di cui 6.000 bambini e giovani.
Il testo complessivo va stasera al voto a Strasburgo, anche se l’approvazione salvo sorprese viene data per scontata. Ieri sera c’è stato intanto il voto di alcuni emendamenti preparati da eurodeputati italiani di vari schieramenti e sostenuti in totale da circa 150 eurodeputati di diverse nazionalità e gruppi, per limarne la portata. I risultati si conosceranno solo questa mattina ma secondo fonti parlamentare gli emendamenti avevano buone chance di passare. «L’Iarc (l’agenzia inter- nazionale per la ricerca sul cancro ndr) – recita la risoluzione – ha classificato l’etanolo e l’acetaldeide da metabolismo dell’etanolo contenuti nelle bevande alcoliche come cancerogeni», e «in Europa circa il 10% di tutti i casi di cancro negli uomini e il 3% di tutti i casi di cancro nelle donne sono riconducibili al consumo di alcol».
L’obiettivo è ora rivedere una vecchia normativa Ue del 2011 sugli obblighi di etichette alimentari, che al momento esclude le bevande con oltre 1,2% di alcol (l’obbligo riguarda solo l’indicazione della gradazione). «La Commissione Europea non ha trovato obiettive ragioni che giustifichino» questa eccezione, si legge in un rapporto dell’esecutivo Ue del 2017. In una comunicazione del 3 febbraio 2021 sulla lotta al cancro, la Commissione
ha indicato l’obiettivo di ridurre di «almeno il 10%» il consumo «dannoso» di alcol entro il 2025. La risoluzione chiede ora di meglio informare i consumatori «migliorando l’etichettatura delle bevande alcoliche con l’inclusione di avvertenze per la salute e introducendo l’indicazione obbligatoria degli ingredienti e delle informazioni nutrizionali». La protesta in Italia è stata forte e bipartisan, il timore è una penalizzazione soprattutto del vino. Il testo, ha tuonato Coldiretti, «mette in pericolo un settore strategico del Made in Italy agroalimentare con 12 miliardi di euro di fatturato» e 1,3 milioni di addetti. Soprattutto viene contestato che non via sia distinzione tra il consumo moderato e quello smodato. Certo, si tratta solo di una risoluzione, ma, ha avvertito Brando Benifei (Pd), «l’indicazione comunque va a dare un indirizzo alla Commissione che poi a un certo punto interverrà in senso legislativo», e questo, dice Raffaele Fitto (FdI), all’insegna di una «visione esasperata».
Gli emendamenti votati ieri puntano a smorzare il testo, limitando i possibili danni per il comparto. Così si modifica il testo da «il consumo di alcol è un fattore di rischio» a «il consumo nocivo di alcol è un fattore di rischio». Sul fronte delle etichette, anziché «l’inclusione di avvertenze sulla salute», compare «inclusione di informazioni su un consumo moderato e responsabile di alcol». Infine, anziché affermare, come nel testo originale, che secondo l’Oms «non esiste un livello sicuro di consumo» sul fronte dei tumori, si scrive solo che «il livello più sicuro è non berne affatto». La Commissione intanto cerca di rassicurare. «Non c’è alcuna intenzione di prendere di mira una cultura gastronomica – ha dichiarato la commissaria alla Salute Stella Kyriakides – il nostro lavoro sarà basato su dati scientifici». Rimane, però, che «l’Europa ha il livello più elevato di consumo di alcol al mondo».